Paolo Villaggio

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Paolo Villaggio

Paolo Villaggio (1932 – 2017), attore, comico, sceneggiatore e scrittore italiano.

Citazioni di Paolo Villaggio[modifica]

  • [Sugli immigrati] Aiutarli in Africa è la soluzione più saggia e più utile, anche se è della Lega. Lo direi anche se lo dicesse Hitler. Che però li voleva eliminare. Siccome non si può, è necessario aiutarli in Africa. [...] Anche il Papa esprime profondo dolore, ma è un'ipocrisia. Non gliene frega un cazzo.[1]
  • Alfredo Liguori ha lo stesso accento di Govi e non riesce a non piangere quando perde la Sampdoria.[2]
  • All'inizio della primavera andavamo a Sampierdarena, una borgata di Genova ancora oggi una delle cose più atroci che abbia mai visto, di un'atrocità terribile, ripugnante. Io fungevo da cicerone e tutti eravamo muniti di finte guide turistiche. [si alza e comincia a raccontare aiutandosi a gesti]. Si cominciava come dei turisti. 'Questo [alzando il tono di voce] che loro vedono è indubbiamente uno dei posti più belli del mondo!' [ride] Quando si era radunata un po' di gente a dir poco incuriosita dalla cosa si iniziava a dire 'Che meraviglia! Che bello! Vengano, vengano qua, guardino come si vede bene' [ride]. E allora Fabrizio o qualcun altro del nostro gruppo 'Guardi, così, apparentemente, sembra una merda [ride]. Ma questo è uno dei posti più ripugnanti sulla faccia della terra!'[3]
  • C'erano due bambini molto belli, biondi, figli di ricchi: tutti i figli dei ricchi sono biondi e uguali, i figli dei braccianti calabresi sono scuri e disuguali.[4]
  • Cerezo ha una sola gamba, è la palla con la gamba mancante. [...] Cerezo ha 109 anni, ragazzi.[5]
  • Con Fabrizio De André ho passato l'infanzia e la gioventù, poi vent'anni con Gassman, altri venti con Tognazzi, poi Ferreri, Volonté, Fellini… Insomma… parlo solo "di" qualcuno, non "con" qualcuno... mah![6]
  • Con Fantozzi ho cercato di raccontare l'avventura di chi vive in quella sezione della vita attraverso la quale tutti (tranne i figli dei potentissimi) passano o sono passati: il momento in cui si è sotto padrone. Molti ne vengono fuori con onore, molti ci sono passati a vent'anni, altri a trenta, molti ci rimangono per sempre e sono la maggior parte. Fantozzi è uno di questi.[7]
  • [Sull'omosessualità] È un'anomalia genetica che va compresa fino in fondo [...] È un incidente, se si ha veramente amore per il prossimo bisogna avere comprensione per una deviazione che non è desiderata.[8]
  • Fantozzi di allora era un miserabile felice, almeno lui aveva un posto fisso.[9]
  • Fantozzi è anche un terapeuta: ha liberato l'italiano dal timore di essere italiano.[10]
  • Fantozzi è il prototipo del tapino, la quintessenza della nullità.[11]
  • [Con Fabrizio De Andrè] Fingevamo di essere brave persone ma eravamo delle carogne. Da ragazzi tormentavamo due omosessuali, uno dichiarato e l'altro no. Li prendevamo a pietrate, solo per il gusto di farlo. Perfidia pura.[12]
  • Gli italiani quando sono in due si confidano segreti, tre fanno considerazioni filosofiche, quattro giocano a scopa, cinque a poker, sei parlano di calcio, sette fondano un partito del quale aspirano tutti segretamente alla presidenza, otto formano un coro di montagna.[13]
  • Ho detto che il papa [Giovanni Paolo II] non crede in dio?[14] Lo penso davvero. Su, avanti. Il papa è una persona troppo intelligente per crederci.[15]
