Lajos Détári
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Lajos Détári (1963 – vivente), allenatore di calcio ed ex calciatore ungherese.
Citazioni di Lajos Détári
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- A me piace l'allenatore che lavora sul campo in prima persona. Non mi vanno i tipi [...] che fanno salotto con i dirigenti, mentre i giocatori si allenano con il preparatore.[1]
- I silenzi stampa non mi piacciono. [...] Calciatori e giornalisti dovrebbero frequentarsi di più, si eviterebbero tante incomprensioni reciproche. Di me, per esempio, dicono che ho un brutto carattere. Ma se non mi conoscono nemmeno.[1]
DetaRe
Intervista di Lucia Voltan, Guerin Sportivo nº 6 (932), 10-16 febbraio 1993, pp. 28-31.
- [«Le sembra cosa di poco conto contestare l'allenatore?»] Se fossi un ragazzino diciottenne, sarebbe un fatto grave. Ma io ho quasi trent'anni [...]. Non siamo all'asilo, dove c'è una maestra che parla e gli allievi che accettano tutto senza spirito critico. Io voglio discutere quello che faccio. Magari potrei anche contribuire, con qualche buona idea, a migliorare il gioco.
- Dico la verità: e non sempre è un bene. [...] sono un personaggio scomodo, molti preferiscono non avere a che fare con me. Perché crede che per me non sia mai arrivata l'offerta da una grande squadra, qui in Italia? [«Forse non è stato molto fortunato...»] La verità e un'altra: non sono un ruffiano, uno che si piega. Così certe società blasonate hanno preferito prendere qualcuno magari meno bravo ma più malleabile. Nel calcio italiano abbondano i ruffiani: loro sì che fanno carriera.
- Ma io mi domando cosa succederebbe se, per esempio, Van Basten fosse considerato alla stregua di un ragazzino. In una squadra sono tutti uguali, certo, ma non si può negare che ci sono giocatori di maggior peso ed esperienza, che di conseguenza meritano maggiore considerazione.
- Non ho hobby, il calcio è il mio lavoro e il mio passatempo.
- [«Lei si considera un grande giocatore o un campione?»] Per essere considerato un campione bisogna giocare in una grande squadra.
- [«[...] si è mai sentiro un genio incompreso?»] Non so se sono un genio. Sicuramente, però, finora nessuno mi ha mai veramente compreso.
Intervista di Valentina Desalvo, la Repubblica, 5 novembre 2004.
- [«Non ha rimpianti?»] Per averli non avrei dovuto essere il primo calciatore ungherese ad uscire dal paese. A quell'epoca c'erano un sacco di problemi, fu già tanto arrivare in Italia. Per il mio cartellino chiedevano ogni anno 10-12 miliardi, era dura piazzarsi. Magari fossi arrivato qualche stagione dopo, mi sarebbe stato più facile andare in un grande club. È andata così, sono contento comunque.
- [«Da allenatore che avrebbe fatto con uno come Detari?»] Ne vorrei dieci di Detari. Meglio allenare quelli che hanno talento.
- [«Non era facile da gestire, lo ammetta»] Intanto io arrivavo sempre per primo agli allenamenti. È vero che avevo un carattere difficile per l'Italia: dicevo sempre quello che pensavo, da voi nessuno dice la verità.
Citazioni non datate
[modifica]- Amico, quando io tocco pallone, quella è musica che tu non hai mai sentito. Nel mio piede cantano uccellini.[2]
- Quando io voglio sbagliare un gol, beh, io lo sbaglio. L'ho sbagliato apposta, così miei compagni imparano a darmi la palla prima.[2]
Note
[modifica]- ↑ a b Dall'intervista di Gessi Adamoli, Detari, il rompiscatole, la Repubblica, 28 novembre 1993.
- ↑ a b Citato in Massimo Bencivenga (a cura di), Lajos Detari, l'ultimo genio magiaro, zonacesarini.net, 21 marzo 2016.
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