Ludwig van Beethoven

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Ludwig van Beethoven

Ludwig van Beethoven (1770 – 1827), compositore tedesco.

Citazioni di Ludwig van Beethoven[modifica]

  • Händel è il più grande compositore mai vissuto... mi scopro il capo e mi inginocchio davanti alla sua tomba.[1]
Händel ist der größte Komponist, der je lebte. Ich würde meine Kopfbedeckung abnehmen und auf seinem Grab knien.[2]
  • Il mio Fidelio non è stato compreso dal pubblico... io so che la sinfonia è il mio elemento naturale. Quando sento qualcosa in me è sempre la grande orchestra.[3]
  • Il potere che è uno può tutto contro la maggioranza che non lo è.[4]
  • Io non scrivo ciò che preferirei scrivere, scrivo per il denaro di cui ho bisogno. Ma non è detto che scriva solo per denaro, così spero di scrivere infine ciò che per me e per l'arte è la cosa più grande: il Faust.[5]
  • L'arte, che è sacra, non dovrebbe mai lasciarsi disonorare sino alla follia d'un così scandaloso soggetto. Io non sarei mai stato capace di musicare un libretto come quelli su cui Mozart ha potuto lavorare. Non potrei comporre opere come il Don Giovanni e il Figaro: ho un'avversione per questo genere. Non avrei potuto scegliere soggetti simili: sono troppo leggeri per me.[6]
  • La musica è come un sogno, che non riesco a sentire.[7]
  • La musica è il suono elettrizzato in cui lo spirito vive, pensa e crea. Ogni elemento elettrico eccita lo spirito a fluide effuse creazioni musicali. Il mio temperamento è elettrico.[8]
  • [Su Bach] Non "ruscello" [Bach in tedesco] ma "mare" dovrebbe essere chiamato, per la sua infinita, inesauribile ricchezza di combinazioni tonali e armonie.[9]
Nicht Bach, sondern Meer sollte er heissen.
  • Quando apro gli occhi, son costretto a sospirare, perché ciò che vedo contrasta colla mia religione, e son forzato a sprezzare il mondo che non avverte che come la musica sia una rivelazione superiore ad ogni sapienza e filosofia: essa è il vino che dà l'estro a nuove creazioni, ed io sono il Bacco che spreme per gli uomini questo mirabile vino e li inebria nello spirito. Che se in seguito tornano in sé, vuol dire ch'essi hanno fatto di tutto per afferrare quanto li aiuti al regime secco… Io non ho amici, debbo vivere solo con me; ma so con certezza che Dio nella mia arte è più vicino a me che non agli altri uomini; io lo pratico senza paura, ché l'ho sempre riconosciuto e compreso. Né mi preoccupo della mia musica, ché non può avere una brutta sorte. Chi la comprende, deve necessariamente liberarsi da tutte le miserie, che gli altri trascinano con sé…[10]
  • Si dice che l'arte è lunga e breve la vita: Ma lunga è la vita e breve l'arte. E se il suo soffio ci eleva fino agli dèi – Non è che per un istante.[11]
  • Suonare una nota sbagliata è insignificante. Suonare senza passione è imperdonabile.[12]

Autobiografia di un genio[modifica]

  • Il Cielo solo sa che cosa avverrà di me. Vering mi dice che l'udito migliorerà certamente anche se la sordità non potrà essere guarita del tutto. — Più volte già ho maledetto il Creatore e la mia esistenza. Plutarco mi ha indicato la strada della rassegnazione. Voglio, se è possibile, lanciare una sfida alla mia sorte, anche se, finché vivrò, vi saranno dei momenti nei quali mi sentirò la più infelice fra le creature di Dio.[13] (p. 33)
  • L'amore esige tutto e ben a ragione.[14] (p. 66)
  • Noi esseri finiti, personificazioni di uno spirito infinito, siamo nati per avere insieme gioie e dolori; e si potrebbe quasi dire che i migliori di noi raggiungono la gioia attraverso la sofferenza.[15] (p. 74)

Citazioni su Ludwig van Beethoven[modifica]

