Maurice Bardèche

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La tomba di Maurice Bardèche

Maurice Bardèche (1907 – 1998), saggista, giornalista e critico d'arte francese.

Fascismi o fascismo?[modifica]

  • Il militante fascista, il militante repubblicano, il militante comunista sono, in fondo, lo stesso uomo; portano la stessa uniforme del disinteresse e del coraggio. Ma gli uni giurano sull'eccellenza del suffragio universale, gli altri sull'infallibilità del proletariato, mentre i fascisti vogliono stabilire ordine e giustizia fra gli uomini senza consultarli. (p. 12)
  • [...] tutti i fascismi hanno un tratto in comune, evidente e che fa parte della loro definizione: sono anti-democratici. Ma non lo sono per il gusto dell'autorità o per ridurre i loro avversari all'impotenza, meno ancora per asservire il popolo: sono anti-democratici perché vedono nella democrazia lo strumento del loro asservimento. (pp. 17-18)
  • Ogni tentativo di capire il fascismo, o soltanto di descriverlo esattamente, suppone che si ammetta una crisi nella società di oggi. Per coloro i quali pensano che tutto vada per il meglio nel migliore dei mondi, il fascismo non ha maggiori spiegazioni che la caduta di un aerolite. Ciò che i marxisti chiamano «alienazione del lavoratore», i fascisti dicono «alienazione del popolo». Se uno non sente questa alienazione è difficile capire sia il fascismo che il comunismo; se si è estranei a questo malessere, a questa frustrazione, si può essere certamente uno storico preciso del fascismo, ed io sono certo che De Felice fa ogni sforzo per esserlo, ma si hanno molte possibilità di capire la natura stessa del fascismo e quindi di farne un'analisi soddisfacente? (pp. 23-24)

Storia della donna[modifica]

Incipit[modifica]

È ben difficile tracciare la storia delle donne quando ci si accinge all'impresa di risalire al di là degli annali lasciati dagli uomini. Pochi sono i mezzi a disposizione per correggere la versione quasi sempre virile che la tradizione ci offre sui rapporti sociali. Eppure molti sono i motivi per dubitarne. Le società cosiddette primitive ci aiutano ben poco. Presentano sistemi di vita piuttosto contraddittori. E inoltre, gli etnologi ci consigliano la prudenza: infatti costumi di società che, in realtà, erano decadenti o, al contrario, pietrificate in un rigoroso tradizionalismo, sono stati spesso scambiati per forme di vita primitiva e conforme alla natura. I teorici combattono una battaglia accanita su un fronte immenso. È una guerra d'assedio. Ognuno si protegge con una moltitudine di esempi che l'avversario distrugge, pazientemente, uno ad uno, dimostrando che non provano nulla. Da questa moltitudine di piccoli fatti, tuttavia, si può trarre qualche visione d'insieme, che, perlomeno, ci proteggerà da certi pregiudizi che hanno preso piede in questo campo.

Citazioni[modifica]

Dalle ere primitive ai barbari e all'Islam[modifica]

