Joseph Méry
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Joseph Méry (1797 – 1866), scrittore, drammaturgo, librettista e giornalista francese.
Scene della vita italiana
[modifica]- Nessuna città annunzia meglio l'Italia di Genova; essa è il degno portico marmoreo di cotesta immensa galleria, che finisce al golfo di Taranto; è il peristilio di cotesto museo che mostra i suoi quadri, le sue statue, le sue città sulle mura degli Appennini, e rinfresca la sua atmosfera colle brezze che spirando da' suoi due mari si incrocicchiano. (p. 14)
- [Su Palazzo Doria] Un punto di vista affatto materiale occupava allora i miei sguardi; m'avea in faccia il più bell'apparato di scena che si possa immaginare nel quinto atto di un dramma. Era un palazzo che sorgeva sulla riva del mare, il cui bel colonnato di marmo bianco riflettevasi nello specchio di un'onda tranquilla. Quest'edifizio mi parve affatto deserto; la solitudine gli dava un aspetto commovente; perocché così situato e così bello, di quali scene di gioia e di vita doveva essere stato teatro! Ora esso si presentava a me come una vasta tomba, ove qualche ombra di re dormiva al dolce spiro de' zeffiri che svolazzano fra i melaranci, e al mormorio delle onde che romponsi al suo piede. (pp. 14-15)
- Montagne di marmo furono tagliate in pezzi, e presero la forma di cotesta via prodigiosa, tutta formata di due file di palazzi. Gli occhi non sono preparati ad una siffatta sorpresa, si chiudono quindi rapidamente come quando dalle tenebre si esce al sole. Non è cosa al mondo tanto splendida quanto questa successione grandiosa di portici disposti in due linee, divisi da un lastrico di granito, indorati dalla dolce e vaporosa luce che il cielo d'Italia prodiga alle opere de' suoi figli. (p. 18)
- Dinanzi a cotante meraviglie aeree si sente di essere quasi così leggieri che il corpo ondeggi sopra i raggi, e non ha bisogno della scala per lanciarsi sui terrazzi; il trasparente dell'aria, la luce del giorno, la serenità del cielo, il profumo del mare vicino, tutto dà a questa via incomparabile tale una grazia, una poesia, un incantesimo, che tengono del sogno; si passano dell'ore in estasi dinanzi a cotesti portici, dinanzi a coteste scale guardate da leoni, o popolate di statue, che sorgono trionfalmente col loro corteggio di colonne marmoree sino alle regioni aeree, ove si allarga la conca delle fontane all'ombra di sospesi melaranci. (pp. 18-19)
- Dinanzi al palazzo Durazzo è giuocoforza indugiarsi a bear la vista; questo palazzo sale alle nuvole colle sue ale a colonnati [...] (p. 20)
- [...] al piede del palazzo Doria-Tursi, che, tutto fatto di marmo di Carrara, giace in un grande spazio, e riposa la fronte coronata di giardini, ad ogni passo bisogna soffermarsi, perocchè la meraviglia che si vede non ha copiato la meraviglia che vi attende, nè quella che già avete veduta. (p. 20)
- Oh! se fu mai la vita degna del suo nome, fu in istrada Balbi ai tempi dello splendor genovese, colla sua aureola di raggi e di donne, co' suoi profumi del mare e delle colline,; col suo corteggio di artisti e di poeti, colla sua musica napoletana, con le sue sieste di dolce sonno sotto il voluttuoso demone di mezzodì, co' suoi crepuscoli risonanti di serenate. (pp. 21-22)
- [Villa Pallavicini] si stende sopra Genova, quasi uccello librato sulle ale [...] (p. 25)
- [Villa Franzoni] residenza aerea, svelta e voluttuosa siccome un pensiero d'amore [...] (p. 25)
- [...] è questo uno de' più bei quadri che m'abbia veduti in tutta la mia vita. Nulla cosa è più incantatrice del terrazzo del palazzo Doria. Fate un quadro solo di tutti i quadri del Lorenese al Louvre e avrete un abbozzo di questo mirabile prospetto. Il marmo vi è profuso in colonne, in iscale, in portici; i viali de' giardini sono ombreggiati da cedri, da melaranci, ovvero da pergole lunghe ed altissime, che mollemente impediscono i raggi del sole co' loro pampini trasparenti; a manca sorge superba la città di Genova colle sue montagne non meno popolate delle sue vie; all'ultimo piano, sopra un'eminenza, scorgesi la cupola della chiesa di Carignano, miniatura del San Pietro di Roma; la sua cupola corona degnamente il San Sebastiano del Puget, bello come una statua antica. Vi si allarga dinanzi il mare, il vero mare, il Mediterraneo, la gran via di Napoli e di Sicilia; esso è vivo e calmo, ha una voce, un'anima, una melodia; esso entra nel porto inclinando le sue onde verso il faro come se salutasse il colosso protettore dei vascelli. (pp. 27-28)
Bibliografia
[modifica]- Joseph Méry, Scene della vita italiana, traduzione di Girolamo Bertolio, Tipografia e Libreria Pirotta e C., Milano, 1838
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