  • Il comportamento comico è un comportamento infantile, cioè tutti i comici sono bambini, immaturi. Stan Laurel è un bambino, piange tutte le volte [...], Jerry Lewis era un bambino scemo, Totò non ha mai toccato una donna veramente, Sordi lo stesso. [...] Il comportamento infantile va, direi, a dissotterrare a livello proprio improvviso, inaspettato, il periodo più felice della vita: l'infanzia, il che provoca una grande emozione di felicità e quindi la risata. Tutti i grandi comici, da sempre, si muovono e si comportano in maniera immatura, come bambini.[16]
  • [Dopo la vittoria dello scudetto 1990-1991] Io non credo in Dio, ma adesso credo nella Sampdoria.[5]
  • [Se lei avesse il potere straordinario - e anche terribile - di governare per un momento un paese, di fare quello che vuole, che cosa darebbe ai suoi cittadini per prima cosa?] La domanda è una domanda un po' utopistica, e quindi la risposta non può che essere utopistica. Una cosa che difficilmente l'umanità raggiungerà, forse alla fine della sua evoluzione: l'uguaglianza.[17]
  • [Sui giochi paralimpici] La mia non è crudeltà ma è crudele esaltare una finta pietà. Questo è ipocrita. Sembrano Olimpiadi organizzate da De Amicis con dei "personaggini".[18]
  • La nostra cultura non ha ancora accettato una cultura inferiore come quella che viene dall'Africa. Non è il colore della pelle, è la differenza culturale. Indubbiamente non è confrontabile con la grande cultura europea. [...] Noi buonisti, noi europei, noi sacerdoti, noi santi... tutti abbiamo sempre finto di essere più buoni di quello che in realtà siamo. [...] I rapporti con la gente di colore oggi, tranne forse con Obama, sono ancora improntati a una leggera ipocrisia.[19]
  • La tv è più pericolosa perché è trasparente: ingigantisce i difetti.[20]
  • Le Paralimpiadi di Londra fanno molta tristezza, non sono entusiasmanti, sono la rappresentazione di alcune disgrazie e non si dovrebbero fare perché sembra una specie di riconoscenza o di esaltazione della disgrazia.[18]
  • [Su Roberto Benigni] Lui è sempre fuori le righe, un clown euforico. Solo quando parla di soldi con la moglie diventa serissimo. Cambia voce, faccia. Esce il contadino che è in lui. Un grandissimo, Benigni, anche se non lascia nulla di scritto.[21]
  • Ma non è un libro assolutamente [Fantozzi], e solo la raccolta delle storie di Fantozzi che ho scritto per L'Europeo, con qualche punto e virgola in più, buttato giù a caso. Scrivere non sarà mai il mio mestiere, è una cosa fatta per gioco.[7]
  • [Silvio Berlusconi] Mi ha detto che sono un grande comico. Gli sono molto grato: per questo e per aver perso le ultime elezioni.[22]
  • Mi rendo conto che per il grande pubblico Reder era ormai diventato Filini: ma bisogna ricordare che la sua carriera è andata molto oltre Filini. Era un attore straordinario, preziosissimo per molti grandi registi.[23]
  • [Domanda: Ma davvero La corazzata Potëmkin è un film tanto brutto?] Non è il film in sé, quanto il fatto che non si potesse dire niente contro il diktat culturale del partito. Quando dissi quella frase, attaccai proprio quel mondo. Per la prima volta da sinistra si levava una voce contro la santificazione di certi miti. [...] Quando andai a presentare Fantozzi in Unione Sovietica [...] Io mi alzai e ripetei la frase del film. E appena dissi che la "Corazzata" era una boiata, si scatenò un inferno. Esplose l'entusiasmo. La gente scattò in piedi, mi applaudì per decine di minuti. Fu uno dei momenti più belli della mia carriera.[24]