  • Le strutture sociali di certi popoli considerati primitivi testimoniano ancora la supremazia che le donne ebbero, un tempo, nelle città degli uomini. Presso certe popolazioni, la coabitazione, che a noi sembra un carattere essenziale del matrimonio, non esiste. Il genero, personaggio spesso subalterno anche nelle nostre famiglie moderne, presso questi popoli è costretto ad una condizione penosa. La donna, quando si sposa, continua a risiedere nel proprio gruppo, mentre l'uomo, il marito, è essenzialmente uno «straniero», un visitatore. (vol. I, Introduzione, p. 6)
  • Nelle tribù del Queensland, che hanno alimentato le osservazioni dei sociologi, i figli appartenevano al clan della madre e ne portavano il nome. Il clan del genitore non aveva alcun diritto su di loro. Questi bambini non immaginavano neppure di poter avere un qualsiasi legame di parentela col collaboratore della loro madre in questa faccenda. Quando scoppiava la guerra fra i due clan, combattevano col clan materno, il che li esponeva all'eventualità di mangiare i propri padri o di essere mangiati da loro, cosa sulla quale nessuno trovava da ridire. L'uomo che insegnava loro ad andare a caccia ed a fare la guerra era il fratello della madre ed essi non pensavano minimamente che qualcun altro potesse rivendicarne il diritto. Quindi il figlio eredita dalla madre e dallo zio. Il marito non eredita mai, continua a essere lo straniero, non partecipa al rango e neppure al patrimonio. Non appena la famiglia si eleva, il marito non è altro che lo stallone al servizio della donna. È il ventre che nobilita, il matrimonio no. Il figlio sarà principe, lo zio regna, il padre rimane nessuno. (vol. I, Introduzione, p. 7)
  • Nella famiglia primitiva, come oggi ci viene descritta, la donna è dunque pari all'uomo e ne è la compagna. Gli è vicino nei pericoli e nei compiti di ogni giorno, scavando la terra col suo bastone, dissotterrando le radici e scegliendo i giovani germogli. È la femmina battagliera che, accanto al maschio, difende l'antro in cui sono nascosti i piccoli. (vol. I, Introduzione, p. 10)
  • Nefertiti, la regina-diva, impone la moda ed i ricami. Ha voluto essere accompagnata nella tomba dai suoi vestiti più belli. La linea impone vita alta, seni piccoli e sodi, fianchi stretti, gambe snelle. Questa taglia mannequin naturalmente esige anche mani lunghe, affusolate. Gli occhi vengono allungati col trucco, la bocca ritoccata col rossetto, i capelli sono corti. È però consigliabile mettere sopra questi adorabili capelli corti una parrucca che arriva fin sotto le spalle e che è sormontata da un fiore di loto. (vol. I, cap. II, p. 82)
  • Aisha era veramente una giovanissima ragazza, aveva nove anni. Era graziosa, birichina e un poco folle e sottomise tutta la casa ai suoi capricci fino all'età di diciotto anni, epoca nella quale divenne una giovane vedova, molto temuta dagli amici del Profeta e dai commentatori del Corano per le sue risposte impreviste e le sue idee originali. (vol. I, cap. X, p. 367)

Dai Carolingi al XX secolo[modifica]

  • Anne-Marie de Schurman, a trent'anni, è celebre e famosa in tutta Europa. [...] Conosce l'ebraico, l'arabo e naturalmente, il latino e il greco; dipinge, incide e scolpisce, conosce la musica. Marìa Gonzaga, regina di Polonia, si è fermata ad Utrecht per andarla a trovare. L'Università le permette di assistere, da una tribuna, alla discussione delle tesi, alle quali le donne non erano mai ammesse. (vol. II, cap. V, p. 226)
  • [...] una delle cose che stupiscono maggiormente gli uomini del nostro tempo, che non conoscono neppur più la propria religione, è senza dubbio vedere come tante donne si siano gettate con passione nella discussione sul giansenismo e che Madame de Sévigné abbia potuto leggere Nicole e l'indigesto Arnauld, come al tempo dell'Action française si leggeva Maurras o Daudet. (vol. II, cap. V, p. 228)
  • La deliziosa marchesa di Prie, moglie d'ambasciatore a quindici anni, fu, sotto il ministero del duca di Borbone, la «padrona assoluta del regno». Governava letteralmente, aveva persino un primo ministro che era Pâris-Duvernay ed era lei che decideva tutto, ad eccezione degli affari della Chiesa. Faceva rinchiudere nella Bastiglia i segretari di Stato che non le piacevano, respinse l'infanta di Spagna fidanzata a Luigi XV e fece concludere il matrimonio del re con Maria Leczinska. Inoltre si arricchiva a piene mani, pagata da Walpole per servire la politica inglese, ammassando un patrimonio con le speculazioni sul grano, vendendo favori e privilegi e, come dice brutalmente il Presidente Hénault, «mescolando gli amanti con gli affari». (vol. II, cap. VI, p. 257)
  • Questa visione socialista della vita coniugale fu esposta da Alexandra Kollontai, che la riassunse in poche formule: la donna è l'uguale dell'uomo, gli elementi della coppia sono indipendenti, l'amore non è altra cosa che la soddisfazione dell'istinto generatore, si fa l'amore come si beve un bicchiere d'acqua quando si ha sete e poi non ci si pensa più, cosi come chi ha bevuto non pensa all'acqua che ha ingurgitato. (vol. II, cap. X, p. 436)

Bibliografia[modifica]

  • Maurice Bardèche, Fascismi o fascismo?, in AA. VV. Sei risposte a Renzo De Felice, Giovanni Volpe editore, Roma, 1976, pp. 9-27.
  • Maurice Bardèche, Storia della donna (Histoire des femmes), traduzione di Mila Contini, vol. I, Dalle ere primitive ai barbari e all'Islam, U. Mursia & C., Milano, 1973.
  • Maurice Bardèche, Storia della donna (Histoire des femmes), traduzione di Mila Contini, vol. II, Dai Carolingi al XX secolo, U. Mursia & C., Milano, 1973.

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