Lamborghini Diablo
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Citazioni sulla Lamborghini Diablo.
- Un bolide con il quale in fase di omologazione ho più volte superato i 340 orari. Poi, purtroppo, per un complicato sistema di medie di velocità massime, questa GT fu omologata "solo" per 325 Km/h, comunque un record mondiale per un'auto di serie. [...] Il problema è che in queste auto, nonostante tutto, si guarda alla linea prima di ogni cosa, a scapito di tutto il resto. Insomma, si traccia un design che poi alla fine deve contenere tutta la meccanica. Ovviamente questo aveva sacrificato un po' quella che secondo me invece è e deve essere la parte più importante della vettura, cioè la dinamica di marcia. I tempi della Miura erano ormai lontani, già negli anni Novanta era necessario che una vettura tenesse veramente bene la strada. Così, design o no, dovevamo intervenire. Faccio un esempio: quando vidi i disegni della prima Diablo dissi subito che questa macchina non si sarebbe fermata mai. Le prese d'aria per i freni anteriori erano troppo piccole, soprattutto considerano il notevole peso e la velocità massima di questa Lamborghini. E dopo i primi collaudi il difetto apparve evidente. Così cambiammo praticamente tutto il muso, con un nuovo paraurti anteriore, inedite prese d'aria e tante altre piccole migliorie tipiche di auto da corsa. Risultato? La Diablo, finalmente, stava in strada. Ci stava, però, a modo suo: ossia era molto impegnativa da guidare. Un difetto strutturale visto che qui avevamo a che fare con un'auto da oltre 500 cavalli che pesava per forza di cose oltre due tonnellate [...] Inoltre la Diablo era nata con un telaio tubolare-traliccio in acciaio. Così il motore era alloggiato in una gabbia di tubi che lo piazzavano in posizione troppo alta. E questo peso enorme del gruppo motopropulsore piazzato lassù dava origine a trasferimenti di carico molto violenti, sovrasterzi esagerarti. Insomma per guidare questa Lamborgini era un esercizio da piloti veri, e solo chi aveva esperienza agonistica poteva trovarsi a suo agio. [...] Decidemmo così di puntare sulla trazione integrale che poteva attenuare il fenomeno, senza contare poi i benefici che ne potevano scaturire sul bagnato. Nacque così nel 1993 la 4x4, battezzata VT (ossia Visco Traction): e fu un piccolo capolavoro. Mai, prima di allora, era stato montato un giunto viscoso su una macchina da oltre 500 cavalli. Il trasferimento della potenza alle ruote anteriori avveniva così solo quando ce n'era davvero bisogno e – tuttavia – non arrivava mai oltre il 27 per cento della potenza totale disponibile. Devo dire comunque che con la VT non ci furono grandi problemi di sviluppo. E questo fu una fortuna perché alla Lamborghini (una fabbrica che è sempre stata in difficoltà economiche) si faceva tutto in casa e si cercavano economie in ogni cosa: dalla componentistica ai sistemi costruttivi. In poche parole, cercavamo di arrangiarci come potevamo. (Sandro Munari)
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