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Ruggero Giuseppe Boscovich

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Ruggero Giuseppe Boscovich

Ruggero Giuseppe Boscovich (1711 – 1787), gesuita, astronomo, matematico, fisico e filosofo dalmata.

Giornale di un viaggio da Costantinopoli in Polonia

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Sono già 22 anni che io scrissi questo giornale, nell'atto medesimo del viaggio che n'è l'oggetto, quale io feci andando da Costantinopoli in Polonia con Sua Eccellenza il Sig. Giacomo Porter Ambasciatore d'Inghilterra, che finita la sua lunga ambasciata tornava alla sua patria.

Citazioni

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  • Fissò egli la sua partenza per li 24 di Maggio dell'anno corrente 1762, e di fatti noi partimmo in detto giorno verso il mezzodì. Vi erano due carrozze a quattro luoghi tirate da 6 cavalli per una, in una delle quali andavano i figli delle donne, e un carrozzino da due posti a quattro ruote tirato da quattro cavalli, vi erano varj cavalli di rispetto per quelli, che avessero più piacere di cavalcare, quando il buon tempo lo permettesse, molti altri per la servitù sua, e del suddetto suo seguito, e una mano di carri pel bagaglio. (p. 2)
  • Si arrivò verso le 6¼ a Ciorlù. Ciorlù è Città famosa per la battaglia, che seguì nelle sue pianure fra Bajazete, e Selim suo figlio. Vi sono da 3000 Turchi, 250 famiglie Greche, 100 Armene, 10 Ebree, 3 Moschee, una Chiesa Greca, e una Armena. Ivi è nato Ciorlulì Ali-Pascià Gran Visire, divenuto tale da carbonajo, che le ha dati gran privilegj. Vi ha fondato un Madricè, cioè scuola, e un Han. Ivi morì nel 1520 Selim Gran Signore nel tornare da Adrianopoli dopo 8 anni di regno. (pp. 15-16)
  • Il giorno seguente si rimase a riposare essendo mezzi morti i cavalli, e tutta la gente assai stracca per le 13 ore di viaggio quasi tutto continuato. Si vide subito la mattina la bellissima situazione di esso Carnabàt, che è un gran borgo Turco. Esso giace parte sulla pianura, e parte sull'ultima pendenza di un giogo di monti bassi, o piuttosto colline alte, che termina la larghezza della continuazione di Rodope. (p. 41)

Incipit di alcune opere

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Dissertazione della tenuità della luce solare

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L'immensa copia di luce, che continuamente diffondono per ogni verso i luminosi corpi celesti, farebbe credere certamente, che quelle quantunque smisurate moli dovessero in pochissimo tempo disciogliersi e totalmente svanire; se dall'altra parte la quasi impercettibile sottigliezza, e rarità della luce medesima non ci togliesse di errore, e non dileguasse tosto ogni timore mal concepito.

Osservazioni dell'ultimo passaggio di Mercurio sotto il Sole seguito a' 6 di Maggio 1753

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In quattro luoghi fu astronomicamente osservato in Roma la mattina de' 6 di Maggio del corrente anno 1753 il passaggio di Mercurio sotto il Sole. I.P.P. Jacquier, e Le Seur notissimi al mondo pel celebre loro commento de' Principj del Newton, in compagnia del signor Gio. Battista Collicola, giovine che alla Nobiltà dei Natali, e a mille altre rare qualità unisce un amore particolare per le scienze, l'osservarono nella villa Quarantotto vicina all'antico Castro Pretorio.

Tre osservazioni dell'Eclisse del Sole

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L'Ecclisse del Sole seguito a' 25 di questo mese ha tirati a se gli occhi di ogni genere di persone. Il commune però degli uomini non ha fatto altro, che appagare una certa curiosità, col rimirare coperta, e all'apparenza offuscata una gran parte di quella per altro perenne, e inestinguibile sorgente di luce, che col solo farsi vedere ci porta il giorno.

Citazioni su Ruggero Giuseppe Boscovich

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  • Sendo il Boscovich professore in Lombardia, promosse la fabbrica dell'osservatorio del collegio di Brera in Milano e lo perfezionò in qualche parte a sue spese. Cominciò allora quell'osservatorio a divenire illustre cosi per la celebrità del Boscovich e per le sue fatiche, come per la copia degl'istrumenti di cui fu arricchito, e per gli allievi che vi andava facendo l'astronomo raguseo. (Giovan Battista Corniani)
  • Aspirava [oltre al titolo di filosofo e di matematico] ancora a quel di poeta, e in tutta la sua vita non mai cessò di far versi Latini buoni, mediocri e cattivi. Aveva una singolar facilità in comporli, e una singolar memoria in ritenerli, e anche non invitato li ripeteva spesso e volentieri.
  • Concorse una sola volta al premio proposto dall'Accademia di Parigi per chi spiegava l'ineguaglianze, che sembrano apportarsi vicendevolmente saturno e giove particolarmente intorno al tempo del loro congiungimento, e perché dopo le lodi date alla sua disertazione non ne ebbe la ricompensa che credeva di meritare, perché data all'Eulero, non aspirò mai più a questi letterari trionfi.
  • Il solo esercizio della pubblica scuola, e gli scritti fatti principalmente per essa bastarono al Boscovich per concigliargli una fama estesissima e viveva in Roma come in regno suo, onorato e accarezzato da tutti i veri dotti, da quelli, che fingevano di esser tali, e dai più grandi e potenti di quella città e di quella corte. Ne frequentava le case e le tavole, e parlando spesso di se e delle sue scoperte faceva sempre maraviglia la chiarezza e la facilità, con cui l'esponeva anche ai meno periti. Imperocché egli aveva interesse di allontanar da se il rischio che corre la maggior parte dei dotti matematici, di coltivate una scienza, che accresce la gloria dello spirito umano e promove i vantaggi della società, senza che molti di quelli, che godono dei loro benefizj, sappiano né ammirarli, né benedirli.
  • Non può certamente negarsi che il Boscovich non debba una gran parte della sua celebrità al felice uso della sintesi, sottoponendo all'impero di essa que' problemi medesimi, che sembravano appartenere alla sola analisi. Ella fece la principale occupazione della sua vita, e ne provò egli l'utilità, applicando alla fisica, all'ottica, all'astronomia e ad altre scienze le sue sintetiche soluzioni, che per essere le più facili, le più naturali e le più comode, non lasciano di essere le più gloriose. Imperocché una specie di fatalità vuole, che in ogni genere i metodi, o l'idee le più naturali non sieno quelle, che si presentino il più naturalmente. L'invenzione del calcolo differenziale ed integrale, diceva il nostro Geometra, per quanto mirabile ella sia, perché porta le nostre cognizioni fino all'infinito, e quasi al di là de' confini prescritti allo spirito umano, o almeno infinitamente al di là di quelli, ne' quali era ristretta l'antica geometria, ha però i suoi errori non per colpa della scienza, ma per l'abuso che ne fanno quelli che la professano.

Bibliografia

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Altri progetti

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