Paolina Leopardi
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Paolina Leopardi (1800 – 1869), scrittrice e traduttrice italiana, sorella di Giacomo Leopardi.
Citazioni di Paolina Leopardi
[modifica]- [Scrivendo ad una amica che, non conoscendola di persona, desiderava averne le fattezze] Mia made non fece a tempo a sagrificare alle Grazie prima di partorirmi; gravida di sette mesi cadde dalle scale, ed io mi affrettai tosto di uscir fuori per godere questo bel mondo, di cui ora mi affretterei di uscire se potessi. Confesso dunque a te, o mia diletta, e a Nina, che Paolina Leopardi non è grande assai, non è grossa, non ha carnagione bianca, non ha capelli biondi, non ha occhi bianchi, non ha viso lungo, non ha bocca grande, non ha naso lungo – anzi il naso, ah! o forse per la fretta di uscir fuori, o perché mamma aveva cattivi modelli innanzi agli occhi (come dice), il mio naso ha delle rassomiglianze con quello di Rosselane a tempo di Solimano secondo. Vedi che con tanti negativi non è cosa troppo gustosa il fare il proprio ritratto: ma tu lo hai voluto: sia fatta la volontà tua![1][2]
Citazioni su Paolina Leopardi
[modifica]- Così visse questa dolente, senza mai uscir da Recanati, eccetto le poche volte che i genitori l'accompagnarono a visitare la casa di Loreto; visse ora rassegnata, ora impaziente, ma non mai ribelle, rispettosa sempre, amorosa sempre; visse reprimendo i moti del cuore, spegnendo gli ardori, tacendo quasi sempre e spesso sognando. (Carlo Pascal)
- Era donna assai colta e modesta. Parlava velocissimamente. Non sordida, ma anzi di larga mano co' servi, che trattava generosamente. Vestiva con certa ricercatezza, sfoggiando sempre vestiarii di valore, lavorati secondo tutte le esigenze della moda. Una sarta di Firenze, che si era stabilita in Ancona, conducevasi, tratto tratto, a bella posta, in Recanati, dietro sua richiesta. (Camillo Antona Traversi)
- La nostra Paolina [...] ricercava in sé stessa la principale ragione della infelicità sua. L'abitudine alla meditazione ed al raccoglimento, l'esame minuto e tormentoso, che ella faceva continuamente dei sentimenti suoi, acuiva le potenze del suo spirito, ingrandiva i fantasmi dei suoi sogni, le faceva sentire più desolante il vuoto della realtà. V'è qualche pagina da lei scritta, in cui questa analisi quasi spietata di sé stessa le suggerisce espressioni di rude sincerità, che ci rivelano insieme tutto il candore e la bellezza di quell'anima. (Carlo Pascal)
- Paolina, crescendo, andava arricchendosi oltre che d'un'ottima cultura generale, di una cognizione chiara e non superficiale de la letteratura italiana, latina e francese; meno profondamente, conobbe anche lo spagnuolo. In italiano scriveva con facilità e con semplice eleganza, tanto che del suo modo di scrivere Giacomo le fece lode più volte; egli chiamava le sue letterine e il suo stile così gentili da non parer non solamente recanatesi, ma neanche italiani; e pensava forse a la lunga ed accurata lettura che Paolina aveva fatto de le lettere di Mad.e de Sévigné, ch'ella chiamava la sua opera classica, asserendo di saperle tutte a memoria. L'approvazione di Giacomo faceva strabiliare la sua modesta sorella, che gli confessava di vergognarsi quasi di scrivere a lui, temendo ch'egli scoprisse l'inganno di quelli che la lodavano pel suo stile. (Emma Boghen Conigliani)
- Paolina, se era molto brutta, già abbiam detto, era, per converso, molto buona: l'una cosa, dunque, compensava l'altra. Era colta e di mente svegliata; ma di carattere assai mite e dolce, e, menando vita ritirata, avea poca conoscenza del mondo, sicché andava facilmente soggetta ad essere illusa da qualche scaltra persona. Riceveva tutti gli studiosi di Giacomo con isquisita cortesia. Per la memoria del fratello ebbe una vera adorazione. (Camillo Antona Traversi)
- Paolina [fanciulla], vestita sempre semplicissimamente di nero, piccola e gracile, aveva capelli bruni e corti, occhi di un azzurro incerto, viso olivastro e rotondetto; era brutta, ma di una gentilezza, di una bontà, che potevan farla parere graziosa a chi la conoscesse intimamente. Ella si adattava ai chiassosi giuochi dei fratelli, benché preferisse i divertimenti più tranquilli; le piaceva soprattutto dir la messa dinanzi ad un altarino, e per questo; Giacomo e Carlo solevan chiamarla Don Paolo, nome che le rimase a lungo. (Emma Boghen Conigliani)
- Adorò la musica e antepose le melodie dolci della Sonnambula ai «fragori», come ella dice, del Verdi. La morte del suo Bellini le strappò un grido di dolore.
- Del talento dei Leopardi neppure il cervello di Paolina fu defraudato. Abbiamo una lettera latina scritta da lei a dodici anni, ciò che ci mostra quanto per tempo si aprì il suo ingegno. Parecchie delle sue lettere, oltre che per l'interesse degli studi leopardiani, hanno meritato la pubblicazione, in grazia della loro fattura. Quello di Paolina era uno spirito artistico. Le andava molto a genio la maniera letteraria de' Francesi, dei quali era, come la cognata Ippolita, fanatica.
- La simpatia o solidarietà sociale le fu affatto ignota: non concesse se non rarissimamente la sua amicizia, coprì di maledizioni i suoi concittadini, dai quali, come Carlo e come Giacomo, si immaginò perseguitata. Se soccorse alla povertà, la sua elemosina scendeva bene dall'alto: il suo epistolario è tronfio del suo orgoglio di contessa e del suo ribrezzo per le classi non nobili. Era taccagna quanto la madre e quanto il fratello Carlo; alla mensa di lei i nipoti e il precettore soffrivano la fame; la tradizione recanatese ce la rappresenta a misurare le uova col cerchietto della madre.
Note
[modifica]- ↑ Lettere, p. 63. [N.d.A.]
- ↑ Citato in Carlo Pascal, La sorella di Giacomo Leopardi, Fratelli Treves Editori, Milano, 1921, pp. 61-62.
Voci correlate
[modifica]- Giacomo Leopardi – fratello
- Carlo Leopardi – fratello
- Pierfrancesco Leopardi – fratello
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