Raffaele Mariano
Raffaele Mariano (1840 – 1912), filosofo e storico italiano.
Uomini e idee
[modifica]- Uomo colto ed affabile il Van de Weyer aveva i modi e il fare di un gentleman, sebbene di tanto in tanto facesse in lui pur capolino un po' il villan rifatto. In quel tempo era tutto ardore per la filosofia, ardore che poscia svampò via via e di molto. (p. 255)
- Nessuno da ciò che sia stato o abbia fatto sino all'età senile potrebbe saper dire che cosa finirà per essere o fare avanti la morte; sicché, per pronunziare l'ultima parola, è sempre meglio aspettare che la bara sia coperchiata. – Una massima, a un di presso, su questo andare agli antichi savii non venne in mente di formularla, aggiungendola alle altre famose che ci lasciarono; ma lo avrebbe meritato. Quanti non sono cui tocca ogni giorno di riscontrarne in sé e confermarne la verità? Pure, dei moltissimi, è quasi da credere che assai pochi abbian potuto con più forza, con più ragione applicarla a se stessi, farne, a dir così, il motto o l'insegna della loro esistenza, forse pure l'epitaffio pel loro sepolcro, come il padre Curci.
Eccolo lui, chi non lo ricorda?, il gesuita per quasi intera la vita. E dei gesuiti risoluto, convinto ed irremovibile, pugnace ed aggressivo quanto non mai altro. Con la sua predicazione, con le sue polemiche, coi suoi scritti, con tutto il complesso della molta operosità sua, diventa oggetto ai discorsi, alle disputazioni, alle chiacchiere del mondo, destando ogni dove resistenze e dinieghi, insino vitupèri e contrasti furiosi, infiniti, ovvero simpatia ed encomii ed anche adesioni cieche quanto ostinate. – E poscia? – In sul tramonto si separa a un tratto dai fidi commilitoni di un tempo. Disconosciuto, rinnegato da questi, torna senza scomporsi qual semplice sacerdote nel secolo. (p. 383)
- Mutata parte, [Carlo Maria Curci] dà all'ordine dei suoi pensieri e delle sue intuizioni indirizzo radicalmente diverso da quello sino allora seguito. Alle questioni più vive onde il mondo è agitato, piglia parte come prima con fervore, con ardore indefesso, ma guardandole da un altro punto di veduta e con altri intendimenti. Una vera rivoluzione quella che s'andò operando in lui! Per la quale al vecchio uomo se ne sostituì uno nuovo, attivo, intraprendente, battagliero, audace esattamente come l'antico; ma del quale, paragonandolo, quanto a desiderii ed aspirazioni, con l'antico, avresti dovuto ripetere il quam mutatus ab illo! Se non che, si vedrà pure che il radicale mutamento rimutò poscia di nuovo; e; dopo parecchi giri e rigiri, il movimento parve fosse in qualche modo tornato al punto medesimo donde s'era dipartito. (p. 384)
- Non noi, che tanto c'inchiniamo riverenti al principio cristiano, come alla suprema forma più perfetta della coscienza religiosa, quanto aborriamo le adulterazioni che vi ha arrecate e lo strazio che ne fa tuttora la Curia romana: non noi, dico, ci dorremo dei dardi non nuovi di fabbrica, pur sempre aguzzi e velenosissimi che il Curci ha confitti e riconfitti nella più intima compagine del Papato. Né è, di certo, la sua contrizione né la sua abiura che possa aver la forza di sconficcarli codesti dardi e di rimarginare le ferite profonde per essi aperte. Scomparso lui dalla scena, sono rimasti i semi che egli andò spargendo; i quali, o prima o poi, dovranno fruttificare; e già ne sono spuntati i primi segni. (p. 423)
Il risorgimento italiano
[modifica]Tutti sappiamo i fatti che si sono succeduti, e quasi tuttora vanno succedendosi in Italia. Molti, sorpresi e trascinati dalla rapidità degli eventi, gli hanno subiti, ed altri gli hanno accettati senza rendersi un conto esatto della loro natura e delle loro esigenze. Pochi, possiamo dirlo senza tema d'ingannarci, son quelli che hanno ricercato a fondo quali fossero le condizioni di esistenza, di consolidazione e di svolgimento del moto italiano. E possibile che cotesta ricerca abbia scoraggiato parecchi; ma è certo d'altronde, che essa costituiva una di quelle necessità di cui non si può prescindere. Perché, senza la coscienza de' mezzi essenziali al raggiungimento di un certo scopo, è impossibile che lo scopo sia raggiunto. L'Italia vuol risorgere: ecco lo scopo. Ma come, perché e a qual diritto si risorge? Quali sono le condizioni di un vero risorgimento? Cosa è l’Italia, e cosa vuole, o meglio dev'essere, se brama risorgere? Ecco un quesito per molti rispetti difficile e scabroso, ma un quesito, che se non è risoluto, la coscienza del proprio compito fa difetto. La verità è stata sempre pericolosa a dirsi, e può esser fatale quando si vuol dirla ad un nazione. Ma l'amore è un sacrificio, e non si ha diritto ad amare la verità senza voler correre i rischi che possono accompagnarla.
Papa, clero e chiesa in Italia
[modifica]Di tutte le burrasche che la chiesa di Roma ebbe in passato ad attraversare, la più dura, per fermo, è stata l'ultima cui le è toccato di soggiacere, ed ogni cosa costringe a supporre non senza una divina predisposizione. A paragone della caduta del dominio temporale gli stessi sbattimenti, le stesse estreme irreparabili iatture cagionatele dalla Riforma religiosa impallidiscono. E se per via della Riforma, arrendendosi alle impellenti necessità, essa dovette procedere alla Controriforma, anche ciò fu parva cosa a confronto delle alterazioni nei modi suoi di estrinsecarsi e di agire nel mondo, e non meno pure nella sua compagine morale, le quali da quella caduta, secondo ogni più plausibile previsione umana, ci era da aspettare che provenissero. Spogliata della potestà politica onde s'era da secoli e secoli abituata a disporre, e le si era tanto avviticchiata che nel concetto suo le sembrava, come le sembra tuttavia, di non potersene staccare; ridotta per sostenersi, per farsi ancora valere nell'agone della vita, a non fare assegnamento sopra altro sussidio all'infuori delle armi spirituali e dell'autorità religiosa; esposta ai fiotti incessanti di un sistema di libertà politica e sociale cui aveva sempre repugnato; accaneggiata dappresso da una critica implacabile, infrenabile: la chiesa di Roma s'è vista da un momento all'altro collocata in condizioni affatto diverse da quelle in cui avea vissuto, se non proprio dalla sua fondazione, sin dal più remoto medio evo.
Bibliografia
[modifica]- Raffaele Mariano, Il risorgimento italiano. Secondo i principi della filosofia della storia, Stabilimento di Giuseppe Civelli, Firenze, 1866.
- Raffaele Mariano, Papa, clero e chiesa in Italia. Polemiche e dibattiti, Scritti varii, vol. VI, G. Barbèra editore, Firenze, 1903.
- Raffaele Mariano, Uomini e idee. Saggi biografico-critici, Scritti varii, vol. VIII, G. Barbèra editore, Firenze, 1905.
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