Lino Patruno

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Lino Patruno (1935 – vivente), cabarettista e musicista italiano.

Citazioni di Lino Patruno[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Domenico Modugno è come la Gioconda o come la Torre di Pisa: un monumento che ormai appartiene all'umanità intera, un brivido di bellezza senza più nazionalità.[1]
  • [Su Antonella Mazza] Il sorriso è nel suo Dna.[2]

Da Intervista a Lino Patruno

Italianinelmondo.com, 1° dicembre 2011.

  • La mia passione per il jazz nasce nei primi anni '50. Io all'epoca ero un ragazzino, avevo 15-16 anni. In quel periodo c'era la musica della radio di Nilla Pizzi, Claudio Villa, ed era appena iniziato il Festival di Sanremo. Allora l'unica alternativa a quella musica era il jazz tradizionale, quello che suono adesso.
  • Continuando a suonare, a lavorare alla Ricordi mi sono anche dedicato al teatro, ed al cabaret. Io sono uno di quelli che, senza volerlo, ha creato il cabaret a Milano.
  • I primi cabarettisti italiani siamo stati noi Gufi, come gruppo, e Iannacci, come singolo e basta, prima non c'era nessun altro.
  • [Sull'esperienza con I Gufi] Abbiamo avuto anche dei temi, per esempio abbiamo fatto lo spettacolo sulle forze armate, contro il servizio armato, un altro sulla storia italiana fatto di sketch musicali, canzoni, dove io, per esempio, ho fatto venti parti, parlando in venti maniere diverse con tutti gli accenti, i dialetti, vestito in maniera diversa. È stata un'esperienza eccezionale.

Da Lino Patruno: "Quando con Nanni Svampa abbiamo inventato il cabaret"

Intervista di Gianni Barbacetto, Il Fatto quotidiano, citato in Giannibarbacetto.it, 29 agosto 2017.

  • [Su I Gufi] Io e Svampa, dei quattro, eravamo i due più uniti, i più amici, anche i più impegnati. Ma quante litigate! Eravamo quattro teste differenti e litigavamo su tutto. Le canzoni, i testi, i temi, le coreografie. Eppure rimanevamo amici e lavoravamo in gruppo mettendo insieme le idee diverse di quattro teste matte.
  • Per fare i Gufi io ho dovuto semplificare la mia musica, ma mi piaceva l'idea di fare una cosa nuova, che nessuno aveva fatto prima: siamo stati i primi artisti di cabaret italiani.
  • [Su I Gufi] Attorno a noi avevamo amici come Dario Fo e Franca Rame. Eravamo un po' i figli di Dario.
  • [Su Enzo Jannacci] Era il mio medico. Ma come medico era molto discutibile. Non c'era mai quando avevo bisogno di lui per una ricetta o una visita. Ma era troppo simpatico. Suonava jazz, come me, come Giorgio Gaber. E poi ha cominciato a cantare canzoni.
  • [Su I Gufi] Noi eravamo di Milano. Il cabaret fascista si faceva a Roma, al Bagaglino. Io ero un comunista, quando ancora il comunismo esisteva.
  • [Su I Gufi] Non eravamo di nessun partito, ma i nostri temi erano ironici e dissacranti, erano contro il potere. La gente ci seguiva, molti ci applaudivano, qualcuno ci attaccava.
  • Quando il potere ti compra, non puoi più parlare male del potere. E allora il cabaret è morto.
  • [Su Nanni Svampa] Era molto serio e molto divertente. Uno ostinato, preciso.

Note[modifica]

  1. Da La Gazzetta del Mezzogiorno, 27 agosto 1993.
  2. Citato in Veronica Grandinetti, Quando la musica ti scorre nelle vene, non puoi fermarla, puoi solo viverla: incontri e racconti di un giovane talento, bottegaeditoriale.it, dicembre 2021.

Filmografia[modifica]

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