  • [Cécile Kyenge] Non è molto affascinante. Assolutamente. Anche perché parla un italiano... e poi non ha neanche il passaporto italiano. [...] [La nomina al Ministero dell'Integrazione è] Superflua. È stata una cosa molto teatrale. [...] [Mettere un Ministro nero] È superfluo, tutto sommato non è che risolva il problema [dell'integrazione][25].
  • [Sulle paralimpiadi] Non fa ridere una partita di pallacanestro di gente seduta in sedia a rotelle, io non le guardo, fa tristezza vedere gente che si trascina sulla sedia con arti artificiali. Mi sembra un po' fastidioso, non è divertente.[18]
  • Num me piace Eduardo, io sto con Peppino. E anche se adesso, Eduardo resta uno dei rari autori italiani, con Pirandello, Goldoni e Fo, a venir rappresentato all'estero, in futuro, chissà. Forse i posteri apprezzeranno più le straordinarie tirate di Pappagone di quelle, seriose, noiosine e piene di "caccole" di Eduardo. Virtù per il nostro Paese, cattolico e fintamente impegnato.[26]
  • Peppino non era nato solo per far ridere. Quelli di categoria extra come lui possono fare tutto. Non a caso interpretò Moliere, Machiavelli, Pinter. Eduardo invece interpretò solo se stesso.[26]
  • Sono inviperito per questa tendenza che esiste soprattutto in Italia, forse per le sue radici cattoliche, di riconoscere i meriti degli artisti solo dopo la morte. Come se la morte nobilitasse.[27]
  • [Su Vittorio Gassman] Totò e Sordi sono stati i più comici, Mastroianni il più affascinante, ma Vittorio era il più completo: grande uomo di teatro, di cinema, di lettere. Era un principe, lontano dalle cialtronerie del nostro ambiente. Si godeva in sua presenza per la cultura, il divertimento, l'onestà con cui affrontava ogni argomento.[28]
  • Un giorno eravamo al Ritz di Madrid, in una suite. Moana va in bagno e torna solo con gli slip indosso. Mi guarda e fa: 'Io con te l'amore non lo farò mai. Ti voglio molto bene. Sono sieropositiva'. È stata una frase che mi ha molto colpito. L'ho abbracciata e lei si è commossa. [...] La cosa più curiosa di Moana Pozzi era che odiava il sesso. [...] Era completamente frigida. È una cosa abbastanza triste: faceva un mestiere che in realtà odiava. La sua frigidità l'ha portata a fare con una certa rabbia questo mestiere, l'ha fatto con poca gioia. Sinceramente lei non ha capito qual era la strada giusta per raggiungere la felicità. Per lei, nata in un quartiere povero, era fare soldi in qualunque modo, anche rischiando l'infelicità.[29]
  • Voi giovani avete il vizio in questo momento di dire che siete infelici, che avete paura del futuro, che la colpa è di questo o di quello… ed incolpate soprattutto la nostra generazione, i ladri, i politici... no, non è vero, voi siete anche in colpa, credetemi. La mia generazione!! Quando è finita la guerra, il paese era completamente distrutto, non c'erano né strade, né autostrade, né ponti, né ospedali, non c'era un cazzo, c'erano solo delle chiese. Dopo finita una tragedia orrenda come la guerra non c'era più un cacchio, niente, niente!! In quindici anni noi, in Italia, siamo diventati il quarto paese industrializzato della Terra. In soli quindici anni! Oooh! Allora io vi prego, ragazzi, la colpa è vostra. Questo continuo lamentio!! Io comincio a pensare che siamo più felici noi da vecchi, che voi da giovani. Pensate, è una cosa incredibile!![30]

