Orchidea De Santis

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Orchidea De Santis (1975)

Orchidea De Santis, pseudonimo di Orchidea De Sanctis (1948 – vivente), attrice italiana.

Citazioni di Orchidea De Santis[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

Intervista a Orchidea De Santis, sogno erotico degli italiani

Gordiano Lupi, giornalepop.it, 28 dicembre 2019.

  • Luciano Salce è stato il primo regista con cui entrai in contatto [...]. Il suo modo di condurre gli attori nella recitazione mi affascinava. Non l'ho mai sentito alzare la voce o irritarsi per qualcosa. Si poneva a tutti sempre con garbo e gentilezza.
  • Di Salce è nota la sua intelligenza il suo carisma con quella caratteristica espressione beffarda e perennemente sarcastica. È anche noto quanto apprezzasse la bellezza femminile, con un debole verso le giovanette se dotate di luce fuori dal comune. [...] Salce era un uomo molto delicato, elegante e mai rozzo anche se ovviamente assecondava il suo istinto maschile, era un garbato corteggiatore e non si faceva mai forte del suo potere. Mai arrogante e mai insistente, soprattutto era capace di esserti amico e aveva la capacità di valutazione a prescindere da che tipo di rapporto si instaurasse.
  • [Su Luciano Salce] L'amicizia, il rispetto comune e il piacere di passare insieme qualche serata mondana è stato l'unico rapporto che c'è stato tra noi. Era una persona dotata di fascino, era un piacere ascoltarlo e la sua irresistibile ironia di stile anglosassone esercitava una forte attrazione, ma io ero esclusivamente attratta dai miei coetanei. Il mio rifiuto a instaurare un rapporto di altra natura da quelli professionali non è stato un freno alla nostra amicizia e, da persona intelligente dotata di grande sensibilità e rispetto quale era, ogni volta che si presentava la possibilità di affidarmi un ruolo lo faceva. Mi sono ritrovata, in alcuni casi, a recitare con lui e so che almeno una volta è stato lui stesso a suggerire al regista di affidarmi il ruolo, quando riteneva fossi adatta alla parte. È stato indubbiamente un privilegio incontrarlo sulla mia strada e avere mosso i primi passi con un regista così particolare.
  • Ho conosciuto Walter Chiari perché nel cinema prima o poi ci si conosce un po' tutti. Ma il ricordo più vivo che ho dell'attore viene dagli anni successivi alla sua assurda incriminazione e detenzione in carcere. Walter in quel momento della sua vita viveva veramente in uno strano vortice fatto di solitudine, ore piccole, frenesia e mancanza di regole. Oggi direi da uomo libero, se non fosse per quelle ferite che lo colpivano in profondità. È proprio in quel periodo che mi capitava di incontrarlo spesso in varie situazioni. Era un folletto che appariva e spariva. Dopo teatro, a una visione privata di un film, in feste presso amici comuni [...], o perché raggiungeva gli amici che lo attendevano al tavolo di un ristorante (a volte invano).
  • [«Sei stata molto presente anche nel cinema d'autore. [...] C'era un clima diverso nei set del cosiddetto cinema alto [...] rispetto al cinema popolare?»] Ovviamente la questione principale è sempre quella dei soldi. Per cui i mezzi a disposizione, la cura in ogni particolare e la possibilità di un cast prestigioso faceva la differenza. [...] La pellicola, sempre molto costosa, era l'elemento indispensabile con cui i produttori dovevano fare i conti [...]. Il clima sul set era piuttosto quello che creava il regista, non una questione di cinema alto o basso. Nel cinema più popolare i tempi erano più stretti, non bisognava sprecare pellicola, per cui a volte i ciak erano limitati e dovevi essere proprio brava/o a cavartela con poche ripetizioni di scena. Magari c'era una sola macchina con autista a disposizione; i cestini o i ristoranti meno costosi; i vestiti, se non si trattava di un film in costume, erano spesso quelli di noi attori e così via. È certamente più semplice fare un film ricco, c'è più agio in tutto. Ma ho visto muoversi maestranze, registi, produttori e attori nei film cosiddetti minori con un tale entusiasmo e maestria, cercando comunque di metterci il massimo dell'impegno nello stesso modo in cui i mezzi economici erano più allegri, che ancora oggi penso a quel cinema con più amore.
  • [...] non mi hanno mai ritenuta capace di tenere testa a un ruolo da protagonista. Forse il mio nome non era sufficientemente di richiamo. Forse per il mio naso poco francese. Forse per il mio fisico tanto italiano in un cinema molto esterofilo... forse forse forse. Fatto sta che comunque del ruolo della donna possibile, quella raggiungibile, io ne ho fatto un vanto. Ho scavalcato la frustrazione di non essere quasi mai stata protagonista pensando sempre che l'occasione non l'ho persa soltanto io, ma anche chi non ha mai ritenuto che potessi andare bene in un ruolo da sostenere tutto un film. In ogni caso è meglio che abbiano detto: "Peccato è uscita di scena!"; piuttosto di: "Che palle, non se ne può più!".

Intervista a Orchidea De Santis

davinotti.com, 15 marzo 2021.

