John Kocinski
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John Kocinski (1968 – vivente), pilota motociclistico statunitense.
Da SLICK nº 4, dicembre 2019 – gennaio 2020; citato in slick-magazine.com.
- Non mi sono mai sentito abbastanza bravo, a volte fatico a credere di aver fatto quello che ho fatto.
- Mio padre mi ha coinvolto in questo sport, trasferendomi la sua passione [...]. Quasi ogni due weekend eravamo nel nostro furgone e andavamo a correre da qualche parte. [...] era disposto a sostenermi a dispetto di ogni sacrificio. Il gioco piano piano è diventato una cosa sempre più seria. Uno dei grandi ostacoli, per me, quando ero giovane, fu l'area in cui ero nato e cresciuto: l'Arkansas non è un luogo che si può definire una culla del Motociclismo. Quindi io e mio padre abbiamo passato molto tempo in viaggio, per correre, e non abbiamo ricevuto alcun aiuto dall'esterno. Più crescevo e più tutta questa situazione mi sembrava frustrante, in quanto molti ragazzi contro cui correvo mi sembrava che avessero molti soldi a disposizione, oppure che avessero genitori che potevano stare fuori di casa anche una settimana per andare ad allenarsi o correre. La maggior parte delle gare che frequentavo, erano eventi da sabato sera: perché la domenica dovevamo tornare a casa in modo che mio padre potesse tornare al lavoro lunedì.
- Mio padre mi disse che mi avrebbe aiutato fino all'età di 18 anni. Se a quel punto non avessi trovato una sistemazione in un team, me la sarei dovuta cavare da solo. E il problema era sempre quello: venivamo dalla provincia, nessuno sapeva chi fossimo. Vivevamo in un nostro mondo, molto remoto. [...] Entrai in contatto con un proprietario di una squadra, e mi disse che aveva comprato una Yamaha TZ250 a Los Angeles. Con quella moto vinsi una gara di Endurance e poi presi l'aereo e tornai a casa, in Arkansas. [...] Ho iniziato a sistemarmi quella moto, facendo praticamente tutto da solo. Me la sono adattata. L'ho curata con passione. E ho iniziato a correre davvero.
- Sono andato alla prima gara del National, a Mid-Ohio, e ho chiuso al quarto posto. [...] Mi era sembrata un'impresa eroica, considerando che ero un assoluto privato, nel senso più puro del termine. Quella non era un'epoca qualsiasi, era il periodo in cui in gara c'erano personaggi come Wayne Rainey e Randy Renfrow. Non erano garette amatoriali. In quella stagione ho corso solo due o tre gare del National, perché era tutto quello che potevamo permetterci di fare. Non avevo nemmeno il budget per poter comprare un abbigliamento tecnico coordinato: andavo a correre con una tuta rossa, stivali blu, casco argento... perché prendevo quello che trovavo. Ero così brutto da guardare, che nessuno perdeva tempo a guardarmi. Poi un giorno Wayne Rainey disse: "Non so chi sia questo ragazzo, ma sta iniziando a fare delle cose interessanti...".
Citazioni su John Kocinski
[modifica]- Aveva delle palesi stranezze caratteriali, fu licenziato a metà stagione dalla Suzuki nel '93 dopo aver rotto apposta un motore per stizza, era terrorizzato dalla polvere e dal fumo delle sigarette, guai a sfiorarlo anche soltanto per sbaglio. Rainey raccontava che nel motorhome di John, parcheggiato nel paddock vicino al suo, non era raro sentir ronzare l'aspirapolvere alle tre o alle quattro del mattino. Maniaco della pulizia, Kocinski lasciava fuori dal suo supercamper le valigie che avevano viaggiato nella stiva dell'aereo, perché potevano essere contaminate... (Nico Cereghini)
- Benché abbia dovuto confrontarsi con i giganti degli anni Novanta, soprattutto con i suoi connazionali e con gli australiani, nel motociclismo ha lasciato un segno profondo. Sulla moto era un gatto [...]. Giù dalla moto però era difficile da gestire. (Nico Cereghini)
- È stato un pilota brillante, ma ha trattato tutti gli altri esseri umani come merda. (Niall Mackenzie)
- Spero per lui che riesca sempre ad andare forte in moto, perché per il resto... (Wayne Rainey)
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