Morte di un matematico napoletano

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Morte di un matematico napoletano

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Titolo originale

Morte di un matematico napoletano

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1992
Genere drammatico
Regia Mario Martone
Soggetto Mario Martone, Fabrizia Ramondino
Sceneggiatura Mario Martone, Fabrizia Ramondino
Produttore Angelo Curti
Interpreti e personaggi
Note
  • Leone d'Argento - Gran Premio della giuria alla 49ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia
  • David di Donatello 1993: David di Donatello per il miglior regista esordiente
  • Nastro d'Argento al miglior regista esordiente

Morte di un matematico napoletano, film italiano del 1992, regia di Mario Martone.

Incipit[modifica]

[Avvicinandosi al prof. Caccioppoli, appisolatosi su una panchina alla stazione] Documenti. Favorite le vostre generalità. Come vi chiamate? 'Sti turni 'i notte sono 'na cammurria, ogni notte è 'a stessa storia. (Carabiniere)

Frasi[modifica]

  • Non sembri strano che la commemorazione di un eminente matematico si inizii col discorso di un umanista che di matematica sa ben poco. Ma ciò è armonico con lo spirito della nostra Scuola, dove studiosi di discipline apparentemente distanti ed autonome ritrovano in un'amichevole collaborazione la certezza della fondamentale unità del sapere. Non è diverso lo spirito che ha costantemente animato la cultura della patria napoletana, in cui Renato Caccioppoli si è formato e a cui è tornato dopo la parentesi padovana.[1] (Voce fuori campo)
  • Quelli che si limitano saggiamente a ciò che pare loro possibile non avanzeranno mai di un passo. (Renato Cacioppoli)
  • [Rivolgendosi a Pietro, ormai in procinto di sposarsi] È triste assistere agli sforzi che fai per essere come tutti. (Renato Cacioppoli)
  • Voi lo sapete Don Simplicio, la matematica non s'apprende. È un occhio che hai dentro, qualcuno ti mostra il campo, e tu vedi. Subito. (Pietro)
  • [Rivolgendosi durante un lezione ad uno studente che gli ha rivolto una domanda sullo scetticismo dimostrato da Albert Einstein per la meccanica quantistica] Il mondo delle verità fisiche, come quelle matematiche è chiuso come una sfera. Ogni nuova visione, se è profonda, è una fuga da questa specie di prigione. Si possono vedere delle resistenze a fuggire. Oppure non se ne può proprio vedere la ragione. (Renato Cacioppoli)
  • [Rivolgendosi a Pietro, rimasto contrariato per l'essersi fatto da lui correggere da cima a fondo una sua pubblicazione scientifica] È meglio non amare troppo la matematica, è lei piuttosto che deve amarti. (Renato Cacioppoli)
  • So che stai per sposarti. Sembra che oggi i matrimoni siano coperti dal segreto istruttorio. (Renato Cacioppoli)
  • È tardi sì. Mi dovevano venire a prendere molto tempo fa. (Renato Cacioppoli)
  • [Rivolgendosi a Pietro, ormai in procinto di sposarsi] Sei uscito dal partito, hai avuto l'incarico e ora che stai per avere la cattedra ti vuoi fare la famigliola. Se questo è il futuro... (Renato Cacioppoli)
  • Senti Pietro, non ho più tempo né voglia per spiegarti qual è la differenza tra una donna libera – limitatamente certo, come lo siamo tutti – e una puttana. (Renato Cacioppoli)
  • Mi è rimasto solo del thè, posso offrirti del whisky? (Renato Caccioppoli)

Dialoghi[modifica]

  • Assistente: Manna: diciotto. [rivolgendosi sotto voce al professore] È la quarta volta che ripete questo esame...
    Professore: [Manna s'avvicina per ritirare il libretto] Non si avvicini! Non mi contamini con la sua ignoranza!

Note[modifica]

  1. Citazione recitata nella scena del funerale di Caccioppoli, essa è tratta da uno scritto di Giovanni Pugliese Carratelli, Renato Caccioppoli, Istituto italiano per studi Filosofici, Città del sole, Napoli 1987/1999. ISBN 88-8292-019-4

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