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James Ellroy

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James Ellroy

Lee Earle Ellroy (1948 – vivente), scrittore statunitense.

Citazioni di James Ellroy

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  • Troppe persone vogliono la stessa cosa, e quando si tratta di un posto, sono guai.[1]
Intervista a James Ellroy, intervista di Matthew Caron, [1], 23 settembre 2010
  • Io penso di aver sempre voluto e cercato di essere felice nella mia vita, e penso anche di esserci riuscito. Non sono mai stato depresso, né mi sono mai lamentato troppo. Sono un americano religioso, eterosessuale di destra, sembra quasi che sia nato in un'altra epoca. Non penso che il mondo collasserà a breve, non penso che l'America sia una forza diabolica, ma penso che l'America prevarrà nel mondo della geopolitica. Sono un cristiano nazionalista, militarista e capitalista. La gente spesso ha problemi a riguardo, pensa che queste mie posizioni siano shockanti. Non sento il bisogno di giustificare le mie opinioni. In generale mi ritengo felice, e le ossessioni che ho mi calzano alla perfezione. Nella mia vita mi sono concentrato su poche cose e da queste sono riuscito a trarre profitto. Sono molto bravo a trasformare la merda in oro.
Librialice, a cura di Grazia Casagrande, 27 aprile 2001[2]
  • [a proposito di 6 pezzi da mille] E poi, badi bene, una domanda alla quale non risponderò mai relativamente a questo libro, è quella che si riferisce a "che cosa c'è di vero e che cosa c'è di falso". Non risponderò perché lo scopo di questo libro è stato proprio quello di creare una "infrastruttura umana" che faccia da fondamenta a tutta una serie di eventi pubblici che sono successi, creando un tutt'uno coesivo e quindi una narrazione, dove non siano più chiari i confini fra quello che è reale e quello che è fittizio.
  • [a proposito di American Tabloid e 6 pezzi da mille] Non posso dire cosa siano e cosa abbiano rappresentati i Kennedy o Bob Kennedy per l'America. Non posso sapere come vengano visti dalla maggior parte degli americani. Posso dirle che cosa ne penso io. Io penso che John Fitzgerald Kennedy fosse un uomo politico, uno statista un po' di serie B e che Robert Kennedy fosse il più grande combattente contro il crimine che sia mai vissuto. Dal punto di vista dei miei libri, i Kennedy vengono visti sempre e comunque con gli occhi (e questo non ce lo dobbiamo mai dimenticare) dei tre protagonisti delle storie.
Il buio mi ha ridato la forza di scrivere, intervista di Piero Colaprico, la Repubblica, 31 gennaio 2010
  • Scrivere è come fare la lotta, mi piacciono le cicatrici.
  • Ogni paese ha le sue caratteristiche speciali. Come nessuno al mondo riesce a eguagliare gli italiani nel design e nei ristoranti, e così come il cuoio inglese non ce n'è, la crime-fiction è americana.
  • È vero, ho smesso [di leggere], ma in passato ho letto. Ammiravo Dashiell Hammett e se Don De Lillo non avesse scritto Libra su Kennedy, io non avrei scritto questa trilogia.[3] Ma davvero non sopporto più i libruncoli sugli psicopatici, che santificano criminali o disgraziati o serial killer, sono cose di merda.
  • […] trovo il Giovane Holden un libretto per quattordicenni. E A sangue freddo non sta in piedi, è gonfio di bugie, errori e inesattezze degne dello stupidissimo film che hanno fatto.

Corpi da reato

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Los Angeles Times, 5 giugno 1998:
All'asta le lettere d'amore di Lana Turner
Smith & Kleindeinst, la rinomata casa d'aste di Beverly Hills, ha annunciato in data odierna la messa all'incanto, nel corso dell'asta che si terrà a Century City il prossimo 16 agosto, delle lettere d'amore scritte da Lana Turner al presunto gangster Johnny Stompanato. Un portavoce della Smith & Kleindeinst ha dichiarato che il carteggio è stato consegnato alla casa d'aste da una fonte che desidera mantenere l'anonimato. Le missive sono quattordici, datate tra il 9 ottobre 1957 e il 12 marzo 1958, e verranno vendute in un unico lotto.

