Madre di Grendel
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La madre di Grendel, mostro presente nel poema epico Beowulf.
Citazioni della madre di Grendel
[modifica]- Hai finalmente conosciuto tuo figlio? [...] Vale tanto più del mio povero idiota Grendel, ma suo padre... suo padre vale tanto più di quanto sia mai valso quel grasso e stupido Hrothgar.
- Questi uomini sono deboli, è vero. Ma uccidono ugualmente draghi e ammazzano troll e fanno guerre e tengono il destino del mondo nelle loro piccole e morbide mani, anche mentre tu giochi con quei pezzetti di conchiglie.
- Ricorda, loro ci faranno del male. Ne hanno uccisi tanti di noi... della nostra specie... giganti, draghi. Ci hanno dato la caccia fin quando non ne sono rimasti più da inseguire. Daranno la caccia anche a te, se prendi l'abitudine di ucciderli.
- Beot ðæt bordstæðu on baswe flodas.
- [Ricopri la riva di rosse maree.]
- Grendel, che cos'hai fatto? Hwæt hafast ðū dōn, Grendel?
- Sei colui che chiamano Beowulf? Il bell'orso? Il lupo? Che uomo forte sei. Hai la forza di un re. Il re che un giorno diverrai.
- Serve molto fascino per diventare re. Un uomo come te potrebbe ispirare il più grande poema mai cantato. La tua storia continuerebbe a vivere anche quando tutto ciò che un re vivo sarà cenere.
Citazioni sulla madre di Grendel
[modifica]- Alle mie spalle, ai confini del mondo, la mia grassa madre, pallida che pare emani una luminescenza, continua a dormire, vecchia, amareggiata, nella tetra stanza sotterranea. Megera gonfia d'anni, confusa, stremata dalla sofferenza. Colpevole, così immagina, di qualche crimine ormai scordato, forse ancestrale. (Dev'esserci qualcosa d'umano in lei). Non che pensi. Non che analizzi e ponderi i polverosi meccanismi della sua miserevole e sciagurata vita. Nel sonno s'aggrappa a me come per schiacciarmi. Mi libero. - Perché siamo qui? - le domandavo un tempo. - Perché restiamo in questa tana putrida e maleodorante? - Trema alle mie parole. Le labbra spesse fremono. - Non domandare! - implorano gli artigli agitati. (Non parla mai). - Non domandare! - Una volta pensavo si trattasse di un terribile segreto. Le lanciavo un'occhiata scaltra. Me lo dirà al momento giusto, pensavo. Non mi diceva nulla, però. Io continuavo ad aspettare. (John Gardner)
- Anche ora, lei trama. E con il tuo potere, cresce anche il figlio dei tuoi fallimenti, solo e nutrito dall'odio. (La leggenda di Beowulf: Il videogioco)
- Perfino la mamma non mi ama per me stesso, la mia sacra specificità (eh eh oh ah), ma per la mia natura di figlio, il fatto che le appartengo, per lo spazio che occupo nell'aria come prova tangibile del suo potere. L'ho messa da parte - con dolcezza, sollevandola per le ascelle come una bambina - dimostrando che non ha potere fuorché quello che le concedo per capriccio momentaneo. (John Gardner)
- D'un subito, la creatura che, con brama crudele, famelica e cupa, per cento stagioni aveva retto quell'equoreo reame, percepì che, dall'alto, un uomo era disceso per vedere la dimora degli esseri inumani. Allora lo ghermì, afferrò l'audace guerriero tra le sue grinfie tremende. Ma non poté giungere a ferirgli il corpo, che rimase intatto: la cotta di maglia lo avvolgeva e proteggeva, sì che ella, con le dita crudeli, non poté penetrare la camicia di anelli di ferro che egli indossava per la battaglia. Poi, lei, quella lupa delle onde, spingendosi verso il fondo del mare, trascinò con sé, nella propria dimora, il principe rivestito di ferro.
- La madre di Grendel, l'orchessa, un feroce distruttore in forma di donna. La desolazione era nel suo cuore, nel cuore di colei che era costretta a vivere nelle acque tremende, nelle gelide correnti, da quando Caino, armato di spada, si fece l'uccisore dell'unico fratello, parente suo per sangue di padre.
- Lei gli fu sopra, all'invasore della sua sala, ed estrasse un pugnale la cui lama era ampia e brunita: pensava di vendicare il figlio, il suo unico figlio.
- Questo ho udito narrare, dagli abitanti della terra, dai miei vassalli nelle loro sale, sì, dire di come avessero visto due esseri possenti vagare per i luoghi aperti, abitatori delle brughiere, creature straniere. Di queste, per quanto poterono discernere, una aveva forma di donna.
