Maurice Scève
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Maurice Scève (1501 circa – 1564 circa), poeta francese.
- [Sul viaggiare] L'inutile lavoro di vedere Paesi diversi.[1]
- Nella sua bellezza si trova la mia morte e la mia vita. (da Delia, oggetto della più alta virtù)
- En sa beauté gît ma mort et ma vie.
- Fronte d'imperio sul corpo prominente | come chi nulla se non l'onta paventa. | Limpida fronte ove sia dato leggere | le leggi che l'amore volle scrivervi. | Tu sei, o fronte, una tabula illesa | ove mia vita è e mia morte palese![2]
- Sopracciglio che il cuore come insegna | inalbera a mostrare il suo volere, | dal profondo a svelare il suo pensiero, | se sarà pace oppure offesa e guerra. | Sopracciglio, no, anzi, quasi un cielo, | un cielo decimo, cupola estrema, | dove ardere si vedono due stelle | che sono dal suo arco dipendenti | e scoccano più fitti e più lucenti | che in calda estate subitanei lampi.[3]
Note
[modifica]- ↑ Da Microcosme; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013, n. 3885. ISBN 9788858654644
- ↑ In Lodi del corpo femminile. Poeti francesi del Cinquecento tradotti da poeti italiani, introduzione di Giovanni Raboni, nota di Aurelio Principato, traduzione di Vittorio Sereni. Mondadori, Milano, 1990, pp. 15-17.
- ↑ In Lodi del corpo femminile. Poeti francesi del Cinquecento tradotti da poeti italiani, introduzione di Giovanni Raboni, nota di Aurelio Principato, traduzione di Cesare Greppi. Mondadori, Milano, 1990, pp. 25-27.
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