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Mannequin

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Mannequin

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Titolo originale

Mannequin

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti d'America
Anno 1987
Genere commedia, sentimentale, fantastico
Regia Michael Gottlieb
Sceneggiatura Michael Gottlieb, Edward Rugoff
Produttore Joseph Farrell
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Mannequin, film statunitense del 1987 con Andrew McCarthy e Kim Cattrall, regia di Michael Gottlieb.

Edfu, Egitto, molto tempo fa, poco prima di pranzo [testo in sovrimpressione]
Madre di Emmy: Ema, guarda che lo so benissimo che sei lì dentro. [Ema sospira] È tutto pronto per il matrimonio.
Emmy: Vi prego, dei, liberatemi da questa piaga!
Madre: Hai detto no all'orafo, al mercante di grano, e anche al capo-assaggiatore del faraone. C'è rimasto un uomo solo disposto a prenderti, e perciò sposerai Hazzi-Ra.
Emmy: Bene. E che mestiere fa?
Madre: Mmh... vende combustibile.
Emmy: Mamma!
Madre: E va bene, vende letame di cammello!
Emmy: Niente da fare.
Madre: No, tu lo fai eccome!
Emmy: Mamma, io non mi voglio sistemare. Voglio realizzarmi, voglio tentare cose che mai nessuno ha mai tentato prima di me. Io voglio volare.
Madre: Ah, certo! E io voglio fumare e mandare tuo padre all'inferno! Oh, Emmy, Emmy, se io fossi convinta che noi donne possiamo cambiare le cose in questo mondo, non credi che ti incoraggerei?
Emmy: Ma...
Madre: No, no, no, la nostra è una vitaccia, ma o prendere o lasciare.
Emmy: Ma ci sarà il sistema per vivere meglio! Vi prego, dei, vi prego, fatemelo scoprire!
Madre: Sì, capirai! Il Nilo sta straripando, c'è una tremenda carestia di grano, il faraone ha le emorroidi, figurati se gli dei hanno il tempo di occuparsi di te! [c'è un terremoto e improvvisamente Ema scompare] Emmy! Emmy! [continua a chiamarla sconsolata]

Dialoghi

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Citazioni in ordine temporale.

