Pericle

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Busto di Pericle

Pericle (495 a.C. – 429 a.C.), oratore e politico greco antico.

Citazioni di Pericle[modifica]

  • [Ultime parole] Infatti nessuno tra i cittadini ateniensi si è vestito a lutto per me.
Οὐδεὶς γάρ, δι᾽ ἐμὲ τῶν ὄντων Ἀθηναίων μέλαν ἱμάτιον περιεβάλετο.[1]
  • I nostri comuni cittadini, seppure occupati nelle attività produttive, sono comunque giudici equi nelle questioni pubbliche.[2]
  • Per l'ateniese i frutti provenienti da altri Paesi sono un lusso altrettanto noto quanto quelli locali.[3]
  • Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.[4]

Citazioni su Pericle[modifica]

  • (A.) Costui è il migliore degli uomini nell'arte del parlare: | quando si faceva avanti, proprio come i bravi corridori, | parlando distanziava gli altri oratori di dieci piedi. | (B.) Era davvero veloce! | (A.) E oltre alla sua velocità, | sedeva sulle sue labbra una certa qual persuasione: | aveva molto fascino e, unico fra tutti gli oratori, | lasciava il suo pungiglione negli ascoltatori. (Eupoli)
  • Finché Pericle fu, durante la pace, a capo della repubblica, la guidò con moderazione e la conservò sicura, e sotto di lui essa fu potente come non mai; quando poi scoppiò la guerra, è evidente che anche allora egli ne seppe ben riconoscere la forza. Sopravvisse (allo scoppio della guerra) due anni e sei mesi; e dopoché fu morto, allora anche meglio si poté conoscere la sua antiveggenza nei riguardi della guerra. Egli infatti andava ripetendo che gli Ateniesi ne sarebbero usciti con successo qualora si fossero condotti prudentemente, avendo cura della flotta, e non cercassero di allargare con la guerra il loro impero, e non mettessero in pericolo la città stessa: ma essi fecero tutto il contrario, e giudicando altre imprese estranee alla guerra meglio rispondenti alle ambizioni private e ai privati vantaggi, mal governarono lo Stato per se stessi e per gli alleati... E la causa di tutto ciò era che Pericle, potente per dignità e per senno, manifestamente incorruttibile, dominava liberalmente la moltitudine e conseguito il potere con mezzi non illeciti, egli non era costretto a parlare per compiacerla, ma poteva, per la sua autorità, contraddirla ed affronarne la collera... Si aveva dunque di nome la democrazia, ma di fatto il governo tenuto dal primo cittadino. (Tucidide)

Note[modifica]

  1. Secondo Plutarco, Pericle avrebbe pronunciato queste parole in punto di morte rivolto a coloro, che, seduti intorno a lui, decantavano le sue gesta. Cfr. Plutarco, Vita di Pericle, XXXVIII.
  2. Citato in AA.VV., Il libro della storia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 50. ISBN 9788858016572
  3. Citato in AA.VV., Il libro della storia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2018, p. 48. ISBN 9788858016572
  4. Da Tucidide, Guerra del Peloponneso, I, 22. Citato in Andrea Iovino e Maurizio Spaccazocchi, Educare è altra cosa. Vita come conoscenza, scuola con coscienza, FrancoAngeli, Milano, 2015, p. 27.

Altri progetti[modifica]