Metro popolare

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Citazioni sul metro popolare, forma metrica utilizzata soprattutto nel Duecento o nel Trecento dai giullari ma anche da poeti colti.

Tommaso Casini[modifica]

  • Lo strambotto consiste, nella sua forma primitiva, in una serie di distici a rima alternata: i versi sono sempre endecasillabi, e il numero dei distici è per lo più di quattro, qualche rara volta di tre; ecco un esempio dei più antichi strambotti:
    Valletto, se m'amate, siate saggio,
    non vi fidate in nullo compagnione;
    tienì cielato quel che ditto t'aggio,
    non vi vantate della mi' persone,
    ché, se 'l sapesson gli parenti ch'aggio,
    tu sarie morto ed io scamparia none.
    Se fossi morto saria gran dannaggio,
    s'io fossi morta saria gran ragione.
  • Lo strambotto, cosi detto, quasi strano motto[1], per essere come anormale ed eterogeneo di fronte alle forme metriche regolari, fu certamente derivato nella poesia letteraria dai canti popolari della Sicilia e del mezzogiorno d'Italia, perché i più antichi esempi di esso, oltre ad avere la forma conservata fino ad oggi nelle poesie popolari di quelle regioni, hanno nei manoscritti i nomi di ciciliana o napolitana[2].
  • Nella prima metà del secolo XVI lo strambotto scomparve dalla poesia letteraria, cedendo il campo al madrigale.

Note[modifica]

  1. Altri fanno derivare il nome di questa poesia dall'agg. strambo; e altri ancora credono che sia in rapporto coi nomi estrabot ed estribot che nel francese antico e nel provenzale designavano forse un componimento satirico. Sono derivazioni ipotetiche come la nostra, la quale almeno è confermata dalla forma antica strammotto e dalla siciliana moderna strammuotto. [N.d.A.]
  2. Ferrari Sev., Biblioteca di Letteratura popolare, Firenze, 1882, vol. I, pag. 70, 72. [N.d.A.]

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