Juli Zeh

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Juli Zeh

Juli Zeh (1974 – vivente), scrittrice tedesca.

Citazioni di Juli Zeh[modifica]

  • Prima lo si è chiamato cristianesimo, poi democrazia. Adesso lo chiamiamo METODO. Sempre verità assoluta, sempre il bene allo stato puro, sempre l'ineludibile bisogno di appiopparlo al mondo intero. Sempre religione è. Perché un miscredente come lei dovrebbe infervorarsi per una variante dello stesso identico errore? (da Corpus delicti, p. 154)

Gioco da ragazzi[modifica]

Incipit[modifica]

Cosa accadrebbe se i pronipoti dei nichilisti avessero da tempo abbandonato il polveroso negozio di oggetti sacri che chiamiamo Weltanshauung? Se avessero abbandonato i depositi, ormai semivuoti, dell'importanza e del valore, dell'Utile e del Necessario, del Vero e del Giusto, per ritornare come animali selvatici nella giungla dove non possiamo più vederli né tanto meno raggiungerli? Cosa accadrebbe se per loro la Bibbia, la Costituzione e il Diritto Penale non fossero che libretti di istruzioni o regole di un gioco di società? Se interpretassero la politica, l'amore e l'economia come una competizione? Se per loro "Bene" significasse massima efficienza con il minimo rischio e "Male" nient'altro che un risultato non ottimale? Se non comprendessimo più le loro ragioni perché non ve ne sono?
Come faremmo ad arrogarci ancora il diritto di giudicare, e soprattutto chi? Il perdente, o il vincitore del gioco? Il giudice dovrebbe trasformarsi in arbitro. Nel tentativo di mettere in pratica ciò che ha imparato e di tradurre la legge in giustizia, si renderebbe colpevole dell'ultimo peccato capitale: l'ipocrisia.

Citazioni[modifica]

  • Le persone hanno bisogno di un pretesto per poter avere a che fare le une con le altre. Ada non ne offriva nessuno e tutte le capacità inventive di Olaf erano andate perse a favore della sorella prima ancora che lui nascesse. (p. 71)
  • Non esistono pro e contro, né motivi per andare a destra o a sinistra. Le decisioni umane non sono che un gioco studiato alla perfezione. (p. 163)
  • Soltanto nel gioco è possibile per l'uomo essere veramente libero. Il gioco costringe alla parità perché a tutti i giocatori sono state impartite le stesse istruzioni, e inoltre mette in pratica la certezza del diritto, perché un gioco può esistere soltanto nel rispetto delle regole. (p. 232)
  • Ada si accorse chiaramente che il treno si stava fermando. In quel momento avrebbe potuto mettere fine a quella conversazione, va bene, perfetto, buona notte, e da quel momento in poi avrebbe continuato a viaggiare su un altro treno, probabilmente in direzione opposta. Ma rimase seduta. Fissò per un momento il suo viso riflesso nel finestrino contro uno sfondo nero. Guardò Alev, la persona che gli stava di fronte, all'altra estremità del cavo telefonico. Il treno si rimise in movimento con uno scossone. (p. 249)
  • Finché le profezie di Alev non si sarebbero avverate, Ada non doveva fare altro che abbandonare le cose al proprio corso. Finché le cose sembravano avanzare verso la catastrofe, il mondo era in equilibrio. Niente è più stabile che una corsa verso l'abisso. Ci si poteva rilassare completamente. (p. 253)
  • La prima cosa che si materializzò, galleggiando nel vuoto della sua testa, fu il pensiero di Smutek, leggero come una farfalla. Quando aveva cercato nel passato una persona di cui raccontare qualcosa gli era venuto in mente lui. Quando si concedeva una cosa che altrimenti non faceva mai, e cioè pensare al futuro, accedeva lo tesso. Le veniva in mente Smutek. (p. 408)
  • Un animale non deve fare riferimento a nient'altro che all'insensato istinto di sopravvivenza. L'uomo pragmatico si differenzia dall'animale pragmatico per un unico, significativo particolare. Il suo istinto del gioco non si estingue con l'ingresso nella maturità sessuale. Il suo istinto del gioco vive in eterno. E se questo rende il pragmatismo umano una disposizione pericolosa, questo non posso dirlo. (p. 453)
  • Grazie. Era importante. Ha punito il perdente del gioco e ha fatto bene. Il processo ha confermato la maggior parte delle mie tesi regalandomi un paio di spunti di riflessione supplementari. (p. 483)

Bibliografia[modifica]

  • Juli Zeh, Gioco da ragazzi, traduzione di Madeira Giacci, Fazi Editore, 2007. ISBN 9788881128129
  • Juli Zeh, Corpus delicti. Un processo, traduzione di Roberta Gado Wiener, Ponte alle Grazie, 2010. ISBN 9788862201452

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