Da Fantozzi d'Italia

Intervista di Dante Matelli, L'Espresso, 1° ottobre 1998.

  • Fantozzi non è più vestito come negli anni Sessanta; pantalone e mutanda ascellari, moglie incredibile, figlia impensabile. Fantozzi allora aveva un odore diverso. Il nome stesso, Fantozzi, suonava come "fantocci", "pupazzi". Tutto questo si è consumato.
  • Il pubblico che va a sentire Vasco Rossi è fatto di Fantozzi giovani: maglioni slabbrati, scarpe militari, stessi occhiali da sport Martini, stessi orologi imitati.
  • Benigni piace ai Fantozzi proprio perché è semplice da capirsi, molto consolatorio, un po' chapliniano.
  • Alla mia età hai paura delle scoperte. Una scoperta ti obbligherebbe a cambiare il sistema di riferimento.
  • [Su Achille Campanile] Era il mio idolo. Ma lui era solo surreale. Non poteva fare satira di costume perché il regime non glielo permetteva. Allora inventava soluzioni geniali.

Programmi televisivi[modifica]

  • Mi rifaccia la domanda... (dal programma televisivo Quelli della domenica, nei panni di Giandomenico Fracchia)
  • Faccio schifo! (da Fracchia e il capufficio, nel programma televisivo Signore e signora, nei panni di Giandomenico Fracchia)
  • [Quando viene punito] È giusto! (da Fracchia e il capufficio, nel programma televisivo Signore e signora, nei panni di Giandomenico Fracchia)
  • [Quando lo cacciano in malo modo] M-manda via, adesso? (dal programma televisivo È domenica ma senza impegno)

Fantozzi[modifica]

Incipit[modifica]

In fondo, a Fantozzi, la signorina Silvani, che lavorava su in contabilità, piaceva abbastanza. Non era certo una bellezza, anzi a voler essere un po' severi era un 'mostrino' di gamba corta all'italiana, denti da coniglietto e capelli tinti, ma certo più viva di sua moglie signora Pina, della quale lui odiava la rassegnazione nel subire il loro tragico ménage matrimoniale senza speranze, ma soprattutto più giovane.

Citazioni[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Entrò alla clinica "Le Magnolie" alle 7 del pomeriggio di un sabato. Versò subito un anticipo terrificante e lo misero in una cella. La clinica in realtà era una vecchia galera asburgica e i pazienti venivano chiusi nei loro loculi e per quanto battessero sui muri o urlassero non gli veniva portato per i 10 giorni della cura né da mangiare né da bere.
  • Ora Mariangela era un po' piccolina per la sua età, aveva gli occhi molto sporgenti, i dentini da roditore e un gran naso. Era decisamente una gran brutta bambina dal colorito giallastro, ma per Fantozzi e la Pina era l'unica figlia, tutta la loro vita e la più bella creatura del mondo.
  • C'è sempre in ogni agglomerato umano l'"organizzatore di sfide calcistiche". Mentre godono fama di organizzatori, questi elementi sono in realtà solo dei criminali pericolosi e la loro monomania porta periodicamente dei padri di famiglia sull'orlo della tomba.

Explicit[modifica]

Con la signora Pina si diresse allegro verso la sua utilitaria posteggiata sotto un magnifico palazzo illuminato nel quale c'era una gran festa di ricchi. "Buon anno!" urlò Fantozzi allegro verso le finestre illuminate. Dal terzo piano, secondo una vecchia usanza, piombò sulla macchina una vecchia cucina economica da 2 tonnellate: gliela appiattì come la frittata con cipolle che a lui piaceva tanto. Fantozzi rimase un minuto impietrito, poi cominciò ad inveire in direzione delle finestre. Gridò che era d'accordo con gli studenti che contestavano il lusso borghese. "Fanno bene!" ululava "e farebbero anche meglio a..." Uscì dalla porta del palazzo un suo direttore superiore che andava a un veglione che gli domandò: "Farebbero bene a far che?...". "A... studiare" concluse Fantozzi con un tragico sorriso.

Fantozzi contro tutti[modifica]

Incipit[modifica]

Erano le cinque meno un quarto di un venerdì pomeriggio e si aspettava con ansia la fine anche di quella maledetta settimana.
Fantozzi nella sua stanza stava quasi tentando una lezione di vita ad un gruppetto di colleghi. (p. 201)

Citazioni[modifica]

  • Il Bàlabam morì di rosolia dopo due giorni.
    «Ci ha lasciati uno dei direttori più amati dai suoi dipendenti» aveva detto Colombani al funerale e in quel preciso istante i corridoi della società esplodevano come l'Avenida del Presidente Vargas a Rio durante la sfilata della scuole di samba a carnevale. Avevano fatto venire su dal bar 180 bottiglie di Rosso Antico con i cappelli di paglia in omaggio, erano quasi tutti a torso nudo e si abbracciavano, buttavano strisce di carta di pratiche strappate dalle finestre, e ballavano dei saltarelli indiavolati, facendo musica battendo i pugni contro gli armadi e le scrivanie Trau Olivetti metalliche. Urlavano come pazzi cogli occhi pallati e le vene del collo gonfie. Fu davvero un pomeriggio indimenticabile per tutti. (p. 257)
  • Come tutti italiani tu non hai fegato. Unico fegato che conosci è fegato a feneziana. (Hans a Fantozzi, p. 272)
  • Una caratteristica di Fantozzi era di essere ormai rassegnato ad accettare quel poco di felicità che la vita gli avrebbe offerto. Non credeva che la cosa potesse migliorare anche perché sapeva perfettamente che non avrebbe mai fatto nulla per deviare il corso del suo destino: la fortuna, nel suo lungo viaggio verso la morte, lui non l'avrebbe mai incontrata, di questo era certo, anzi era l'unica cosa certa del suo futuro, l'unica cosa nella quale aveva fede. (p. 290)

