Occhi senza volto

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Occhi senza volto

Immagine Édith Scob dans les yeux sans visage.jpg.
Titolo originale

Les Yeux sans visage e Los ojos sin cara

Lingua originale francese
Paese Francia, Italia
Anno 1960
Genere drammatico, horror, thriller, fantascienza
Regia Georges Franju
Soggetto Jean Redon (romanzo)
Sceneggiatura Jean Redon, Pierre Boileau, Thomas Narcejac, Claude Sautet
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Occhi senza volto, film del 1960 con Pierre Brasseur, Alida Valli e Juliette Mayniel, regia di Georges Franju.

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Louise: Devi avere fiducia, Christiane. Guardami. Non è forse riuscito in pieno con me?
    Christiane: Ma tu avevi un viso, rovinato forse, ma non distrutto come il mio. Mi inganna, mi inganna, perché sa che la colpa è sua!
    Louise: Colpa sua? Un incidente di macchina, una disgrazia!
    Christiane: "Una disgrazia"! È stato il suo desiderio di dominare, anche sulla strada! Guidava come un pazzo!
  • Louise: Le ho fatto notare come si è cicatrizzata bene la ferita, le ho cambiato le bende, sotto non si vede niente, è perfetto. Meglio di ieri, vedrai.
    Dr. Génessier: Ho paura.
    Louise: No, hai torto. Anch'io ho fiducia questa volta.
    Dr. Génessier: Io spero soltanto. Sarebbe un successo senza precedenti, di un valore immenso. Meriteresti anche tu questo miracolo. Hai rischiato tanto.
    Louise: È naturale. Non posso dimenticare di doverti la mia faccia.
    Dr. Génessier: Ma io sì. L'avevo dimenticato.
    Louise: Hai ragione... non c'è quasi più traccia. [mostra la cicatrice sotto la collana]
  • Dr. Génessier: Ora hai una bella faccia, il tuo vero volto. Puoi ricominciare a vivere.
    Christiane: È vero, ma dovrò tornare alla vita anche per gli altri. Come fare? [...] Quando mi specchio, ho l'impressione di essere qualcuno che mi somiglia, ma che viene da lontano, tanto lontano.

Citazioni su Occhi senza volto[modifica]

  • Ormai un piccolo classico del cinema dell'orrore, grazie soprattutto alla mano di Franju, che mescola con maestria fantasia e realismo, morbosità e lirismo, in un crescendo che culmina nella straordinaria sequenza finale. (Il Mereghetti)

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