Paolo Granzotto

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Paolo Granzotto (1940 – 2016), giornalista, saggista e opinionista italiano.

I Protocolli dei Savi di Sion? Sono soltanto una porcata

Sui Protocolli dei Savi di Sion, ilgiornale.it, 3 giugno 2008

  • Se dovessi definirle in due parole, non certo accademiche, i «Protocolli» [...] sono un'interessante porcata. Interessante perché si tratta del primo impiego di un'arma poi rivelatasi di grande efficacia, la disinformazione. I «Protocolli dei Savi di Sion» - il piano ebraico per il controllo del mondo attraverso la manipolazione delle masse, il controllo della finanza e degli organi di informazione - sono, ed ecco la porcata, un falso.
  • L'autore diciamo così ufficiale del libello antisemita fu un certo Sergei Nilus il quale, nella prefazione all'opera, affermava d'aver ricevuto quelli che erano gli atti di un congresso sionista tenutosi segretamente, da un Maresciallo di Corteche che a sua volta li aveva ottenuti da una donna che prestava servizio presso uno degli «anziani». Si venne poi a sapere che erano invece parto di alti funzionari della «Okhrana», la polizia segreta della Russia zarista, con l'intento di accreditare la tesi che i moti rivoluzionari - quelli che 14 anni dopo raggiunsero l'acme nel golpe di ottobre - fossero espressione di un complotto ebraico internazionale.
  • Dopo la guerra, a un temporaneo disinteresse seguì un ritorno di fiamma e questo grazie all'interesse di molti governi arabi che dopo averne finanziato la stampa in milioni di copie, in certi casi imposero i «Protocolli» come libro di testo nelle scuole in quanto «documento storico». Qualche anno fa, la televisione egiziana ne fece anche uno sceneggiato, poi venduto ad altre emittenti arabe, che ottenne vertiginosi indici di ascolto. Tutto ciò, va da sé, in nome del dialogo e della ricerca della pace.

Carla Capponi[modifica]

  • Ci sono esseri come Pietro Micca o Enrico Toti, Jacques-Etienne Cambronne o Jacques de la Palisse, cui tocca in sorte di venir ricordati per un atto, una parola che vale l'intera vita. Per Carla Capponi, le 15.52 del 23 marzo 1944. Ora, giorno e anno dell'attentato di via Rasella.
  • Un bel volto incorniciato da folti capelli neri, lo sguardo vivacissimo, il carattere deciso, prima di "Elena", che fu il suo nome di battaglia, Carla Capponi era chiamata, per il fisico slanciato ed una certa naturale eleganza, l'"inglesina".
  • Nonostante la motivazione della medaglia d'oro al valor militare della quale venne insignita recitasse: «Per aver partecipato alle più eroiche imprese nella caccia senza quartiere che il suo gruppo di avanguardia dava al nemico annidato nella cerchia abitata della città di Roma», non si conoscono rilevanti gesta partigiane di Carla Capponi prima del 23 marzo del 1944. E, come vedremo, neanche dopo. A meno di non considerare tali il soccorso che portò a un carrista, ferito al ginocchio durante i combattimenti a Porta San Paolo, tra l'8 e il 10 settembre del '43. O il furto di una rivoltella, una Beretta calibro 9, ai danni di un agente della Guardia nazionale repubblicana.

Bibliografia[modifica]

  • Paolo Granzotto, Capponi Carla, in AA.VV., Italiane. Dagli anni Cinquanta ad oggi (1951-2011), 150anni.it

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