Citazioni

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  • Il suo dolore era stato maggiore del mio. Quel dolore delinea il confine che ci separa. La sua morte mi ha insegnato a guardarmi dentro e a mantenermi distante. Quel dono di consapevolezza mi ha salvato la vita.
  • La morte di mia madre corruppe e ingagliardì la mia immaginazione. Mi liberò e al contempo mi imprigionò. Si appaltò il mio curriculum mentale. Mi laureai in omicidio con specializzazione in donne vivisezionate. Crebbi e scrissi romanzi sul mondo maschile che sanciva le loro morti.

Il grande nulla

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Il temporale era cominciato poco prima di mezzanotte e aveva spazzato via il concerto dei clacson e tutto il frastuono che normalmente annuncia l'anno nuovo sulla Strip. Nella sottostazione di West Hollywood, il 1950 si era presentato sotto forma di un'ondata di appelli urgenti, ciascuno dei quali seguito dall'intervento di ambulanze e altri automezzi.

Alles sue spalle, Los Angeles era solo una luminescenza al neon nello specchietto retrovisore. Ebbe la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava: accese la radio e trovò una stazione che trasmetteva musica hillbilly. Era una musica troppo dolce e troppo triste, come il lamento di un'epoca in cui tutto era meno caro del giorno d'oggi. Ma continuò ad ascoltare lo stesso. la canzone lo faceva pensare a se stesso e a Mal e al povero Danny Upshaw. Dei duri, dei poliziotti senza scrupoli, dei cacciatori di rossi. Tre uomini pericolosi, partiti per un paese sconosciuto.

Incipit di alcune opere

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American Tabloid

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Si faceva sempre alla luce del televisore.
Alcuni latinoamericani agitavano armi da fuoco. Il capo del gruppo si piluccava insetti dalla barba e fomentava i suoi. Immagini in bianco e nero: tecnici della Cbs in divisa mimetica. Cuba, brutta storia, disse un annunciatore. I ribelli di Fidel Castro contro l'esercito regolare di Fulgencio Batista.
Howard Hughes trovò la vena e si iniettò la codeina. Pete lo osservò di soppiatto: Hughes aveva lasciato la porta della camera socchiusa.

Caccia alle donne

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Così le donne mi ameranno.
Ho invocato la Maledizione mezzo secolo fa. Essa definisce la mia vita a partire dal decimo compleanno. I suoi effetti pressoché immediati mi hanno mantenuto in pressoché costante dialogo e pressoché costante ammenda. Scrivo storie per consolare lo spettro che è lei. Lei è onnipresente e mai familiare. Altre donne aleggiano in carne e ossa. Hanno le loro storie. La loro carezza mi ha salvato in misura di volta in volta variabile e permesso di sopravvivere ai miei insani appetiti e ambizioni. Loro hanno retto alla mia sconsideratezza e alla mia voracità. Io ho opposto resistenza alle loro reprimende. Il mio talento di narratore è impenetrabilmente saldo e radicato nel momento in cui l'ho voluta morta e ho ordinato il suo assassinio. Le donne mi danno il mondo e fanno sì che io sia tenuemente al sicuro nel mondo. Non posso rivolgermi a Loro in cerca di Lei per molto tempo ancora. La mia ossessiva volontà è allo stremo. La Loro storia deve eclissare la Sua per mole e contenuto.

Dalia Nera

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Non l'ho mai conosciuta da viva. Lei, per me, esiste solo attraverso gli altri, nell'evidenza delle loro reazioni alla sua morte. Scavando a ritroso e attenendomi ai fatti posso dire che era una ragazza triste e una puttana. Nella migliore delle ipotesi era una fallita, un'etichetta che, del resto, potrei applicare a me stesso. L'avrei consegnata volentieri a una fine anonima, poche righe su un rapporto della Omicidi, una copia carbone per l'ufficio del magistrato, i formulari per la fossa comune. Ma lei non avrebbe approvato questa conclusione: avrebbe preferito rendere manifesta la sua storia in tutta la sua brutalità. Le devo molto e poiché io solo conosco i fatti per intero, tocca a me mettere per iscritto queste righe.