  • Beethoven: che lo si incontri da soli o in diecimila, non si può far finta di non vederlo. (Luca Goldoni)
  • Beethoven è la retorica della nostra anima, Wagner è la sua sensibilità, Schumann forse il suo pensiero: Mozart è di più, è la forma. (Hugo von Hofmannsthal)
  • Beethoven era talmente sordo che, per tutta la vita, ha creduto di essere un pittore. (François Cavanna)
  • Beethoven occupa, nella storia del pianoforte, il medesimo altissimo posto che egli copre in quella del sinfonismo. Fu pianista di raro valore e ne fanno fede le numerose testimonianze dei suoi contemporanei: Beethoven suonava (disse Ries) «come una forza della natura». Non si ammirava in lui nessun sfoggio di bravura tecnica, nessuna virtuosità vanitosa e fine a se stessa, ma si era interamente presi da quel suonare così espressivo e grandioso. (Alfredo Casella)
  • Beethoven parla come se tutti fossero sordi. Annuncia, svolge, varia, ripete (all'infinito). Quando si pensa che abbia terminato, e si sta per tirare un sospiro di sollievo, ricomincia. Indugia troppo, anche nei suoi paradisi. (Umberto Saba)
  • Beethoven, profondamente immerso in te stesso, ascoltavi e percepivi, tu, sordo, i rumori del mondo intero: Il concerto della tempesta, il concerto della quiete, il concerto dei lamenti, il concerto delle risate! E semplicemente li hai riprodotti, come le montagne l'eco – – –. È nata così la musica del mondo. (Peter Altenberg)
  • Ciò che può sembrare più simile alle fasi monotone di un amore, sono le infaticabili e sublimi tiritere dei quartetti di Beethoven. (Marguerite Yourcenar)
  • È la sinfonia fatta uomo. Tutto tra le sue mani diventò sinfonia. La ultramonodica canna dell'antico pastore per lui si sarebbe fatta orchestra. (Massimo Bontempelli)
  • Egli può fare tutto ma noi non possiamo ancora comprendere ogni cosa, e molta acqua dovrà scorrere sotto il ponte del Danubio prima che sia compreso appieno ciò che quest'uomo ha scritto. (Franz Schubert)
  • I giovani hanno scoperto Beethoven soltanto adesso, perché prima non gliene hanno lasciato il tempo: dai Beatles ai Rolling Stones, da Elvis Presley a Elton John, a cento altri idoli, l'industria dell'imballaggio musicale non ha dato ai ragazzi un attimo di respiro. Ma è bastato, anni fa, un successo cinematografico, L'arancia meccanica, è bastato un abile regista (Stanley Kubrik) che ha riciclato Beethoven in accordi elettronici e il gioco è riuscito. (Luca Goldoni)
  • Il fato (o che altro è) gode a produrre un grande talento e a renderlo poi vano. Beethoven diventò sordo. Uno scherzo meschino, ai nostri occhi: la beffa di un idiota malevolo. (Clive Staples Lewis)
  • Il moralismo di Beethoven in musica: è l'eterno inno di lode a Rousseau, agli antichi francesi e a Schiller. (Friedrich Nietzsche)
  • L'ultima (e bellissima) novità è che i giovani, toh, si sono accorti di Beethoven. (Luca Goldoni)
  • La nostra epoca talvolta è riuscita a stravolgere e a estraniare il significato dei più noti capolavori di Beethoven, ma basterebbe ascoltare con animo vergine la «Grande Fuga» op. 133 per quartetto d'archi per domandarsi stupiti come si sia potuto ancora scrivere della musica. Stravinsky afferma che «se la musica [della Grande Musica] fosse riuscita a penetrare nella coscienza del suo tempo la Musica moderna avrebbe perso, molto prima, parte del suo mordente, e ora dove saremmo?». Beethoven infatti non solo anticipa Schumann, Chopin, Liszt, ma una musica che ancora deve essere scritta. (Gianfranco Maselli)
  • La tua musica: avrebbe dovuto avvolgere il mondo; non noi. Ti avrebbero costruito un pianoforte nella Tebaide; e un angelo ti avrebbe condotto dinanzi allo strumento solitario, attraverso le catene di montagne desertiche in cui riposano re ed etere e anacoreti. E si sarebbe di nuovo slanciato in alto, via, timoroso che tu cominciassi. E allora saresti fluito, o Scorrente, non udito da alcuno; per restituire all'universo ciò che solo l'universo sopporta. I beduini sarebbero fuggiti superstiziosi, lontano; ma i mercanti si sarebbero gettati a terra al limitare della tua musica, come se fossi tu la tempesta. Solo qualche leone si sarebbe aggirato intorno a te, la notte, atterrito di sé, minacciato dal suo sangue eccitato.
    Chi potrà ora sottrarti a orecchie che sono avide? Chi caccerà dalle sale della musica i venali con il loro sterile udito che fornica ma non genera mai? sprizza un seme raggiante, e giocano con esso come puttane, o cade come il seme di Onan fra tutti mentre giacciono nei loro piaceri incompiuti.
    Ma, o sovrano, se un udito vergineo giacesse con il tuo suono: morirebbe di beatitudine o concepirebbe l'infinito e il suo cervello fecondato dovrebbe scoppiare nel parto sonoro. (Rainer Maria Rilke)
  • Le sonate di Beethoven c'inalzano nel regno indefinito del pensiero, agitato da occulte potenze, popolato di esseri sovrumani che parlano un linguaggio di vaticini superbi e di ricordanze sublimi. (Mario Rapisardi)
  • Nessun compositore prima di Beethoven ha mai ignorato le capacità degli esecutori e del pubblico in modo così ostinato. (Charles Rosen)
  • Per Beethoven e il più umile cantante di musica popolare non c'è differenza di genere, ma solo di grado. (Ralph Vaughan Williams)
  • Per me Beethoven è troppo drammatico, troppo personale. (Albert Einstein)
  • Per me ciò che definisce Beethoven è la sua ribellione alle regole, il suo spirito indipendente, quello strano modo di essere romantico, ma anche il suo genio nel trasformare qualcosa di semplice in qualcosa di davvero potente. Voglio ascoltarlo per sempre, così quella musica, quella melodia mi resteranno nel cuore, in eterno. (Yuja Wang)
  • Schumann rappresenta il predominio dell'espressività, della fantasia sul rigore della forma; in Brahms la forma domina sulla fantasia e sull'espressione; solo in Beethoven c'è l'equilibrio perfetto. (Gianluca Cascioli)
  • [Sui quartetti di Beethoven] Si trovano... al limite estremo di tutto ciò che è stato raggiunto finora dall'arte e dalla fantasia umana. (Robert Schumann)
  • Sono i genî che fanno progredire le arti, lo sappiamo, e la Germania ha avuto Beethoven. Un musicista come Beethoven però è un musicista che ha dei principî, mentre gl'italiani, in generale, per tutto il settecento, lavorano per puro piacere e tutto va bene; cosi essi non trovarono il loro Beethoven; non lo potevano trovare. (Luigi Torchi)
  • Tutti ricordiamo l'episodio della vita di Beethoven, quando un amico gli fece obiezione per l'impiego delle quinte consecutive in una delle sue sinfonie. Beethoven rispose: «E con ciò?». L'amico replicò: «Ma le quinte non sono permesse». Beethoven ruggì: «Io le permetto». Proprio questa spontaneità di Beethoven, questa schiettezza cioè verso se stesso a scorno delle regole accademiche, ha con altre sue qualità dato alla musica da lui composta un valore così duraturo. questa "durata" è importante elemento in tutta la musica. (Leopold Stokowski)
  • Un’orgia di frastuono e di volgarità [per la prima esecuzione della Quinta di Beethoven]. (Louis Spohr)[16]

