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Sahle Sellassie

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Sahle Sellassie Berhane Mariam (1936 – vivente), scrittore etiope.

Dall'intervista dell'Unità

Etiopia: per uscire dall'arretratezza , L'Unità, 16 dicembre 1974

  • [Sull'Impero d'Etiopia] Questo paese ha bisogno di riforme molto profonde: innanzitutto di democrazia; poi di una riforma agraria che dia la terra ai contadini per due ragioni umanitarie ed economiche. Il possesso della terra renderà i contadini meno infelici, se non felici: e li stimolerà a produrre di più. Ma la riforma agraria è difficile e complicata. Nel nord non vi sono latifondi, e la proprietà non è privata, ma più o meno collettiva. La terra appartiene alle tribù, ai clan, alle «famiglie allargate». C'è un senso comunitario della vita. Nel centro-sud, invece, il feudalesimo ha distrutto le comunità, ed ha fatto nascere l'aspirazione alla proprietà privata.
  • Io credo in una democrazia africana, in qualche cosa che nasce dalla nostra cultura, dalle nostre strutture.
  • Forse noi etiopici abbiamo bisogno di un periodo di transizione. Prima non c'era democrazia. Parlamento, governo, giornali: erano una finzione. Ora c'è un governo militare. Essi [il Derg] sono senza dubbio dei nazionalisti, come me. Ho fiducia in loro.
  • Non conosco personalmente nessuno del "Derg". O, almeno, non so se ne conosco qualcuno... I loro nomi sono sconosciuti, tranne quello di Haile Mariam Menghistu. Ma è possibile che i miei libri abbiano dato un contributo, una spinta, al movimento antifeudale.
  • Sono contro l'indipendenza dell'Eritrea. L'Eritrea è stata la culla della nostra civiltà comune. Ed ha sempre fatto parte, storicamente, della Etiopia, tranne che nel periodo coloniale.
  • Lei sa che l'imperatore ha manovrato in modo da indebolire l'Eritrea. Ha costretto la Fiat a fare un impianto presso Addis Abeba, invece che presso Asmara. Così migliaia di italiani e di eritrei sono stati costretti ad emigrare nella capitale. Questo non è giusto. Ma neanche il secessionismo è giusto. Se l'Eritrea ottenesse l'indipendenza, allora tutti gli altri popoli e tribù, galla, dankali, somali, guraghe, potrebbero pretendere la stessa cosa, e l'Etiopia si sfascerebbe.
  • Il dovere di tutti gli intellettuali africani è lavorare per la unità africana.
  • Anche gli arabi nord-africani fanno parte del nostro continente. Non vedo perché non dovrebbero entrare in una grande federazione che vada dall'Atlantico all'Oceano Indiano, dal Mediterraneo al Capo di Buona Speranza. Ogni esperienza, ogni cultura, religione, lingua arricchirebbe le altre.
  • [Sul Derg] Penso che nelle sue file vi siano ufficiali molto più radicali di me, altri più moderati. Abbiamo vissuto tutti, più o meno, la stessa vita, abbiamo fatto gli stessi studi, sofferto per le stesse ingiustizie. Penso sia logico che io, come loro, come tutti, abbiamo te stesse aspirazioni e speranze....

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