Jacques Lacan

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Jacques Lacan

Jacques Lacan (1901 – 1981), psichiatra, psicoanalista e filosofo francese.

Citazioni di Jacques Lacan[modifica]

  • Il desiderio è sempre il desiderio dell'altro.[1]
  • Il sintomo è una metafora.[2]
  • L'amore è donare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole.[3]
  • L'analista non si autorizza che da e di se stesso, ciò va da sé.[4]
  • L'io è sempre nel campo dell'Altro.[5]
  • La verità è l'errore che fugge nell'inganno ed è raggiunto dal fraintendimento.[6]
  • Quando l'essere amato va troppo lontano nel tradimento di se stesso e persevera nell'inganno di sé, l'amore non lo segue più.[7]
  • Quel che si chiama logica o diritto non è mai niente di più che un corpo di regole che furono laboriosamente combinate in un momento della storia debitamente datato e situato da un sigillo d'origine, agorà o foro, chiesa oppure partito. Dunque non spererò niente da queste regole al di fuori della buona fede dell'Altro, e in mancanza d'altro me ne servirò, se cosí giudico o se mi ci si obbliga, solo per divertire la malafede.[8]

Il Seminario III: Le Psicosi[modifica]

Incipit[modifica]

Quest'anno, inizia la questione delle psicosi. Dico la questione, perché non si può parlare subito del trattamento delle psicosi, come una prima nota vi aveva comunicato, e ancor meno del trattamento delle psicosi in Freud, perché questi non ne ha mai parlato, salvo che in modo del tutto allusivo. Partiremo dalla dottrina freudiana per valutare ciò che essa apporta in tale materia, ma non mancheremo di introdurre le nozioni che abbiamo elaborate nel corso degli anni precedenti, e di trattare di tutti i problemi che le psicosi ci pongono oggi. Problemi clinici e nosografici, anzitutto, a proposito dei quali mi è sembrato non completamente individuato tutto il beneficio che l'analisi può produrre. Problemi di trattamento, anche, sui quali dovrà sfociare il nostro lavoro di quest'anno -- ecco la nostra prospettiva.

Citazioni[modifica]

  • Parlare è anzitutto parlare ad altri. (p. 44)
  • La struttura della parola è che il soggetto riceve il suo messaggio dall'altro in forma inversa. (p. 44)
  • [...] l'altro come tale [...] lo scriveremo, se vi garba, con un'A maiuscola. Perché con un'A maiuscola? Per una ragione indubbiamente delirante, come ogni volta che si è obbligati ad apportare dei segni supplementari a ciò che ci dà il linguaggio. Questa ragione delirante è qui la seguente. Tu sei la mia donna -- dopo tutto che ne sapete? Tu sei il mio maestro -- in effetti, ne siete così sicuri? Ciò che precisamente costituisce il valore fondante di queste parole, è ciò cui si mira nel messaggio, [...], è il fatto che l'altro è lì in quanto altro Assoluto. Assoluto, cioè è riconosciuto, ma non è conosciuto. (p. 45)
  • Com'è abituale nell'evoluzione concreta delle cose, colui che ha trionfato e conquistato il godimento diviene completamente idiota, incapace d'altro che godere, mentre colui che ne è stato privato conserva la sua umanità. (p. 48)
  • Ciò che caratterizza un soggetto normale, è precisamente il fatto di non prendere mai del tutto sul serio un certo numero di realtà di cui riconosce l'esistenza. (p. 87)
  • Il linguaggio opera interamente nell'ambiguità, e la maggior parte del tempo non sapete assolutamente nulla di ciò che dite. (p. 136)
  • Nella vostra interlocuzione piú corrente, il linguaggio ha un valore puramente fittizio, prestate all'altro la sensazione che siete sempre lí, cioè che siete capaci di dare la risposta che si attende, e che non ha alcun rapporto con alcunché sia possibile approfondire. I nove decimi dei discorsi effettivamente tenuti sono a questo titolo completamente fittizi. (p. 137)
  • [...] se io mi arrangiassi in modo da essere molto facilmente compreso, talché abbiate la certezza che ci siete, ebbene, proprio in virtú delle mie premesse riguardo il discorso interumano, il malinteso sarebbe irrimideabile. Al contrario, dato che il modo in cui credo di dover accostare i problemi, c'è sempre per voi la possibilità di essere aperti a una revisione di ciò che è detto, in modo tanto piú agevole in quanto il fatto che non ci siete arrivati prima ricade interamente su di me -- lo potete scaricare su di me. (p. 193)

Il Seminario VIII: Il transfert[modifica]

Incipit[modifica]

Ho annunciato che quest'anno tratterò del transfert nella sua disparità soggettiva, nella sua pretesa situazione, nelle sue escursioni tecniche.

Citazioni[modifica]

  • Temo che il rispetto che portate ai vostri simili finisca per rinviarli rapidamente alle loro fisime di resistenza, alle loro idee ostinate, alla loro stupidità innata -- insomma, ai cavoli loro. Che si arrangino! È in questo, credo, che consista in fondo quel fermarsi davanti alla loro libertà che spesso guida la vostra condotta. Libertà d'indifferenza, si dice, ma non certo della loro, bensì piuttosto della vostra. (p. 42)

Citazioni su Jacques Lacan[modifica]

  • A Lacan interessava aver articolato l'inconscio come linguaggio. Io parto articolando il linguaggio come un inconscio, ma affidandolo ai significanti e non ai significati, in balia dei significanti. (Carmelo Bene)
  • Lo psichiatra ha bisogno dello psichiatra. (Martin Heidegger)

Note[modifica]

  1. Da Il seminario, vol. I, in Gli scritti tecnici di Freud (1953-1954), traduzione di Giacomo Contri, Einaudi 1978.
  2. Da L'istanza della lettera dell'inconscio o la ragione dopo Freud, in Scritti, vol. I, a cura di Giacomo B. Contri, Fabbri Editori, Milano, 2007, p. 523.
  3. Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Opera omnia, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, n. 806. ISBN 88-04-43263-2
  4. Da Direttive, traduzione di Giacomo B. Contri, in Lacan in Italia. 1953-78, La Salamandra, Milano, 1978, p. 155.
  5. Citato in AA.VV., Il libro della psicologia, traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 123. ISBN 9788858015018
  6. Da Il seminario, vol. I, in Gli scritti tecnici di Freud (1953-1954), traduzione di Giacomo Contri, Einaudi 1978.
  7. Da Il seminario, vol. I, in Gli scritti tecnici di Freud (1953-1954), traduzione di Giacomo Contri, Einaudi, 1978.
  8. Da Scritti, vol. 1, p. 422, traduzione di Giacomo Contri, Einaudi 1974.

Bibliografia[modifica]

  • Jacques Lacan, Il Seminario III: Le Psicosi, traduzione di Giacomo Contri, Einaudi, 1985.

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