Mario Calderoni

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Mario Calderoni (1879–1914), filosofo italiano.

Citazioni di Mario Calderoni[modifica]

  • [Riferendosi a Croce e a Bergson] [...] hanno il torto di prendere sul serio l'affermazione che quel tanto d'arbitrario che le più recenti teorie della conoscenza costruite dagli scienziati sono costrette ad ammettere nella scienza, tolga alla scienza stessa il suo carattere di scienza vera. Il Croce s'illude che si possa giungere ad una conoscenza "più vera", col risalire dai concetti "parziali" e "artificiali" della scienza (pseudoconcetti!) a quello che egli chiama il concetto "puro", all'universale; quasi che questo concetto "puro" non fosse in realtà, al pari della "intuizione" del Bergson, l'indistinto, l'indiscriminato, l'inconscio; quasi che liberarsi dal presunto arbitrario insito nella scienza non fosse liberarsi da ogni e qualunque conoscenza.[1]

Citazioni su Mario Calderoni[modifica]

  • Critico superficiale di Marx e del materialismo storico, senz'avvedersene, nel suo maggior lavoro, le Disarmonie (che reca il sottotitolo di Saggio di una estensione della teoria ricardiana della rendita), viene offrendo analisi e rilievi che sembrano talora incontrarsi con alcuni degli aspetti più interessanti di una problematica intesa a connettere, con situazioni storiche e rapporti economici, valutazioni e idealità morali. (Eugenio Garin)
  • Le pagine che Calderoni ha scritto sulle questioni di parole, sulla previsione, sul rapporto fra economia e morale (Disarmonie economiche e disarmonie morali, 1906), sulla «volontà», su valori e valutazioni, sono fra le più felici della letteratura filosofica del secolo. (Eugenio Garin)

Note[modifica]

  1. Giovanni Vailati e Mario Calderoni, Il pragmatismo, a cura di Giovanni Papini, Carabba, Lanciano, 1918, pp. 238-239; citato in Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, 1989, vol. 3, p. 355.

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