Tascio Cecilio Cipriano
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Tascio Cecilio Cipriano (210 – 258), vescovo e scrittore romano.
Citazioni di Tascio Cecilio Cipriano
[modifica]- Devi sapere che è invecchiato questo mondo. […] D'inverno non c'è più abbondanza di piogge per le sementi, d'estate non più il solito calore per maturarle, né la primavera è lieta del suo clima, né è fecondo di prodotti l'autunno. Diminuita, nelle miniere esauste, la produzione di argento e oro, e diminuita l'estrazione dei marmi […]. Viene a mancare l'agricoltore nei campi, sui mari il marinaio, nelle caserme il soldato, nel foro l'onestà, nel tribunale la giustizia […]. Pensi veramente che un mondo così vecchio possa ritrovare l'energia ancor fresca e nuova della sua giovinezza? Quanto alla frequenza maggiore delle guerre, all'aggravarsi delle preoccupazioni per carestie e sterilità, all'infierire di malattie che rovinano la salute, alla devastazione che la peste opera in mezzo agli uomini, anche ciò, sappilo, fu predetto: che negli ultimi tempi i mali si moltiplicano, e le avversità assumono vari aspetti, e per l'avvicinarsi al dì del giudizio, la condanna di Dio sdegnato si muove a rovina degli uomini.[1]
- Fuori dalla Chiesa non c'è salvezza.[2]
- Salus extra Ecclesiam non est.[3]
- Non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre.
- Habere iam non potest Deum patrem qui Ecclesiam non habet matrem.[4]
- Quanto è dannosa per i sudditi la caduta di chi è a capo, altrettanto invece è utile e salutare un vescovo [Fabiano] che si offre ai fratelli come esempio di fermezza di fede.[5]
Trattato Sulla morte
[modifica]- Accettiamo con gioia il giorno che assegna ciascuno di noi alla nostra vera dimora, il giorno che, dopo averci liberati da questi lacci del secolo, ci restituisce liberi al paradiso e al regno eterno.
- Dal momento che il mondo odia il cristiano, perché ami chi ti odia e non segui piuttosto Cristo, che ti ha redento e ti ama?
- È una contraddizione pregare che si faccia la volontà di Dio, e poi, quando egli ci chiama e ci invita ad uscire da questo mondo, mostrarsi riluttanti ad obbedire al comando della sua volontà!
- La nostra patria non è che il paradiso. Là ci attende un gran numero di nostri cari, ci desiderano i nostri genitori, i fratelli, i figli in festosa e gioconda compagnia, sicuri ormai della propria felicità, ma ancora trepidanti per la nostra salvezza.
- Perché preghiamo e chiediamo che venga il regno dei cieli, se continua a piacerci la prigionia della terra?
- Pretendiamo poi onori e premi da Dio dopo che lo incontriamo tanto di malavoglia!
[AAVV, Liturgia horarum iuxta ritum Romanum, Typis Polyglottis Vaticanis, ed. italiana, Roma, 1972]
Note
[modifica]- ↑ Da Ad Demetrianum; citato in Santo Mazzarino, La fine del mondo antico. Le cause della caduta dell'impero romano, 1959; Rizzoli, 2002.
- ↑ Citato in La Chiesa: Sui cristiani caduti nella persecuzione. L'unità della Chiesa cattolica. Lettere scelte, a cura di Ezio Gallicet, Volume 26 di Letture cristiane del primo millennio: Cipriano di Cartagine, Paoline, 1997, p. 39. ISBN 8831514164
- ↑ Da Lettera, 73, 21. Spesso la frase viene attribuita a Cipriano in una forma diversa: «Extra Ecclesiam nulla salus». Cfr. pagina su Wikipedia.
- ↑ Da De catholicae Ecclesiae unitate, c. 6.
- ↑ Dalle Lettere, in Liturgia horarum iuxta ritum Romanum, Typis Polyglottis Vaticanis, ed. italiana, Roma, 1972.
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