- Al di là della brughiera e della foresta e delle paludi, nella caverna sotto la caverna, questa profonda e antica cavità nella sottile crosta del mondo, la madre di Grendel piange sola. Ha trasportato il corpo mutilato del figlio dalla pozza, la pozza sotto il laghetto superiore, e lo ha disteso dolcemente su una sporgenza in pietra nel muro dell'immensa caverna. Una volta quella sporgenza era un altare, un luogo sacro costruito dagli uomini per venerare una dea dimenticata di un popolo dimenticato, e il piano d'ardesia color carbone è incrostato con gli avanzi delle offerte di tanto tempo fa, gioielli e pezzi d'oro, d'argento e di bronzo, e ossa di animali e uomini. Qualsiasi cosa sia stata, ora è solo l'ultimo letto del figlio morto. Lei si china, le sue labbra sfiorano la pelle senza vita del figlio, i lunghi artigli accarezzano lo sfiorito cadavere. Lei è vecchia, anche mentre le montagne e i mari segnano il tempo, anche mentre Aesir e Vanir e i giganti di Jotunheimr contano il passaggio delle ere, ma il peso del tempo non le ha indurito il cuore alla perdita. L'ha resa, semmai, più consapevole del vuoto lasciato da ciò che le è stato tolto.
- È grottesca, come se il suo creatore avesse avuto in mente un orrendo amalgama tra una lucertola e una bestia marina. Ha occhi lapislazzuli e la sua ruvida criniera sembra intessuta con un filo d'oro.
- Ha molti nomi. Forse una volta è stata venerata come una dea. Qualcuno l'aveva chiamata Njordr, moglie di Njord, altri Nerthus, dea della fertilità e altri ancora signora della laguna. A questo non credo. Lei è qualcosa strisciato fuori dal mare, un tremendo fantasma uscito dalle sale di Aegir. Ha abitato a lungo nel laghetto che tuo padre chiama la tomba dei draghi, e in occulte caverne che portano nel mare. Presso di lei Hrothgar ha generato il suo unico figlio.
- Non sa se nel grande, ampio mondo, esiste ancora qualcuno della sua razza, e così crede di essere l'ultima. Né troll ne gigante o drago né qualcosa che li assomma, una qualche razza notturna generata nei primi giorni della creazione, quando Midgard era ancora giovane, e poi cacciata, spinta nel corso di innumerevoli millenni nell'oblio. Lei aveva una madre, che ricorda vagamente, soprattutto quando si sveglia da un sogno o quando si addormenta. Se mai ha avuto un padre, il suo ricordo è svanito per sempre.
Molto prima dell'arrivo dei danesi, su questa terra c'erano uomini che la chiamavano Hertha e Nerthus, e la adoravano in boschetti sacri e in laghi cheti e in grotte segrete come Madre Terra, come Nerpuz e a volte come Njordr dell'Asynja, moglie di Njord e dea del mare. Lei aveva sempre accolto con piacere le loro preghiere e le loro offerte, i tributi e il rispetto che avevano di lei. La paura che avevano di lei la teneva al sicuro, ma non era mai stata una dea, solo qualcosa di più tremendo e di più bello dei semplici uomini.
Ora è una leggenda, intravista da viaggiatori sfortunati nelle notti tempestose. Marinai e pescatori su e giù per le coste danesi scambiano timorosi sussurri di sirene e troll marini e sahagin. Coloro che passavano accanto alla palude nelle notti di mezza estate potrebbero avere scorto di sfuggita l'aglaec-wif, l'aglaeca, la merewife o moglie del demonio. Ma sia lei sia tutti i suoi antenati sarebbero stati dimenticati completamente e per sempre dall'umanità se non fosse stato per Grendel. - Potrei dirvi, mia regina, che nella saggezza dei miei anni ho appreso che nessuna beltà vale un simile tremendo prezzo. Potrei dirvi che era solo una rivoltante strega del mare che mi ha ammaliato con un sortilegio e mi ha indotto a pensare che fosse tanto bella. Ma quale vantaggio ne trarremmo? Sì Wealtheow, è splendida, una bellezza oltre ogni giudizio e oltre mere parole e quasi oltre la fantasia. Una bellezza per quale morirebbe gli stessi dei di Asgard. [...] O addirittura il vostro Gesù spirituale. [...] Anche lui sarebbe sceso dalla sua croce romana per amore di una simile bellezza. (Beowulf)
- Quella, la madre di Grendel, la signora della laguna, dicono che suo figlio non fosse altro che la sua pallida ombra.
- – Era davvero tanto bella, Beowulf? Una bellezza così gravosa?
– Bellissima e piena di belle promesse. - La madre, la "strega", non è la mia maledizione. Non più ormai. Non più.
- Non è una strega, Beowulf. Lo sappiamo tutti e due.
- Scomparsa lei, la genìa dei demoni tornerà nelle tenebre da cui proviene.
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