Explicit[modifica]

«Fantozzi crede di essere felice» si urlavano gli uscieri sulle scale e si buttavano sui marmi dal ridere. Si rotolavano tutti: nei corridoi, negli archivi, si rotolavano nei garage in mezzo alle macchie di olio gli autisti dei potenti.
Era l'ora dell'uscita della Messa Natalizia. I suoi colleghi uscivano ridendo nelle pose più sguaiate, salivano nelle auto sghignazzando, ridevano nei bar, dalle finestre delle case, in mezzo ai presepi e si abbattevano ansimando sugli alberi di Natale. Alla fine la risata divenne cosmica e salì al cielo. Quella stessa sera il Colombani con un colpo di mano lo fece ricoverare alla Neuro in osservazione e lui mentre lo legavano cominciò ad urlare perché stava perdendo come sempre la partita alla TV. (p. 355)

Fantozzi subisce ancora[modifica]

Incipit[modifica]

Megaditta ore 16,15
di venerdì pomeriggio

«Ah... Ah... Ah... Ih... Ih... Ih... Ih... Ah... Ah... Ih... Ih... Ah... Ih... Ih... Oh mama... Oh mio Dio... Oh Dio mio... Oh mama... Oh Diamamadoa... Ih... Ih... Muoio... Ah... Ah... Pietà... Ih... Ih...» Fantozzi rideva da solo come uno scemo.
Avevano passato quasi tutto il pomeriggio nella sua stanza con la Silvani, Calboni e Filini a parlare di gelosia e quando si trattò di stabilire chi era il più geloso di tutti Calboni aveva sparato con antipatia che il più geloso era proprio lui Fantozzi Ugo. (p. 361)

Citazioni[modifica]

  • Quando decisero di andare a dormire, Fantozzi aveva i sintomi della classica "fame della madonna": aumento improvviso della salivazione, leggero nervosismo psicomotorio, aumento del ritmo respiratorio e voragine allo stomaco. (p. 376)
  • «La sa l'ultima?».
    «Non la so.. e non la voglio sapere... odio le barzellet...»
    E quello implacabile:
    «Pierino, in piedi dall'ultimo banco, chiede alla maestra...».
    Fantozzi intuì di essere in presenza di un temibilissimo esemplare: un insidiosissimo raccontatore di barzellette.
    «"Signora maestra, lo sa perché le scorregge puzzano?"»
    Fantozzi deglutì un po' di saliva, non sapeva se scappare o chiedere aiuto. Si limitò tragicamente a fare il solito gesto di diniego: non lo sapeva. E quello scoppiando in una risata: «"Per i sordi"». (p. 403)
  • A lui [Fantozzi] gli dava fastidio quando gli toccavano o solo gli guardavano la pancia: era il suo problema. Perché aveva una pancia da malato: sembrava una medusa, era una oscena, rivoltante vescica che si spostava come un essere vivente. Come se fosse piena di siero. Per lui era come convivere con una creatura extraterrestre attaccata ai fianchi che ti guarda ogni tanto con sguardo dal basso, implorante: sempre a chiedere cibo, acqua e, soprattutto di notte, ancora cibo. Quando tutti gli altri dormono, no! Lui no! Aveva l'animale in più che chiedeva... chiedeva: era ormai la sua rovina economica! (p. 452)

Explicit[modifica]

Si svegliò di soprassalto: era il campanello di fine giornata. Erano finalmente finite le due ultime maledette ore piombate! S'era addormentato colla faccia sulla pratica TAR 31.041 durante il conteggione.
Si alzò pigramente, lentamente andò a timbrare il cartellino, e lentamente cominciò a scendere le scale: il tutto senza svegliare Filini che dormiva un altro sogno pieno di incubi sul tavolo accanto. (p. 498)

Citazioni su Paolo Villaggio[modifica]

