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Lucetta Scaraffia

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Lucia Scaraffia detta Lucetta (1948 – vivente), storica e giornalista italiana.

Citazioni di Lucetta Scaraffia

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  • [Maria Montessori] Gli italiani la conoscono come una signora dall'aria materna e rassicurante che ha campeggiato a lungo sui biglietti da mille lire, unica donna effigiata sulle nostre banconote, ma nella sua lunga vita è stata una donna trasgressiva e inquieta, tanto che, quando le veniva chiesto di che nazionalità fosse, rispondeva: «Vivo in cielo, il mio paese è una stella che gira attorno al sole e che si chiama terra».[1]
  • La modernità della Cabrini traspariva innanzi tutto dal suo fare, dal movimento incessante nello spazio, dai viaggi continui sui mezzi di trasporto più moderni, di cui la religiosa apprezzava la novità tecnica, che le faceva sentire il mondo molto piccolo: «è troppo piccolo il mondo, vorrei abbracciarlo tutto».[2]
  • [...] Maria [Goretti] piaceva molto anche per le sue umili origini, riscattate con la forza con cui aveva difeso la sua dignità di essere umano, di figlia di Dio, e il suo culto aveva perciò una valenza sociale, come capì Palmiro Togliatti, che la citò come esempio alle giovani comuniste in un discorso degli anni Cinquanta.[3]
  • [Francesca Cabrini] Non solo il suo rapporto con lo spazio, ma anche quello con il tempo era moderno, così dominato dalla fretta e dalla velocità: «in fretta, in fretta e allegramente, figlie mie», scrisse alle suore, esortandole addirittura ad agire «ardentemente e velocemente», frase di sapore quasi futurista, che rende perfettamente il senso del suo muoversi nel mondo.[4]

Citazioni in ordine temporale.

  • La giustificazione scientifica di questa scelta[5] risiede in una peculiare definizione del sistema nervoso, oggi rimessa in discussione da nuove ricerche, che mettono in dubbio proprio il fatto che la morte del cervello provochi la disintegrazione del corpo. Come dimostrò nel 1992 il caso clamoroso di una donna entrata in coma irreversibile e dichiarata cerebralmente morta prima di accorgersi che era incinta; si decise allora di farle continuare la gravidanza, e questa proseguì regolarmente fino a un aborto spontaneo. Questo caso e poi altri analoghi conclusi con la nascita del bambino hanno messo in questione l'idea che in questa condizione si tratti di corpi già morti, cadaveri da cui espiantare organi. Sembra, quindi, avere avuto ragione Jonas quando sospettava che la nuova definizione di morte, più che da un reale avanzamento scientifico, fosse stata motivata dall'interesse, cioè dalla necessità di organi da trapiantare.[6][7]
  • [Non c’è un sottofondo di pessimismo a oltranza? È così assurdo pensare che si possa utilizzare la tecnica a fin di bene?] Ellul non lo pensava. Per lui, semplicemente, era impossibile. Addirittura aveva vissuto in campagna per preservarsi dagli effetti del progresso. Le sue osservazioni sulla tecnica, certo, sono improntate al pessimismo. Ma la sua concezione del mondo è animata dall'ottimismo cristiano. Era convinto che Dio agisce nella storia e che, quindi, interverrà per salvare l’uomo da se stesso. Si tende a scindere i suoi scritti filosofici e sociologi da quelli teologici. Ma per lui il rapporto con la tecnica è legato in modo indissolubile a quello con Dio. E, in particolare, alla funzione che Dio ha affidato all'uomo nel mondo: quella di conoscere ma non distruggere, di dominare la realtà rispettandola, di aspirare al meglio preservando il senso del limite.[8]
  • Mi verrebbe voglia di candidare [al titolo di Dottore della Chiesa] donne del Novecento che non sono neppure state dichiarate sante: come Adrienne von Speyr, che ha accettato con semplicità e profonda umiltà il suo essere mistica e al tempo stesso medico, moglie, donna del suo tempo, e che ha scritto testi bellissimi oggi quasi dimenticati.[9]

