Marco Terenzio Varrone
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Marco Terenzio Varrone (116 a.C. – 27 a.C.), scrittore romano.
De re rustica
[modifica]- [Sui germi] Alcune minuscole creature galleggiano nell'aria ed entrano nel corpo dalla bocca o dal naso, provocando gravi malattie.[1]
- Gli dèi aiutano coloro che ad essi si rivolgono. (I, 1, 4)[2]
- Quello della porta è il passo più lungo per mettersi in cammino.(I, 2, 2)[2]
Satire menippee
[modifica]- Domani si fa a credenza, oggi no.[3]
- Cras credo, hodie nihil.
- Soppesare ogni parola con il bilancino dell'orafo. (fr. 419 Bücheler)[4]
- Unum quodque verbum statera auraria pendere.
- Un difetto della moglie si deve eliminarlo o sopportarlo: chi elimina il difetto si assicura una moglie più trattabile; chi lo sopporta rende migliore se stesso. (fr. 83 Bücheler)[5]
Note
[modifica]- ↑ Citato in AA.VV., Il libro della biologia, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2022, p. 146. ISBN 9788858039595
- ↑ a b In Opere.
- ↑ Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 476.
- ↑ Citato in Dizionario delle sentenze latine e greche, a cura di Renzo Tosi, Rizzoli, 2017, § 72.
- ↑ Citato in Emilio Pianezzola, Autori di Roma antica, vol. 2, Le Monnier, 1987, pp. 99-100.
Bibliografia
[modifica]- Marco Terenzio Varrone, Opere, a cura di Antonio Traglia, UTET, Torino, 1974.
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