  • Benigni e Villaggio sono due ricchezze ignorate e trascurate. Due attori che una cinematografia sana e vitale... Ignorarne il potenziale mi sembra una delle tante colpe che si possono imputare ai nostri produttori. (Federico Fellini)
  • Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poiters nacque in modo curioso. In una stanza Mauro De André fratello maggiore di Fabrizio preparava l'esame di procedura civile, in quella accanto Paolo Villaggio e Fabrizio si aiutavano a vicenda per l’esame di Diritto privato. Dopo un mese Mauro superò a pieni voti l’esame, tappa di un percorso che lo portò a diventare insigne avvocato. Fabrizio e Villaggio invece composero il brano, ameno e goliardico su Carlo Martello, e un altro intitolato Il fannullone. Non dettero l'esame e non si laurearono mai. (Mario Luzzatto Fegiz)
  • È stato il più grande clown della sua generazione, rarissimo come i grandi poeti. Un bambino spietato, rivoluzionario e liberatorio. Fantozzi ci rappresenta tutti, ci umilia e ci corregge, con lui tutte le persone anonime hanno trovato il loro Signore. Paolo ha creato la prima vera maschera nazionale, qualcosa che durerà in eterno. (Roberto Benigni)
  • L'ho incontrato per la prima volta a Pocol, sopra Cortina; io ero un ragazzino incazzato che parlava sporco; gli piacevo perché ero tormentato, inquieto ed egli lo era altrettanto, solo che era più controllato, forse perché era più grande di me e allora subito si investì della parte del fratello maggiore e mi diceva: "Guarda, tu le parolacce non le devi dire, tu dici le parolacce per essere al centro dell'attenzione, sei uno stronzo". (Fabrizio De André)
  • L'unico vero scrittore new epic che abbiamo in Italia è Paolo Villaggio. Perché è l'unico che abbia saputo descrivere oggi l'Uno contro il Mondo. Fantozzi come Enea, come il Cid, come Sigfrido, come Ulisse. (Tommaso Labranca)
  • Non ce ne sono state tante, di persone libere come te, in un Paese nel quale la satira si fa solo verso chi non costituisce un pericolo. Anche per questo, caro Paolo, da oggi l'Italia senza di te è un po' più triste. (Silvio Berlusconi)
  • Pasolini lodò, ai tempi, polemicamente ammirato, la neolingua inventata da Paolo Villaggio nei libri della serie Fantozzi. Paolo Villaggio deve assolutamente essere riabilitato dal punto di vista letterario, perché la sua scrittura, come bene vedeva Pasolini, avrebbe mutato la lingua comune italiana, a una profondità impensata, a partire dall'abuso dell'aggettivo «pazzesco.» (Giuseppe Genna, in "Italia del profundis" p. 276)
  • Un uomo evidentemente deciso a rovinarsi con le sue mani (e siccome è bravo, vedrete che ci riuscirà a furia di partecipare a tutte le scemenze televisive possibili). (Beniamino Placido)
  • Paolo è stato il primo maestro, cinematograficamente parlando, non solo il maestro nel film Marco Tullio Sperelli, ma un maestro di vissuto cinematografico. Noi tutti lì eravamo 14 bambini. [...] Paolo era tutto tranne il Fantozzi che ci aspettavamo noi. [Era] una persona molto seria, molto ligia, molto precisa, poco goffa...serioso. Conoscerlo dal vivo e capire che era un uomo totalmente diverso dal personaggio, [...] faceva strano soprattutto attraverso gli occhi di un bambino di 8 anni. (Ciro Esposito)

Milena Vukotic[modifica]

  • Avevo conosciuto Villaggio in televisione: una personalità prorompente. La sua intelligenza per me è stata un arricchimento continuo. Ha creato la maschera di Fantozzi attorno alla quale ha fatto ruotare una galassia di facce straordinarie. Tra cui la mia. Che ho interpretato con la consapevolezza di stare recitando un cartone animato.
  • Era caustico, cinico, bizzarro e imprevedibile. Un’ironia feroce, la sua, che però nascondeva a mio avviso un suo lato misterioso, che non voleva palesare. La sua fragilità, la sua profonda malinconia, che non voleva far vedere. E questo era il suo fascino. Si vestiva con le gonne, era un matto, ma lui era fatto così. La sua non era ostentata estrosità, lui era proprio un estroso di natura.
  • Paolo si sentiva più scrittore che attore. Ed è una vergogna che si siano accorti del suo talento solo Fellini e la Wertmuller. Paolo non doveva essere ridotto e relegato nella maschera Fantozzi che lui stesso aveva inventato e che lo ha portato al successo.