  • [...] io sono salentina ma sono nata a Bari perché mio padre era un ufficiale della Marina quindi girava, ovviamente. La mia famiglia gestiva un albergo a Bari, dopo la guerra. Con mia sorella, che ha 16 anni più di me, qualche anno dopo ci spostammo lì vicino, a Gallipoli. Mia sorella, appena compiuti i suoi 21 anni, [...] non voleva restare chiusa in questo piccolo centro [...]: aveva voglia di girare, come tutti i giovani. Per cui andò a vivere a Roma, avendovi trovato un lavoro. Successivamente anche tutti noi [...] ci trasferimmo a Roma. E da lì nacque questa mia carriera magica. Perché devi sapere che da piccola frequentavo il cinema del paesino gestito da mio zio, un po' come si vede nel film Nuovo cinema Paradiso... Stavo lì, guardavo tutti i film del momento e sognavo di diventare un'attrice. Avendo avuto poche attenzioni dai miei genitori (erano anni duri e difficili) crescevo con questa grande passione per il cinema che non veniva presa in seria considerazione. Con questo sogno sono arrivata a Roma. Ho iniziato a frequentare la scuola elementare; c'era una bambina, in classe, che si vantava di andare al coro in radio, alla Rai, così le chiesi come si facesse a entrare, cosa bisognasse fare... Mi rispose: "Basta avere una bella voce, del talento... e se passi il provino poi ti prendono". Pensa te: due bambine di sette anni che fanno 'sti discorsi... Convinsi i miei genitori (e non fu molto facile) e andai a fare dei provini. [...] Andai al "Musichiere" per esempio [...]. Cantai con Fred Buscaglione, Mina, Renato Rascel, Johnny Dorelli e poi addirittura con Mario Del Monaco! Cantavo alle opere nel coro dei bambini e diventai voce solista di un coro per interpretare tutte le canzoni della Disney. Cominciai insomma a guadagnare i primi soldi a dieci anni: [...] ero diventata una bambina ricca!
  • Arrivai alla decisione di smettere perché l'occasione di un ruolo importante, nel cinema, sapevo che non sarebbe mai arrivata. Per cui era inutile andare avanti... Io dico sempre che ho avuto dal cinema quello che ho dato, al cinema. Nel senso che non ho mai dato la vita per il cinema... la mia vita l'ho sempre separata, dal cinema. Il cinema l'ho amato tantissimo, questo sì, ma non gli ho dato l'anima. Poi c'è stata anche un po' di sfortuna, perché a me non piace classificare il cinema: il cinema è cinema, punto! D'accordo, esistono anche delle schifezze di film... [...] magari pensi di girare una bella cosa e ti accorgi solo poi che è uscita una bruttura. [...] Io giravo questi film e mi dicevo: "Sarà la mia grande occasione per fare anche dell'altro". In ogni caso non rinnego ciò che ho fatto, né i decameroni né le commedie sexy: non lo farò mai, perché mi hanno dato tanta notorietà e mi sono divertita tantissimo a girarli. Ho dato sempre il meglio di me. Quando facevamo i decameroni noi tutti, ma proprio tutti quelli del cast, dicevamo: "Noi li facciamo, ma tanto non li guarderà nessuno, saranno film dimenticati". Erano film che chiamavamo "marchette": ci pagavano, ci davano un sacco di soldi ed era importante, per vivere. [...] E dire che oggi vengo ricordata proprio come un'attrice di decameroni e di commedie sexy all'italiana...
  • [«Parlami un po' di Renato Pozzetto e di Per amare Ofelia»] Ecco, questo è un film che vorrei venisse cancellato dalla mia filmografia... [...] Non mi stancherò mai di dire della fregatura che mi ha tirato Flavio Mogherini, il regista. Io sono molto incavolata con lui, non l'ho mai nascosto. Andai a fare il provino [...] e Mogherini mi promise di assegnarmi la parte di Ofelia. Io non avevo letto il copione, perché se avessi letto il copione avrei capito subito che Ofelia non potevo essere io; perché Ofelia doveva essere una donna matura, per Pozzetto doveva rappresentare l'immagine della madre. Io ero giovanissima, non adatta per un ruolo simile. Ma è l'inganno che mi ha dato fastidio. Se Mogherini mi avesse detto: "Ho un piccolo ruolo per te in un film con Pozzetto" io forse avrei capito. Lui invece mi disse: "Il ruolo della protagonista è tuo...", e la cosa non mi è mai andata giù. Successivamente ha cercato di rimediare dandomi il ruolo dell'amica della Ralli. Ho girato parecchie scene che Mogherini alla fine ha addirittura tagliato. Sono veramente incazzata per quel che successo in questo film, al punto che [...] vorrei dimenticarlo. L'unica cosa positiva è stata la grande amicizia nata con Renato.
  • [Su Paolo Villaggio] Non era un personaggio molto simpatico, Paolo... era un cinico... proprio come certi suoi personaggi.
  • [Su Renzo Montagnani] Renzo era la gioia di vivere, era il divertimento, la spensieratezza... Un piacere averlo come collega! Ci incontravamo anche fuori dal set. Andavamo spesso a pranzo insieme, in un ristorante sulle rive del Tevere, perché era un vero piacere stare insieme a lui. Quando mi incontrava diceva sempre: "Ecco la mia sgnaccherona" [risate, ndr]... "sgnacchera" era il termine che lui usava proprio nel Vizio di famiglia. [...] Renzo era molto simpatico ma molto soffriva per il figlio che aveva problemi di salute. Aveva una moglie inglese... Per me è stato un piacevole compagno di lavoro. Se n'è andato via troppo presto... e troppo presto è stato dimenticato.
  • [Su Alvaro Vitali] Che vuoi che ti dica di Alvaro? Non voglio parlare male di Alvaro... lui è proprio così: cioè, non è che ha interpretato dei ruoli, lui faceva se stesso. Ha avuto il grande culo, chiamiamolo col suo nome, di aver potuto fare quel tipo di cinema che all'epoca andava forte. Ha fatto anche cose diverse come Amarcord di Fellini, ma alla fine viene ricordato per i "Pierini".

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