Il sangue è randagio

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Los Angeles, 24/2/1964


A UN TRATTO:
Il camioncino del latte svoltò bruscamente a destra e urtò il marciapiede. Il conducente perse il controllo del veicolo e colto dal panico inchiodò, sbandando di coda. Un furgone blindato della Wells Fargo finì con il muso contro la fiancata del camioncino.
Ora seguitemi:
7.16 del mattino, South Los Angeles, tra l'Ottantaquattresima e la Budlong. Un quartiere di neri. Merdosi tuguri con i cortili lerci.
I motori di entrambi i veicoli si spensero per l'urto. Il conducente del camioncino del latte andò a sbattere sul cruscotto. La portiera del guidatore si spalancò e l'uomo scese sul marciapiede. Era un negro sulla quarantina.

Jungletown Jihad

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Il Paradiso è sempre persempre. Il tempo ti trincia e ti spinge sempre a sincopare a ritroso. Intervalli si intersecano. La shoah del saccheggio scabroso e sordide storie sei mesi a seguire.
Donna. Io. Zompetto al marzo '05.
Di nuovo a districarsi tra delitti. Imprevisto in indagine incompiuta. Il mio desiderio. Le sue dilazioni. La foia di fondersi. Donna. Io. Terrore tossico. Babau tra i baobab.

L.A. Confidential

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Un motel abbandonato ai piedi delle colline di San Berdoo. Quando Buzz Meeks arrivò, aveva con sé novantaquattromila dollari, nove chili d'eroina pura, un fucile a pompa calibro 12, una 38 special, una 45 automatica e un coltello a serramanico che aveva comprato da un pachuco alla frontiera, un momento prima di accorgersi dell'auto parcheggiata proprio sulla linea di confine: gli scagnozzi di Mickey Cohen in una macchina senza insegne della polizia di Los Angeles, e lì accanto in piedi un paio di poliziotti di Tijuana, pronti ad alleggerirgli le tasche e a scaraventarlo nel fiume San Ysidro.

La collina dei suicidi

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Resoconto degli esami psichiatrici

Da: Dott. Alan D. Kurland, psichiatra, Divisione rapporti col personale
A: Vicecapo T.R. Braverton, comandante, Squadra investigativa; capitano John McManus, Squadra omicidi
Oggetto: Hopkins, Lloyd W., sergente, Squadra omicidi

Egregi signori,
come da voi richiesto, ho condotto un'analisi dettagliata sul sergente Hopkins nel mio studio privato, per un totale di cinque sedute della durata di un'ora condotte dal 6 al 10 novembre 1984. Mi sono trovato di fronte a un uomo in perfetta forma fisica e mentale, di intelligenza geniale. Nel corso delle sedute si è dimostrato disponibile, quasi entusiasta, confutando così i vostri timori iniziali riguardo alla sua intenzione di collaborare. Il suo responso alle mie domande personali e alle terapie "d'urto" è stato invariabilmente di perfetta onestà e sincerità.

Le strade dell'innocenza

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Venerdi 10 giugno 1964 la stazione KRLA aveva dato inizio a una rassegna di vecchi successi. I due cospiratori che esaminavano il territorio su cui inscenare il "sequestro" alzarono al massimo il volume della radio portatile, per coprire il rumore dei seghetti elettrici, dei martelli e dei palanchini; il concerto dei lavori di restauro della classe al terzo piano e la musica dei Fleetwood combattevano per avere la supremazia del frastuono.

Perché la notte

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Il negozio di liquori si trovava al termine di una lunga fila di insegne al neon, nel punto in cui la Hollywood Freeway tagliava il Sunset, linea divisoria fra le luci scintillanti e il buio della zona residenziale.