Arancia meccanica[modifica]

  • Era stata una magnifica serata e, per un finale perfetto, quel che ci voleva era un tocco del gran Ludovico Van.
  • [Durante la cura di Ludovico] Stop basta vi prego vi supplico! È un Delitto! È un Delitto! Delitto, delitto, DELITTO!
    — "Delitto"?! Che cosa sarebbe "delitto"?
    — Quello! Usare Ludovico Van così, lui non ha mai fatto male a nessuno! Beethoven ha solo scritto musica!
    — Sta per caso alludendo alla musica di fondo?
    — Sì!
    — Conosceva Beethoven, prima?
    — Sì!
    — Lei si diletta di musica?
    — SÌ!!!
    — ... [Rivolgendosi sottovoce alla Dottoressa Branon] Niente da fare. È l'elemento punitivo immagino. Chissà quanti saranno contenti. [Rivolgendosi ad Alex] Mi spiace Alex! È per il suo bene! Dovrà avere un po' di pazienza!
    — ...Non è giusto! Non è giusto che mi venga nausea quando sento il dolce dolce Ludovico Van!

Caparezza[modifica]

  • Da grande suonerò la Pastorale | ora sul piano resto curvo come un pastorale, | mio padre è d'umore un po' grigio, mi vuole prodigio | ma sono solo un bambino e c'è rimasto male.[17]
  • Sono Ludovico, culto, mito, | donne mi scansano come avessi avuto il tifo, | troppi affanni, a trent'anni ho perduto udito: | tu mi parli e mi pari un fottuto mimo. | Se la mettiamo su questo piano la mia vita, | ha senso se la mettiamo su questo piano.[17]
  • Scrivo mille lettere, faccio rumore, | lotto col silenzio ma ce la farò, | tengo la mia musica, lascio l'amore, | io sarò immortale, la mia amata no.[17]

Primo Levi[modifica]

  • Beethoven è, come Goethe, il grande, complesso, completo naturalista; e, non ammirandolo meno del poeta, lo amiamo di più, in ragione non soltanto delle sue sventure, ma per la intensità d'emozione ch'egli, grazie al dolore provato, è capace di suscitare nell'anima nostra. Non meno filosoficamente obbiettivo di Goethe, egli è insieme assai più soggettivo. Noi sentiamo che Beethoven fortunato avrebbe saputo e voluto fare per Goethe ciò che il fortunatissimo Goethe, pur professandogli affetto, non seppe per lui, e l'ossequio che c'inspira il suo genio è scaldato dall'amore che ci suscita la sua persona.
  • Beethoven è il mare, la terra, il cielo, ed è insieme l'umanità.
  • Considerare Beethoven paesista soltanto nella Pastorale sarebbe rimpicciolirlo indegnamente. Tutte le sue Sinfonie, tutta l'opera sua è investita e rivestita di questo sentimento della Natura, che finisce col prorompere nell'Inno della Nona, ma che permea da ogni sua creazione.

