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Moritz Schiff

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Moritz Schiff in un ritratto di Nikolaj Ge, 1876

Moritz Schiff (1823 – 1896), fisiologo e anatomista tedesco.

Citazioni su Moritz Schiff[modifica]

  • Il Mantegazza rimproverò a un suo collega, Maurizio Schiff, di non essere uomo capace di indagare seriamente sul dolore perché «troppo pietoso verso gli animali». Tutto è relativo. Schiff – un tedesco, che a Firenze si era fatto socio della neofondata Protezione degli Animali e aveva messo su un laboratorio finché lo sdegno popolare lo obbligò a trasferirsi a Ginevra – occupa un posto d'onore tra i vivisettori dell'epoca, sebbene la sua "sensibilità" lo portasse a recidere le corde vocali delle sue vittime per impedire che inscenassero, come diceva, «concerti notturni che potrebbero screditare gli studi fisiologici». Questi suoi "studi" consistevano ad esempio nel riempire di sabbia, ghiaia e pietre calcaree lo stomaco dei cani dopo averne cucito il piloro [...] e nel versare acqua bollente nello stomaco dei conigli, per vedere quanti giorni avrebbero impiegato a morire. (Hans Ruesch)
  • Nelle scienze, oltre a glorie nostrane, campeggiava Maurizio Schiff, materialista e rinnovellatore della vivisezione. Le signore dell'aristocrazia guelfa ne avevano orrore, e l'odiavano a morte. Tormentatore, o, meglio, Torquemada di poveri e innocenti animali, lo Schiff, e con lui gli allievi suoi, lo era. Che cosa di vantaggioso a pro dell'uomo ritragga la scienza dallo scoperchiare la scatola ossea del cervello d'un cane, d'un gatto o d'un coniglio vivi, o dal praticar loro un buco nello stomaco, e traverso a quel buco ficcare stoppa o stracci o rimbrencioli di carta per vedere se con quei succulenti manicaretti si nutrano lo stesso che a complimentarli di una bistecca o d'un bel cavolo cappuccio, non so. So che la cosa è inumana. (Leopoldo Barboni)
  • Sul conto dello Schiff correva una scellerata voce, che, del resto, era vera. Secondo l'uso toscano, ogni anno in prossimità della Pasqua, parmi, c'è in ogni parrocchia la registrazione o «segnatura delle anime». Un prete, per lo più il cappellano stesso, in roccetto e stola, accompagnato da un abatucolo con penna, calamaio e scartafaccio, gira le vie della propria parrocchia, entra in ogni casa, e bussa o suona a ogni quartiere. Un anno o due prima dello «sfratto stupefacente», un prete suonò o bussò alla stordita anche all'abitazione dello Schiff. Avesse letto almeno il polizzino occhieggiante dalla porta del quartiere! Accorre la serva, una ragazza fiorentina battezzata e cresimata, e che, se non altro per sentito dire, sapeva bene chi era lo Schiff. La serva guarda, spalanca gli occhi, e senza misteri vola affannosa nello studio dello scienziato.
    «Signor padrone!... Di là c'è un prete colla stola.»
    Maurizio Schiff alza la testa, posa gli occhiali d'oro, s'alza dalla poltrona, s'incammina flemmatico nella sala d'ingresso, fa un lieve inchino, e in tutta la scolpita sua pronunzia ostrogota chiede:
    «Rewerendo, che ccosa vvolete?»
    «Sono venuto per segnare le anime...»
    «Anime? Qui ci ssono dei ccorpi!»
    Il prete scappa ancora per le scale, divorando i gradini a tre o quattro per volta. Quella ostrogotissima dinegazione dell'anima si riseppe subito, e l'aristocrazia nera fremé e divampò; mise in campo gli orrori della vivisezione, e Maurizio Schiff dové sloggiare dall'Italia! (Leopoldo Barboni)

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