  • Jonathan [parlando al manichino che ha creato]: Che cosa mi diresti se ti dicessi che diventi ogni giorno più bella? Eh? Come hai detto? [lo trae a sé] Braccia e gambe?! Oddio, scusa, l'ho dimenticato. [porta il busto del manichino in giro nel laboratorio canticchiando e lo appoggia su varie paia di gambe] Non è abbronzata. Che ne pensi? Parla, non fare la timida, dai! [...] Sesso sbagliato! [...] Ecco! Adesso sì che vai forte! Un bel paio di gambe, formidabile! [va a prendere le braccia] Tu non sei Braccio di Ferro. [le sostituisce con altre meno muscolose. Le assembla poi si scontra col suo superiore] Capo! Stavo per venire da lei.
    Capo: Tu vinceresti il premio per il miglior fantoccio dell'anno, Switcher.
    Jonathan: Già, sembra vera, non trova anche lei?
    Capo: Io non sto parlando di quella.
    Jonathan: Ah. Be', che ne dice? L'ho fatta in sei giorni soli, se mi ci metto ne potrei sfornare tre o quattro al mese.
    Capo: No, tu ne devi sfornare almeno tre o quattro al giorno, Switcher! Avanti, pensa a lavorare!
    Jonathan: Mi scusi, e la qualità, capo? Lo stile, l'eleganza sono cose che richiedono tempo.
    Capo: Ora basta! Sei licenziato!
    Jonathan: L-licenziato?! Mi scusi, la potrei finire? Vede, io sono uno scultore – io studio da scultore, e questo è il mio capolavoro...
    Capo: Sparisci! Subito!
  • Signora Timkin: Oh, stanno mettendo su l'insegna! Che bello! [rivolta agli operai] U-uh! È un pochettino storta! [rivolta a Jonathan, che sta osservando la scena] Non è fantastico? C'è già un cliente che fa la coda per entrare! Mi dica, le piace l'insegna del centenario?
    Jonathan: È molto carina. Ma davvero sta qui da cent'anni?
    Signora Timkin: No, io di persona no, ma il magazzino sì. Fu costruito da mio nonno, Teddy detto Prince. Mio padre lo ha gestito fino alla sua recente scomparsa.
    Jonathan: Ah, mi dispiace.
    Signora Timkin: Era molto vecchio, ed è morto come ha sempre desiderato, tra la biancheria intima.
    Jonathan: Come ha detto?
    Signora Timkin: Un infarto mentre era al reparto biancheria intima.
    Jonathan: Ah, no...
    Signora Timkin: Mi scusi, quell'insegna non è ancora perfettamente a posto. [un uomo che spinge un carrello urta l'operaio che tiene la corda dell'insegna e gliela fa mollare]
    Jonathan: Attento! [...] [l'insegna cade] Attenta, signora, si tolga! [Jonathan fa per bloccare l'insegna e ne viene investito] L'ho presa! [rimane aggrappato all'insegna che oscilla avanti e indietro come un pendolo]
    Signora Timkin: Giovanotto, quanto mi spiace!
    Jonathan: Non è il caso, non c'è problema!
    Signora Timkin: Se posso fare qualcosa per riparare...
    Jonathan: Sì! Avrei bisogno di un lavoro!
    Signora Timkin: Lei che cosa fa?
    Jonathan: Qualsiasi cosa!
    Signora Timkin: E quando può cominciare?
    Jonathan: Appena ho finito qui!
    Signora Timkin: Yu-hu, giovanotto! Ma lei come si chiama?
    Jonathan: Mi chiamano Jonathan Switcher!
    Signora Timkin: È assunto!
  • Jonathan [rivolto al manichino]: Io qua sto diventando pazzo! Tutti gli artisti si innamorano di quello che creano, ma tu mi sembri così... speciale. Oh!
    Hollywood: Aaah! Bravo il mio piccolo Shakespeare! Sono le paroline più dolci che mai abbia udito!
    Jonathan: No, ecco, io stavo provando la battuta di una recita...
    Hollywood: Secondo me è sempre meglio non cercare di spiegare, aggiunge un mistico alone alla nostra immagine.
    Jonathan: Ah... no, no! Io sono un ragazzo normale, OK?
    Hollywood: Non vorrai deludermi. Quando hai finito di conversare con lei, per favore portala alla vetrina numero tre, mh?
    Jonathan: Certo, contaci. [gli porge la mano] Io mi chiamo Jonathan Switcher.
    Hollywood: Hollywood. Hollywood Montrose. Uh! Non senti che è una sinfonia?!
    Jonathan: Oh, e che sinfonia!
    Hollywood: Io qui faccio il vetrinista. Ci divertiremo tanto, tanto, tanto! Oh, sono così contento che sei venuto a lavorare qui!
    Jonathan: Davvero?
    Hollywood: Ma certo, tesoro! Non pensavo che potessero assumere uno più strano di me. Ah! [se ne va ridacchiando]
  • Jonathan: Che ti prende? Non ti piace il tuo nuovo foulard?
    Emmy [prendendo vita]: Non è mica granché.
    Jonathan: Oh! Cristo!
    Emmy: Che strano modo di dire "ciao"!
    Jonathan: Che diavolo sta succedendo?
    Emmy: Io mi chiamo Ema Hesiré, ma tu puoi chiamarmi Emmy.
    Jonathan: È uno scherzo, vero? È la festa delle matricole versione grandi magazzini. Ti ha pagato Hollywood.
    Emmy: Nessuno mi ha pagata, Jonathan. Tu sai benissimo chi sono.
    Jonathan: Non è possibile. Ecco, l'insegna! La scossa che ho preso. Le mie cellule cerebrali si sono fuse!
    Emmy: Che pena mi hai fatto ieri sera, avevi un'aria sperduta e disperata.
    Jonathan: Cosa?! Ieri sera tu mi hai visto?! No, non puoi essere lei!
    Emmy: Mentre mi creavi, non hai sentito delle vibrazioni? Le tue mani erano mosse da una forza che veniva dall'altro mondo. Hai fabbricato questo corpo perché io tornassi alla vita!
    Jonathan: È... è un incontro ravvicinato o sto dando i numeri?
    Emmy: Sono così felice di avere scelto te! [lo abbraccia]
    Jonathan: Be', volevi che creassi una a cui poi non piacessi? Allora, raccontami un po' la tua vita, non me la ricordo più.
    Emmy: È una storia lunga, sono nata nel 2514 avanti Cristo in Egitto, per cui avrò 4 501 anni il prossimo aprile.
    Jonathan: E chi le paga le candeline?
    Emmy: Non ero libera di fare niente. Sai i miei chi volevano farmi sposare?
    Jonathan: Chi?
    Emmy: Un venditore di letame.
    Jonathan: Me lo dovevo immaginare! Ma sì, è lo stress! Sto avendo le allucinazioni per via dello stress!
    Emmy [gli passa una mano tra i capelli]: E questo ti sembra un'allucinazione? Avanti, andiamo a divertirci un po'!
    Jonathan: Sarà l'inquinamento. Il cibo sofisticato...
    Emmy: Jonathan! Andiamo!

Altri progetti

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