Luigi Torchi

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Luigi Torchi ritratto da Giuseppe Tivoli (1915)

Luigi Torchi (1858 – 1920), musicologo italiano.

La musica istrumentale in Italia nei secoli XVI, XVII e XVIII[modifica]

  • La musica istrumentale italiana è stata la madre della musica istrumentale francese e tedesca, ha passato loro le sue forme, i suoi modelli. Ma se la musica istrumentale francese visse sempre di una virtù assimilatrice, raffinando, secondo il genio proprio della nazione, ciò che prendeva in imprestito, e non s'individuò mai e non fu mai veramente grande ed originale, la musica istrumentale tedesca, che per ciò, sola, dovrà essere tratta eventualmente in rapido confronto colla nostra, ha invece trovato la sua originalità e la sua forza a punto dopo essersi completamente emancipata dalla musica italiana. (p. 582)
  • La musica istrumentale italiana muore dopo aver compiuto la sua orbita evolutiva. L'ingegno italiano, così ricco di risorse, si esaurisce in una specie musicale che non sa o non vuole approfondire nelle sue conseguenze estreme; egli se ne stanca, ne sceglie un'altra. (p. 582)
  • Sono i genî che fanno progredire le arti, lo sappiamo, e la Germania ha avuto Beethoven. Un musicista come Beethoven però è un musicista che ha dei principî, mentre gl'italiani, in generale, per tutto il settecento, lavorano per puro piacere e tutto va bene; cosi essi non trovarono il loro Beethoven; non lo potevano trovare. (p. 582)
  • [...] Beethoven è un'apparizione artistica di immensa importanza storica; egli è il risultato artistico di avvenimenti moderni di significazione mondiale, avvenimenti che avevano molto influito sullo stato della anime in principio del nostro secolo[1], anzi che l'avevano affatto cambiato, avvenimenti che avevan dovuto trovare per legge naturale la loro espressione nell'opera dei poeti, dei pensatori e dei musicisti. Beethoven, in una parola, è, tra questi ultimi, il rappresentante dell'uomo uscito dalla rivoluzione francese. A nuovi sentimenti, dunque, un nuovo stile. (p. 582)
  • Meno conosciuta è l'importanza e l'eccellenza, alle quali erano pervenuti i maestri italiani dei secoli XVII e XVIII nella musica istrumentale. Anch'essa era nata e si era sviluppata in Italia, passando più tardi ai tedeschi insieme alla lirica monodica. I risultati di qualche modesta ricerca che ho fatto [...] mi permettono di affermare che, ad epoche parallele, nel secolo XVII e nel XVIII, l'Italia ha avuto una fioritura di musica istrumentale, che non è meno importante di quella della Germania, che la equivale e che qualche volta perfino la sorpassa. (p. 583)
  • [...] al secolo XVIII doveva essere veramente riserbato di provare l'immensa forza d'espansione che aveva in sé la musica italiana. E questo provò egli colla sua vita musicale fiorente e feconda. Da per tutto, in ogni classe di cittadini, la musica è in altissimo onore, i maestri sono eccellenti, eccellenti i virtuosi. Da per tutto un'animazione artistica non mai più vista, che proveniva dalla fecondità meravigliosa de' musicisti, dai concerti, dagli spettacoli teatrali, dai conservatori di musica, istituti d'arte questi che, allora, avevano una significazione propria, universalmente riconosciuta, altamente italiana, e tutto conservava ancora il proprio carattere.
    E tuttavia quarant'anni appena bastarono perché questa fioritura cessasse e l'Italia rinunciasse al suo primato. La musica italiana non tenne nel dovuto conto prima e seguì poscia solo lentamente il progresso della cultura, si fissò tardi, piuttosto stanca e senza originalità sull'espressione; essa preferì di perdersi in elaborazioni eccessive della forma esteriore, quando il nuovo spirito della musica, quello dei tempi nuovi dovevano dirigerla, la richiamavano anzi, alla ricerca di una nuova forza di espressione interna; ciò decise la sua rapida decadenza. (pp. 584-585)

Note[modifica]

  1. Il riferimento è all'Ottocento.

Bibliografia[modifica]

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