Collaborazioni[modifica]

Note[modifica]

  1. Da un intervento alla trasmissione radiofonica La Zanzara, Radio 24; citato in Gisella Ruccia, Paolo Villaggio: "Ha ragione Salvini, i migranti bisogna aiutarli in Africa", ilFattoQuotidiano.it, 23 aprile 2015.
  2. Citato in Pino Flamigni, Il derby delle parole, Erga Edizioni, Genova, 1995, p. 20.
  3. Da un'intervista a Roma del 17 febbraio 1993; citato in Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, Feltrinelli, Milano, 2004, p. 75. ISBN 88-07-81580-X
  4. Da Fantozzi, "Fantozzi sul treno dei ricchi". Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  5. a b Dal documentario La bella stagione di Marco Ponti (2022), tratto dall'omonimo libro di Gianluca Vialli e Roberto Mancini.
  6. Dall'intervista di Andrea Monda, De André nel ricordo di Paolo Villaggio, RaiLibro, 3 luglio 2012.
  7. a b dalla premessa a Fantozzi, op. cit.
  8. Da un intervento alla trasmissione radiofonica La Zanzara, Radio 24; citato in Gisella Ruccia, Paolo Villaggio: "Omosessualità anomalia genetica, va compresa fino in fondo", ilFattoQuotidiano.it, 26 gennaio 2013.
  9. Citato in DNews, 18 giugno 2012, p. 2.
  10. Citato ne Il Messaggero, 10 gennaio 1994; citato in Panorama - Edizioni 1447-1450, Mondadori, 1994, p. 2.
  11. Citato in È morto Paolo Villaggio, il Post, 3 luglio 2017.
  12. Da un'intervista a Panorama; citato in Paolo Villaggio shock: "Io e De André prendevamo a sassate due gay", SocialChannel.it, 14 novembre 2013.
  13. Da Fantozzi, BUR, Milano, 2003 (1971). ISBN 8817107735
  14. Sotto l'ipnosi di Giucas Casella a Domenica In.
  15. Dall'intervista di G. P., Villaggio: Neanche il Papa crede in Dio, la Repubblica, 24 ottobre 1994, p. 27.
  16. Dal programma televisivo La storia siamo noi, Rai 2, 18 dicembre 2012.
  17. Intervista alla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, Paolo Villaggio. Intervista inedita alla televisione svizzera - 1975, 1975
  18. a b c Citato in Nico di Giuseppe, Paolo Villaggio sulle paraolimpiadi di Londra: "Una esaltazione delle disgrazie", Il Giornale.it, 31 agosto 2012.
  19. Da un'intervista di Vittorio Zucconi a Radio Capital; citato in Paolo Villaggio: "La banana? Solo un'ipocrisia, noi siamo razzisti", TgCom24.it, 30 aprile 2014.
  20. Citato ne il Giornale, 16 luglio 1994; citato in Panorama - Edizioni 1472-1476, Mondadori, 1994, p. 178.
  21. Da un'intervista di Giancarlo Dotto per Diva e Donna; ora su Dagospia.com.
  22. Dall'intervista di Maria Pia Fusco, La comicità? È nel DNA, la Repubblica, 15 maggio 1995, p. 27.
  23. Citato in Gigi Reder: Paolo Villaggio: "Una parte importante di me", Adnkronos.com, 8 ottobre 1998.
  24. Dall'intervista a Quotidiano nazionale, 4 novembre 2003, p. 39.
  25. Dall'intervista a La Zanzara, Radio 24, 27 maggio 2013.
  26. a b Citato in Duemila, i fratelli De Filippo ancora faccia a faccia, Corriere della Sera, 25 gennaio 2000.
  27. Citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, Roma, 2005. ISBN 8839712895
  28. Citato in Un fuoriserie Villaggio: «Mito del Novecento», La Stampa, 30 giugno 2000.
  29. Citato in "Moana odiava il sesso ed era sieropositiva", il Giornale.it, 1 aprile 2009.
  30. Da un intervento nel programma televisivo Wikitaly, Rai 2, 11 ottobre 2012.

Filmografia[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Paolo Villaggio, Fantozzi, Rizzoli, Milano, 1971.
  • Paolo Villaggio, Fantozzi contro tutti, in Superfantozzi, Rizzoli, Milano, 1985. ISBN 88-17-47102-X
  • Paolo Villaggio, Fantozzi subisce ancora, in Superfantozzi, Rizzoli, Milano, 1985. ISBN 88-17-47102-X

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]