Katherine Mansfield

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Katherine Mansfield

Katherine Mansfield, pseudonimo di Kathleen Mansfield Beauchamp (1888 – 1923), scrittrice neozelandese.

Citazioni di Katherine Mansfield[modifica]

  • Che farci se avete trent'anni e, girando l'angolo della vostra strada, siete sopraffatta all'improvviso da un senso di beatitudine - beatitudine totale! - come se d'un tratto aveste inghiottito un frammento luminoso di quel tardo sole pomeridiano che vi brucia nell'intimo, mitragliandovi di un effluvio di scintille in ogni particella, in ogni dito della mano e del piede?...[1]
  • Devo dire che odio il denaro, ma che odio di più la sua mancanza.[2]
  • Forse è mancare di saggezza amare alla follia; ma non c'è mancanza di saggezza più grave che quella di non amare per niente.[3]
  • Ho sempre ritenuto che il più grande privilegio, sollievo e conforto dell'amicizia fosse quello di non dover mai spiegare nulla.
I always felt that the great high privilege, relief and comfort of friendship was that one had to explain nothing.[4]
  • Io considero il far figli la più ignominiosa di tutte le professioni.[5]
  • Il rimpianto è uno spreco di energia spaventoso e nessuno, che voglia essere scrittore, può indulgervi. Non si può dargli forma, non si può costruirci, serve solo a crogiolarcisi.[6]
  • [Thomas Hardy a ottant'anni] scrive con tanta calma come se stesse già entrando nel porto tranquillo, le vele ripiegate, sospinto da una silenziosa marea.[7]

Incipit di alcune opere[modifica]

In una pensione tedesca[modifica]

La zuppa di pane era in tavola.[8]

La festa in giardino[modifica]

E, dopo tutto, il tempo era ideale.[8]

Citazioni su Katherine Mansfield[modifica]

  • È così adorabile che non ci possono essere mezze misure. Uno l'ama appassionatamente, perché è impossibile fare altrimenti. (Dorothy Brett)
  • Katherine Mansfield si diede a quello che fu poi suo marito, una sera in cui non poterono sopportare lo spettacolo d'una prostituta che si guardava nello specchio. (Corrado Alvaro)
  • L'amavo talmente che i suoi scritti erano e rimangono per me una delle manifestazioni meno importanti di lei. È il suo essere, cosa era, l'aroma del suo essere che io amo. Katherine poteva fare cose detestabili, esagerare e raccontare falsità, ma il modo con cui le faceva era ammirevole, unico. (Samuel Kotelianskij)
  • Nessuno meglio di Katherine seppe fare racconto dei più segreti soprassalti del cuore dei suoi personaggi. (Antonio Debenedetti)

Lucia Drudi Demby[modifica]

  • Chiuso nella sua stanza di sughero, Proust si avvolgeva nella memoria come in un'unica, iridescente, sontuosa foglia d'alveo, nodo d'autoimpiccagione e bergsoniano fluire d'infinità. Dosando il respiro fra incantati, aperti paesaggi di impossibili guarigioni, K.M., con una sperimentazione di tipo più joyciano, espelle la memoria da sé, la proietta in campi lunghi, campi medi e controcampi, la devolve a schegge d'altruità, la oggettiva in figure cui le sue cesoie d'esilio imprimono il taglio rapido dell'esilio, dove a nessuna è concesso spazio o tempo più che all'altra.
    La distanza agisce così come calmiere. Lo spazio si immerge nel tempo, il tempo tridimensionale si autocancella. Tempo e spazio si allineano e si uguagliano su una sola superficie, il nitore di un'intangibile visività.
  • Rescisse spiegazioni e confessioni, rescisse cause, concause, resipiscenze e condoglianze, nettati spietatamente tutti i contorni col mercurio liquido della pura visività, respinti rinvii, condanne e condoni, K.M. pone un aut-aut assoluto e straziato, tolemaico: la centralità dell'io. Improvvisamente si pensa, più che a Cecov, a Verlaine. Si pensa a Saffo, filtrata attraverso Keats e Shelley. Si pensa alla poesia.
  • Sceglie di essere solo quello che è. Di dire solo quello che conosce (che vede) e quello che ama. Ama il bello, il gentile, il buono. Ama il semplice, il chiaro, l'arreso, il tenero, lo scherzoso, il minuto. Li ama così convulsamente da sapere che non esistono. Per questo, attraverso una tecnica di spossessamento di tipo in apparenza impressionista e in realtà simbolista, li priva di spazio, li sparecchia di fiato, li recide nel momento stesso in cui, con incantevole grazia, li porta sulla soglia dell'apparire. Onestà-verità diventa scopo, norma, canone.
    Canone d'essenzialità.

Note[modifica]

  1. Da Beatitudine, in Beatitudine, in Tutti i racconti.
  2. Da Diario; citato in Laura Bolgeri, Le donne hanno detto, Rizzoli, 1990, p. 74.
  3. Citato in Citati, p. 11.
  4. Citato in Antony Alpers, Katherine Mansfield: A Biography, 1953, p. 266.
  5. Da Frau Fischer, in Una pensione tedesca, in Tutti i racconti.
  6. Da Je ne parle pas français, in Beatitudine, in Tutti i racconti.
  7. Citato in Citati, p. 12.
  8. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Pietro Citati, Vita breve di Katherine Mansfield, Rizzoli, Milano, 1980.
  • Katherine Mansfield, Tutti i racconti, a cura di Maura Del Serra, Newton Compton, Roma, 2012. ISBN 978-88-541-3869-8

Voci correlate[modifica]

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