Prima guerra d'indipendenza italiana
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Citazioni sulla prima guerra d'indipendenza italiana del 1848-49.
- E santa era, perché guerra d'indipendenza. Imprudente o no, essa era santa, e più se era imprudente, perché l'audacia ed il sacrificio aggrandiscono e santificano le opere umane. Santa perché una guerra d'indipendenza è santa sempre: essa è legittima guerra a quel modo che legittima è la difesa, e che l'uomo ha diritto di uccidere l'assalitore. Guerra pur sempre e solo di difesa; perché respingere o scacciare dalla patria lo straniero importa difendere il nostro bene, il nostro onore, i nostri sepolcri, tutto ciò che l'uomo ha di più caro e di più sacro dall'altare di Dio sino al bacio dell'amata. (Luigi Carlo Farini)
- Il fatto sta che gli eventi tutti di questa guerra [la prima guerra d'indipendenza italiana] dimostrano ora facilissimamente ad insegnamento (che Dio voglia non disperdere) delle generazioni future, che la somma, che il tutto di questa prima, ardita, forse temeraria, generosa guerra d'indipendenza, era, doveva essere, non poteva non essere se non nell'esercito piemontese; che questo doveva dunque serbarsi, salvarsi, mantenersi, accrescersi, aiutarsi, incoraggiarsi, lodarsi, amarsi, e quasi adorarsi unicamente da tutta Italia; e tenersi perciò dal suo capo coraggiosamente, inalterabilmente sulla difensiva, ogni volta che non venisse un'occasione quasi sicura di offensiva; e prendersi questa allora solamente, e finché durasse l'occasione, tornando poi alla difensiva, dando tempo alle popolazioni di procacciarsi armi ed esercitarvisi, ed ai principi italiani di mandar aiuti, ed ai popoli di accorrervi; dando tempo, insomma, a quel tempo che è il più grande alleato di tutte le guerre d'insurrezione, che era allora il solo nostro. Ma le stolte grida fecero fare una guerra tutta opposta, una guerra in furia, una guerra che volevasi corta e grossa; e questo fu l'errore che perdette tutto, che il perderà, se occorre, altre volte; perché da questo nacquero tutti gli altri, piccoli e grandi, numerosi, di rado interrotti, sempre risorgenti, e finalmente fatali. (Cesare Balbo)
- Il periodo de' sette mesi che seguì tra la prima e la seconda campagna[1] di nostra guerra d'indipendenza fu così fecondo d'errori e d'insegnamenti politici, come era stato il primo di militari; fu anzi un cumulo, un precipizio, un vero baccanale d'inciviltà. La guerra d'indipendenza aveva fatto tacere le esagerazioni di libertà, la stolta idea dell'unità: cessata ora la prima, scoppiarono quelle e questa. Se l'Italia media o meridionale fossero state mature all'indipendenza, allora si sarebbe veduto, allora sarebber sorte sottentrando al vinto Piemonte: ma fu tutto all'opposto; d'allora in poi non sorse, non accorse un battaglione da quelle due Italie imbelli e distratte. (Cesare Balbo)
- Non istarò a narrare le troppe note vicende di quella guerra, che, incominciata sotto così lieti auspici, doveva finire colla rotta di Custoza, colla disgraziata battaglia di Milano e col totale sgombero del Lombardo-Veneto, grazie all'infelice direzione delle operazioni, al limitato o mancato soccorso delle altre parti d'Italia e soprattutto alle discordie degli Italiani, nei quali ai facili entusiasmi rapidi sottentrarono gli abbattimenti e ne seguirono le sconfitte: uscirei, se ciò facessi, dai limiti che mi sono imposto. (Luigi Cadorna)
Note
[modifica]- ↑ Prima e dopo l'armistizio di Salasco del 9 agosto 1848.
Voci correlate
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