Giuseppe Vannicola[modifica]

  • Beethoven è l'uomo del silenzio. L'uomo che la parola può appena avvicinare; l'uomo che, avviluppato di silenzio, ispira e comanda il silenzio; l'uomo per cui il silenzio è atmosfera musicale.
  • Beethoven è noi, sintesi di tutti gli sviluppi storici secolari della nostra storia, di tutte le raffigurazioni del nostro senso, di tutti gl'incitamenti perenni del pensiero e del sentimento, di tutte le rivelazioni trascendenti dell'Ideale, di tutti i misteri inviolati dall'essere nostro. Beethoven è noi, alfa e omega, labaro e viatico, sogno e luce, realtà e mistero, fonte e custodia di tutto quanto noi, nascendo, ereditiamo nella vita e noi, morendo, raccomandiamo alla vita.
  • Il dolore è come il sinonimo del nome di Beethoven. Il dolore ch'egli esprime e il nome che esprime la sua individualità sono inseparabili. Il dolore beethoveniano è d'una solennità smisurata: una profusione di lagrime che somiglia all'oceano: il mare e il cielo si toccano all'orizzonte senza confondersi. Come l'oceano il dolore beethoveniano riempie gli sguardi senza stancarsi e sfugge alla monotonia per la sua stessa grandiosità. [...] Quel che nasce dal dolore beethoveniano è l'inno alla gioia della IX sinfonia. Il dolore beethoveniano è edificante, è un dolore che costruisce.
  • La Musica di Beethoven è, nell'ordine intellettuale, quel che è la speranza nell'ordine morale: un Presentimento e un Ricordo. Perciò la sua forma è Preghiera.

Opere[modifica]

Note[modifica]

  1. Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 86. ISBN 9788858022894
  2. Citato in Friedrich Kerst (trad. di Henry Edward Krehbiel), Beethoven, the Man and the Artist, as Revealed in his own Words, 1964, p. 54.
  3. Da una lettera a Ignaz von Seyfried; citato in Ferdinando Ballo, A proposito di un'edizione fonografica del "Fidelio", L'Approdo Musicale, n. 6, aprile-giugno 1959, p. 118.
  4. Citato in Luigi Magnani, Beethoven nei suoi Quaderni di conversazione, Laterza, 1970, p. 38.
  5. Da Quaderni di conversazione.
  6. Citato in Clemente Fusero, Mozart, SEI, Torino, 1947.
  7. Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 156. ISBN 9788858022894
  8. Rivolto a Bettina Brentano; citato in Luigi Magnani, Beethoven nei suoi Quaderni di conversazione, Laterza, 1970, p. 228.
  9. Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 101. ISBN 9788858022894
  10. Citato in una lettera di Bettina Brentano von Arnim a Johann Wolfgang von Goethe, 28 maggio 1810, in Bettina Brentano von Arnim, Carteggio di Goethe con una bimba, traduzione di Giovanni Necco, Treves, Milano, 1932; citato in Aa. Vv., Romanticismo e musica. L'estetica musicale da Kant a Nietzsche, a cura di Giovanni Guanti, EDT, Torino, 1981, pp. 151-152. ISBN 8870630161
  11. Citato in Luigi Magnani, Beethoven nei suoi Quaderni di conversazione, Laterza, 1970, p. 103.
  12. Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 161. ISBN 9788858022894
  13. Dalla lettera a Franz Gerhard Wegeler, Vienna, 29 giugno 1801.
  14. Da una lettera del 6 luglio 1812.
  15. Dalla lettera alla contessa Anna Marie Erdödy, Vienna, 19 ottobre 1815.
  16. Citato in Storia della bruttezza, a cura di Umberto Eco, Bompiani, Milano, p. 393. ISBN 978-88-452-7389-6
  17. a b c Il brano racconta le storie di Ludwig van Beethoven e Mark Hollis (i cui nomi nel testo vengono italianizzati rispettivamente in Ludovico e Marco), musicisti che hanno compiuto scelte di vita opposte: il primo si è dedicato alla musica fino alla morte, mentre il secondo ha preferito ritirarsi a vita privata dopo il successo.

Bibliografia[modifica]

  • Ludwig van Beethoven, Autobiografia di un genio. Lettere, pensieri, diari, a cura di Michele Porzio, Mondadori, 2001. ISBN 88-04-47878-0

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