Osservatore Romano.va, 16 giugno 2017

  • La Mulieris dignitatem aveva il merito di introdurre un punto di vista nuovo: in un momento storico in cui l’emancipazione delle donne avveniva attraverso un'assunzione di modelli di comportamento maschili e una conseguente negazione del valore della maternità, la proposta del Papa sembrava suggerire che l'emancipazione doveva e poteva avvenire mantenendo viva la specificità femminile, finalmente riconosciuta come un valore, come una genialità.
  • La scoperta del genio femminile è stata opera di Giovanni Paolo II, che ne ha fatto il cuore della sua lettera apostolica Mulieris dignitatem, pubblicata nel 1988 come conclusione del sinodo sui laici.
  • [Filosofi e psicologi] hanno rivelato il senso di apertura che la maternità realizza verso il trascendente, verso il «mondo infinito» per dirlo con le parole di Clotilde Leguil, la quale scrive che il riconoscere che il corpo femminile è radicalmente differente da quello maschile «implica il passaggio dal mondo chiuso all'universo infinito». Leguil cita in proposito i versi del poeta Antoine Tudal, molto amato da Lacan: «Fra l'uomo e l'amore, c'è la donna. Fra l'uomo e la donna, c'è un mondo. Fra l'uomo e il mondo, c'è un muro».

Il Messaggero.it, 14 settembre 2017

  • A proposito della ragazza finlandese stuprata a Roma l'altra notte, viene però voglia di chiederle: nessuno ti ha mai insegnato a non accettare passaggi dagli sconosciuti, tanto più alle 4 del mattino? Sono sicura che è pericoloso ovunque, anche in Finlandia.
  • E viene anche da pensare che il mito della raggiunta eguaglianza con gli uomini stia portando a effetti perversi, e che molte ragazze ormai girino di notte senza prendere le più elementari precauzioni. Sarebbe bello, certo, se gli uomini cambiassero e accettassero questa nuova libertà delle donne, ma sappiamo che non è così, e forse non lo sarà mai. Un po' di realismo dunque non guasta, ed è meglio evitare le situazioni pericolose. Non è certo forzando la realtà e cercando di piegarla ai nostri desideri che si cambia il mondo.
  • L'antica idea che gli uomini devono proteggere le donne è forse una delle prime consuetudini che il femminismo ha cancellato, dal momento che ha significato per le donne l'illusione di proteggersi da sole. Le donne invece, quelle giovani soprattutto, hanno bisogno di un contesto sociale che le circondi di una corazza protettiva, e sono necessari occhi solidali che le seguano, e magari anche le avvertano, in caso di pericolo.

Note

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  1. Da Maria Montessori, in AA.VV., Italiane. Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale, vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 132.
  2. Da Francesca Cabrini, in AA.VV., Italiane. Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale, vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 18.
  3. Da Maria Goretti, in AA.VV., Italiane. Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale, vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 105.
  4. Da Francesca Cabrini, in AA.VV., Italiane. Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale, vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 18.
  5. Nel 1968 il "rapporto di Harvard" ha cambiato la definizione di morte, basandosi non più sull'arresto cardiocircolatorio, ma sull'elettroencefalogramma piatto e quindi sulla morte cerebrale
  6. Da «I segni della morte», l'Osservatore Romano, 3 settembre 2008; riportato su InternEtica.it.
  7. L'articolo pubblicato sull'Osservatore Romano, avendo messo in dubbio il rapporto di Harvard, suscitò grande scalpore. Ignazio Marino, ad esempio, criticò il pezzo in un articolo di la Repubblica definendolo "un atto irresponsabile", mentre Sandro Magister in un articolo su Espresso.it e Stefano Lorenzetto in un articolo su Il Giornale.it sostenerono la storica per aver portato all'attenzione pubblica il problema.
  8. Dall'intervista di Paolo Nessi, Ellul: contro il tecnicismo inesorabile, la fede nella Provvidenza, ilsussidiario.net, 13 febbraio 2009.
  9. Dall'intervista di Laura Badaracchi, Scaraffia: la Chiesa dia più voce alle donne, Avvenire.it, 1° novembre 2014.

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