Prega detective

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Gli affari andavano bene. Ogni estate era la stessa storia. Lo smog e il caldo ammantavano il bacino, la gente cedeva al torpore e al malessere, antiche decisioni soccombevano, vecchi impegni venivano trascurati. E io ne traevo vantaggio: la mia scrivania era invasa da ordini di esproprio per auto delle marche e dei modelli più vari, dalle berline Datsun alle Eldorado Ragtop, in località che andavano da Watts a Tacoima. Seduto alla mia scrivania, ascoltando il concerto per violino di Beethoven e bevendo la terza tazza di caffè, calcolai le mie parcelle al netto delle spese. Con un sospiro benedissi Cal Myers, la sua paranoia e la sua cupidigia. Il nostro accordo risale ai tempi in cui facevo parte della Buoncostume di Hollywood, quando entrambi eravamo nei pasticci e io gli feci un grosso favore. Ora, diversi anni dopo, la sua colpevole noblesse oblige mi permette qualcosa di simile a uno sfarzo borghese, senza il cruccio delle tasse.

Sei pezzi da mille

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L'avevano spedito a Dallas ad ammazzare un pappone negro di nome Wendell Durfee. Non era sicuro di farcela.
Il Consiglio dei gestori di casinò gli aveva offerto il viaggio. In prima classe. Avevano attinto dai loro fondi neri. L'avevano pagato. Gli avevano dato sei pezzi da mille.

White jazz

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Tutto quello che mi resta è la volontà di ricordare. Non c'è più il tempo: solo sogni febbrili. Mi sveglio con un senso d'ansia; ho paura di dimenticare. Nelle fotografie la donna è sempre giovane.

Note

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  1. Da Il grande posto giusto, Internazionale, n. 674, 29 dicembre 2006, p. 63.
  2. http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/interviste/ellroy.html Intervista a James Ellroy, di Grazie Casagrande
  3. La trilogia americana (Underworld USA Trilogy) composta da American Tabloid, Sei pezzi da mille, e Il sangue è randagio.

Bibliografia

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  • James Ellroy, American Tabloid (1995), traduzione di S. Bortolussi, Mondadori, 2001. ISBN 8804498617
  • James Ellroy, Caccia alle donne, traduzione di Carlo Prosperi, Bompiani, 2010. ISBN 9788845264528
  • James Ellroy, Corpi da reato (1999), traduzione di Sergio Claudio Perroni, Bompiani, 1999. ISBN 8845244636
  • James Ellroy, Dalia Nera (1987), traduzione di L. Lorenzin, Mondadori, 2001. ISBN 8804496452
  • James Ellroy, Il grande nulla (1988), traduzione di C. Oliva, Mondadori, 1990. ISBN 8804506539
  • James Ellroy, Il sangue è randagio (2009), traduzione di G. Costigliola, Mondadori, 2010. ISBN 978-88-04-59386-7
  • James Ellroy, Jungletown Jihad, traduzione di Carlo Prosperi, Bompiani, 2006. ISBN 884525576X
  • James Ellroy, L.A. Confidential (1990), traduzione di C. Oliva, Mondadori, 1997. ISBN 8804451394
  • James Ellroy, La collina dei suicidi, traduzione di Marco Pensante, Mondadori, 1999.
  • James Ellroy, Le strade dell'innocenza (1984), traduzione di M. Pensante, Oscar Mondadori, 1993. ISBN 8804373849
  • James Ellroy, Perché la notte (1984), traduzione di M. Pensante, Oscar Mondadori, 1993. ISBN 8804376880
  • James Ellroy, Sei pezzi da mille (2001), traduzione di S. Bortolussi, Mondadori, 2001. ISBN 8804490349
  • James Ellroy, Prega detective, traduzione di Stefano Bortolussi, Mondadori, 2001. ISBN 8804498870
  • James Ellroy, White jazz (1992), traduzione di C. Oliva, Mondadori, 1992. ISBN 880439997X

Voci correlate

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Altri progetti

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Opere

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