Paolo Garimberti

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Paolo Garimberti (a destra) nel 2009 con l'allora presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano.

Paolo Garimberti (1943 – vivente), giornalista italiano.

Citazioni di Paolo Garimberti[modifica]

  • Fino a quando qualcuno non si deciderà tra governo e Parlamento a fare in modo che l'evasione del canone Rai scenda sotto quel 30% ormai fisiologico mancheranno i fondi per fare di più servizio pubblico. Fino a quando la Rai è costretta a stare sul mercato ci sta anche coi reality. Mi spiace, questa è la realtà ed è inutile fare delle polemiche su questo punto. Doveva passare ieri un emendamento in Senato con la finanziaria, un emendamento che stabiliva che il canone si sarebbe pagato con la bolletta della luce come succede in tutti i Paesi d'Europa. Questo emendamento non è passato, per l'ennesima volta la Rai è stata bastonata. È difficile fare soltanto grande qualità quando non hai i fondi per farlo, quando hai un canone di 109 euro e hai al tempo stesso un'evasione del 30%.[1]
  • [Sulla sentenza Bosman] Forse sono legato a una visione romantica dello sport, poco in sintonia con l'Europa della moneta unica [...] e troppo radicata in una tradizione campanilistica, in cui il giallorosso vuol dire Roma, il neroazzurro Milano, il viola Firenze, e così via. In cui il derby resta, comunque, il momento di più alto pathos di tutto il campionato. [...] tutto sommato, il calcio mi piace ancora così, campanilistico e un po' settario (nei limiti della civile convivenza, certo), e credo che la stragrande maggioranza dei tifosi la pensi come me. Ma anche dentro di me il tifoso confligge con l'europeista convinto. E mi rendo conto che non si può volere il trattato di Maastricht e opporsi alla liberalizzazione del mercato calcistico europeo. [...] L'Europa non si fa con i "sì, ma": o tutto, o niente. Tuttavia, se si accetta questa logica, occorre ripensare l'intera organizzazione strutturale del calcio, italiano ed europeo. [...] si fa presto a dire "liberalizziamo" in nome dell'Europa. Come diceva il prudente personaggio manzoniano, "adelante, Pedro, ma con giudizio". Andiamo pure verso l'Europa del calcio, ma pensiamoci per tempo e perbene.[2]
  • L'Allianz Stadium è coinvolgente, regala un senso d'appartenenza, è davvero la casa di noi tutti. E anche guardandolo in tv produce il desiderio di andarlo a vedere in prima persona. La forza della Juve di oggi è fatta anche di tutta questa passione.[3]
  • [...] molti scudetti juventini sono dipesi dalle prodezze dei fratelli Hansen e di Praest, di Charles e Sívori, di Platini e Boniek. Ma dietro di loro c'erano solide difese tutte italiane, le dure fatiche di umili, ma indispensabili gregari come Emoli, Colombo o Furino, le geniali ispirazioni a centrocampo di Boniperti, o addirittura un blocco di sette giocatori capaci di vincere in maglia azzurra la Coppa del Mondo in Spagna. E, dunque, chi tifava Juventus, trepidava e gioiva per una squadra di buon tessuto italiano, con il fiore all'occhiello di un paio di campioni stranieri, e godeva per uno scudetto che, per nove undicesimi, era il prodotto di un lavoro autoctono. Anche per questo la squadra bianconera è diventata "la fidanzata d'Italia", oltre che un simbolo di Torino, quanto e talvolta perfino più della Fiat, e un valore aggiunto dell'immagine della famiglia Agnelli.[2]

Note[modifica]

  1. Citato in Il presidente RAI dà la colpa all'evasione del canone per la bassa qualità dei programmi, ilpost.it, 17 luglio 2010.
  2. a b Da Tutti stranieri, che calcio è?, la Repubblica, 26 gennaio 1996.
  3. Citato in 123 anni di Juve. 123 anni di passione, juventus.com, 1º novembre 2020.

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