Ruanda

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Bandiera del Ruanda

Citazioni sul Ruanda e i ruandesi.

Citazioni[modifica]

  • Chiamata anche la "piccola svizzera dell'Africa", è uno dei cinque paesi più poveri del globo, il 95% vive in condizioni precarie nelle Shambas (piccole porzioni di terreno) e, a causa della mancanza di terre, i contadini sono costretti a praticare le colture in terrazze. (Dian Fossey)
  • Gli hutu ruandesi sono solo criminali. (Nzanga Mobutu)
  • Io me ne fotto del Ruanda. (Carmelo Bene)
  • [...] mi trovavo in Ruanda per aiutare le chiese locali a creare dei luoghi di rifugio per i profughi, ed ero amico dell'anziano del villaggio, Gahiji. Lui aveva il rispetto delle altre tribù, degli Hutu e dei Tutsi. Gahiji li aiutava, nelle epidemie, nella carestia. I militari costringevano gli Hutu a uccidere i propri vicini, con dei machete, però nessuno avrebbe mai toccato Gahiji, dicevano "come si può uccidere un uomo così buono?", e il comandante ha dato ad alcuni soldati l'ordine di tagliargli la testa di fronte all'intero villaggio. Gahiji non ha opposto resistenza, ha chiesto solo di poter dire addio alla famiglia. Ma neanche i soldati volevano più ucciderlo a quel punto. Hanno chiesto al comandante il permesso di sparargli per dargli una morte rapida. Il comandante ha voluto conoscere l'uomo che aveva il rispetto di tutti, è andato da Gahiji. È stato a parlare con lui, per molte ore. Poi lo ha portato di fronte agli abitanti e lo ha fatto a pezzi. Col resto della sua famiglia. In quell'uomo, che aveva ucciso Gahiji, ho visto il diavolo. (Daredevil)
  • Più di quattro secoli prima, i Tutsi, venuti dal nord e appartenenti alla razza Hamitica, avevano stabilito la loro dominazione sugli Hutu, nella regione che sarebbe in seguito divenuta il Ruanda. Gli Hutu, feudatari che possedevano terre e bestiame, divennero i loro servi e le due caste restarono distinte durante l'occupazione coloniale tedesca e belga. (Dian Fossey)

Paul Kagame[modifica]

  • Gestire la diversità nella nostra società, non dovrebbe essere visto come negare l'unicità di ogni ruandese. Sarebbe una cosa negativa se riusciremo a forgiare una nuova, più inclusiva identità nazionale?
  • Il Rwanda ha avuto il coraggio di abolire la pena di morte e di attuare una riconciliazione nazionale, quando le nostre prigioni erano piene di genocidari che meritavano la morte per quello che hanno fatto nel 1994.
  • L'eredità più devastante di controllo europeo del Ruanda fu la trasformazione delle distinzioni sociali in cosiddette "razze". Siamo stati classificati e sezionati. Le esistenti differenze sono state ingrandite secondo un quadro inventato altrove. Lo scopo non era né scientifico né benigno, ma ideologico: per giustificare rivendicazioni coloniali di governare e "civilizzare" i popoli apparentemente "minori". Noi non siamo minori. Questa ideologia era già in atto nel 19° secolo, e fu poi rafforzata dai missionari francesi che si stabilirono qui. Duemila anni di storia del Rwanda sono stati ridotti a una serie di caricature basate su brani della Bibbia e sui miti creati dagli esploratori.
  • Nessuno sparisce in Rwanda e nessuno è arrestato senza un valido motivo. Siamo abituati a confrontarci con delle false accuse.

Ryszard Kapuściński[modifica]

  • Il Ruanda è piccolo, montuoso e densamente popolato. Come spesso accade in Africa, anche in Ruanda si arriva al conflitto tra chi vive allevando bestiame e chi coltiva la terra. Di solito, però, nel continente gli spazi sono talmente vasti che uno dei contendenti può trasferirsi su territori liberi eliminando il focolaio della discordia. In Ruanda questa soluzione è impossibile: non esiste spazio per spostarsi e cedere il campo. Intanto le mandrie possedute dai tutsi crescono e hanno bisogno di sempre nuovi pascoli, e c'è un solo modo per trovarli: confiscare la terra ai contadini, ossia, scacciare gli hutu dai loro campi. Ma gli hutu vivono già stretti come sardine. Da anni il loro numero cresce a vista d'occhio e, per colmo di sventura, le terre che coltivano sono sterili, poverissime. In effetti le montagne del Ruanda sono coperte da uno strato di terra talmente sottile che, ogni anno, la stagione delle piogge ne lava via grandi porzioni. In molte zone dove gli hutu avevano i loro campicelli di manioca e di granturco, ora luccica la roccia nuda.
  • Il Ruanda è un paese piccolo, tanto piccolo che in molte delle carte geografiche contenute sui libri sull'Africa viene indicato solo con un puntino. Solo dalle tabelle annesse alle carte apprenderete che quel puntino nel cuore del continente rappresenta il Ruanda.
  • Il Ruanda è uno dei paesi africani più reazionari, il cui Stato rappresenta il bastione e il sostegno del cattolicesimo nella parte francofona del continente. In pratica si tratta di un piccolo paese teocratico, governato da un arcivescovo. Uno degli articoli della costituzione ruandese definisce la lotta contro il comunismo il dovere costituzionale di ogni cittadino. In Ruanda vive un monaco che è stato l'insegnante dell'intero corpo governativo.
  • La geografia africana è solitamente caratterizzata da pianure e altipiani. Il Ruanda invece è tutto montagne alte due o tremila metri, talvolta anche di più. Per questo viene spesso definito il Tibet dell'Africa, non solo per le sue montagne, ma anche per la sua originalità, la sua atipicità, la sua diversità. Una diversità che concerne soprattutto l'assetto sociale. Infatti, al contrario delle popolazioni degli altri stati africani che sono pluritribali (il Congo è abitato da trecento tribù, la Nigeria da duecentocinquanta, e via dicendo), in Ruanda vive una sola comunità, il popolo dei banyaruanda, tradizionalmente diviso in tre caste: la casta dei tutsi, possidenti di mandrie di bestiame (quattordici per cento della popolazione), la casta degli hutu, agricoltori (ottantacinque per cento) e la casta dei twa, composta di braccianti e servitori (uno per cento).
  • La storia dei rapporti tra hutu e tutsi non è che una tragica serie di pogrom e massacri, di distruzioni reciproche, di migrazioni forzate, di odii feroci. Nel piccolo Ruanda non c'è posto per due popoli così estranei e naturalmente nemici.
  • Nasce così il dramma ruandese, la tragedia del popolo banyaruanda: esattamente come nel dramma palestinese, si è nell'impossibilità di conciliare le ragioni di due comunità rivendicanti il diritto al medesimo pezzo di terra, troppo esiguo per accoglierle entrambe. All'interno di questo dramma sorge, dapprima ancora debole e vaga ma, con gli anni, sempre più chiara e perentoria, la tentazione dell'Endöslung, della soluzione finale.

Voci correlate[modifica]

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