Sylvia Plath

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Sylvia Plath

Sylvia Plath (1932 – 1963), poetessa e scrittrice statunitense.

Citazioni di Sylvia Plath[modifica]

  • Non c'è via d'uscita dalla mente?[1]
  • Non sono un'ombra, | benché un'ombra si allunghi dai miei piedi. Sono una moglie.[2]
  • Tutte le donne amano il fascista.[3]

Diari[modifica]

  • Ho solo bisogno di lavorare, di scoperchiare le profonde miniere dell'esperienza e dell'immaginazione, lasciare che le parole vengano da sole e dicano tutto, ascoltando se stesse e saggiandosi.
  • La scrittura resta: se ne va in giro per il mondo per conto suo.
  • Leggi un racconto. Pensa. Puoi farlo. Soprattutto, non devi continuamente fuggire nel sonno - dimenticare i dettagli - ignorare i problemi - costruire barriere fra te e il mondo e tutte quelle ragazze allegre e brillanti - coraggio, pensa - tirati fuori. Abbi fede in qualche forza benefica che sta oltre il tuo io limitato. Dio, dio, dio: dove sei? Ti voglio, ho bisogno di te: di credere in te e nell'amore e nell'umanità. Non devi cercare una via di fuga in questo mondo. Devi pensare.
  • Voglio scrivere perché sento il bisogno di eccellere in uno dei mezzi di interpretazione ed espressione della vita.

La campana di vetro[modifica]

Incipit[modifica]

Fu un’estate strana, soffocante, l’estate in cui i Rosenberg[4] morirono sulla sedia elettrica, e io ero a New York e mi sentivo come un'anima persa. Io le condanne a morte non le reggo. L'idea della sedia elettrica, poi, mi fa star male fisicamente, e i giornali non parlavano d'altro: titoloni che mi guardavano fisso a ogni angolo di strada e all'imboccatura di ogni stazione della metropolitana con quell'odore di noccioline stantie. Non che mi riguardasse, ma non potevo fare a meno di domandarmi che effetto faceva, essere bruciati vivi lungo tutti i nervi.

Citazioni[modifica]

  • [...] se nevrotico vuol dire desiderare contemporaneamente due cose che si escludono a vicenda, allora io sono nevrotica all'ennesima potenza. (p. 92)
  • [...] dovunque mi fossi trovata, sul ponte di una nave o in un caffè di Parigi o a Bangkok, sarei stata sotto la stessa campana di vetro, a respirare la mia aria mefitica. (p. 167)
  • [...] gli avevo detto che credevo nell'inferno, e che certe persone, io per esempio, erano condannate a vivere all'inferno durante la vita, per compensare il fatto di non andarci dopo morte, visto che non credevano nell'aldilà, e che dopo la morte a ciascuno succede quello in cui aveva creduto. (p. 180)

Poesie[modifica]

  • Morire | è un'arte, come ogni altra cosa. | Io lo faccio in un modo eccezionale. | Io lo faccio che sembra come inferno. | Io lo faccio che sembra reale. | Ammetterete che ho la vocazione.[5]
  • Qui finiva la terra: le estreme dita, nocchiute e reumatiche, | rattrappite sul nulla. Ammonitori | neri dirupi, e il mare che esplode | senza fondo, o alcunché d'altro al di là, | bianco di visi d'annegati. | Adesso è soltanto tetro, un ammasso di rocce – | soldati sbandati di vecchie, confuse guerre. | Il mare gli cannoneggia gli orecchi, ma loro non mollano. | Altre rocce nascondono i loro rancori sott'acqua. || Il precipizio ha un orlo di stelle, trifogli e campanule | ricamate si direbbe da dita, prossime a morte, | piccole al punto che quasi sfuggono alle brume. | Le brume sono parte dell'antico armamentario – | anime, rotolate nel cupo lamento del mare. || Cancellano le rocce, poi le rifanno alla luce. | Salgono senza speranza, come sospiri. | Ci passo in mezzo, mi riempiono la bocca di cotone. | E quando me ne libero sono imperlata di lacrime.[6]
  • Sono esatto e d'argento, privo di preconcetti. | Qualunque cosa io veda subito l'inghiottisco | tale e quale senza ombra di amore o disgusto. | Io non sono crudele, ma soltanto veritiero – | quadrangolare occhio di un piccolo iddio.[7]
  • Non si fa carriera a avventurarsi | lancia in resta contro il drago, | lui stesso rinsecchito in questi ultimi tempi | per mancanza d'azione a uno spessore di foglia: | la storia ha battuto l'azzardo.[8]

Citazioni su Sylvia Plath[modifica]

  • Sylvia Plath! Interessante poetessa il cui suicidio fu erroneamente giudicato romantico dalla rassegna di Pesca e Caccia! (Io e Annie)

Note[modifica]

  1. Da Apprensioni, in Opere.
  2. Da Tre donne, in Opere.
  3. Da Papà, in Opere.
  4. Julius ed Ethel Rosenberg, condannati per spionaggio alla sedia elettrica, vengono giustiziati il 19 giugno 1953.
  5. Da Lady Lazarus, Ariel, pp. 15-17.
  6. Da Finisterre, Attraversando l'acqua, p. 193.
  7. Da Specchio, Attraversando l'acqua, p. 209.
  8. Da Tempi normali, Il colosso, p. 239.

Bibliografia[modifica]

  • Sylvia Plath, La campana di vetro, traduzione di Adriana Bottini e Anna Ravano, Mondadori, 2017. ISBN 88-520-8165-8
  • Sylvia Plath, Diari, in Opere, a cura di Anna Ravano, traduzioni di Anna Ravano, Adriana Bottini e Simona Fefé, Mondadori, Milano, 2002.
  • Sylvia Plath, Poesie, traduzioni di Giovanni Giudici e Anna Ravano[nota 1], prefazione di Elisabetta Rasi, RCS Quotidiani, Milano, 2004.

Note alla bibliografia[modifica]

  1. Le poesie tradotte da Anna Ravano sono alle pagine 3, 27, 31, 35, 41, 71, 101, 113, 127, 131, 137, 143, 149, 159, 167, 173, 179. Tutte le altre sono state tradotte da Giovanni Giudici.

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Opere[modifica]

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