San Giovanni decollato

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San Giovanni decollato

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Titolo originale

San Giovanni decollato

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1940
Genere commedia
Regia Amleto Palermi
Soggetto Nino Martoglio
Sceneggiatura Amleto Palermi, Aldo Vergano, Cesare Zavattini
Interpreti e personaggi

San Giovanni decollato, film italiano del 1940 con Totò, regia di Amleto Palermi.

Frasi[modifica]

  • Bazzecole, quisquilie, pinzillacchere. (Mastro Agostino)
  • [Dopo l'ennesimo litigio con la moglie] San Giovanni mio, San Giovanni mio carissimo, vedete come trattano e vilipendono il vostro più devoto suddito? Vi ho chiesto forse un palazzo? No. Una quaderna? No. Un terno? No. E allora, che cosa vi ho chiesto io? Una bazzecola, una pinzellacchera, una quisquiglia, una sciocchezzuola: quella di far cadere la lingua a mia moglie. (Mastro Agostino)
  • Lo stomaco mi funziona benissimo: non ho appetito perché sono dissidente. (Mastro Agostino)
  • Non so leggere, ma intuisco. (Mastro Agostino)
  • Cresce e matura il grano, cresce la gioventù/Crescono piano piano i baffetti all'insù/Nasce così l'amore, se lo coltivi tu/Cresce come un bel fiore, ogni giorno di più/Ndirulella, ndirulella, cresci anche tu/Quando hai vent'anni, ti ci vuole la mogliera/per aumentare la famiglia di papà/Chi cerca trova, puoi trovare una pantera/ma se sai fare 'beeh', una pecora sarà/ E gira e rigira amore ti sospira, vita se ne va/ Non fare il pignuolo, poi rimani solo con le mani in man/ Quando hai vent'anni ti ci vuole la mogliera/ con il pelo viene il vizio ma lo sposalizio te lo leverà. (Mastro Agostino) [canta La mazurka dei vent'anni]
  • In primis et antimonio una scarpa fine si fa di capretto o di vitellino di latte. Questa è la madre del vitello, chiamata volgarmente vacchetta. Secondis, questa tinta è fatta col vitriuolo, sì, vitriuolo, e difatti un signore appena sopra vi poggia il dito del pipistrello della mano se lo sporca, se lo annirifica. Terzis, questa suola non è battuta a dovere e difatti dopo un giorno o due di marcia o di camminamento a piedi mette fuori la lingua come un cane da caccia. Ancora due parole, non ho finito verbo. Gli elastici sono di cotone e non di seta, e perciò cedono, vedi che cedono? La tramezza è usata, fraudolente. I punti di questo guardione sono dati con la zappa e non con la lesina, dico lesina. Ed infine, mio caro amico, le solette interne, guarda, sono di cartone e non di pelle. Perciò, mio carissimo signor ciabattino, queste scarpe sono da fiera. Sei e cinquanta. E se non sapete fare il calzolaio, andate a fare il farmacista, che è meglio. Rimembris omnibus, cioè ricordati uomo, che calzolaio si nasce, non si diventa, ostregheta! (Mastro Agostino)

Dialoghi[modifica]

  • Giorgio Maria Santapola: Cantate, cantate pure! Lo sbaglio mio è stato di rivolgermi a un maleducato come voi!
    Mastro Agostino: Io son maleducato, ma voi siete un facchino!
    Giorgio Maria Santapola: Maleducato! Dieci volte maleducato!
    Mastro Agostino: Facchino! Dieci volte facchino! Anzi, facchinissimo! Superfacchino! [Attacca a sbraitare] Quando hai vent'anni, ti ci vuole la mogliera! Quando hai vent'anni, ti ci vuole la mogliera!
  • Don Peppino: Vi faccio fare la fine di San Giovanni decollato.
    Mastro Agostino: Ma quello era un santo, io non sono degno.
  • Don Peppino: Ditemi che non è vero! Ditemi che non è vero!
    Mastro Agostino: Non è vero! Ma è vero!
  • Don Peppino: Ma a Don Peppino Esposito chi glielo dice imbecille?
    Don Raffaele: Io!
    Don Peppino: Come sarebbe?
    Don Raffaele: Volevo dire Io no!
  • Don Peppino: Giù la testa!
    Mastro Agostino: Ma che giù la testa, giù la maschera! Guappo di cartone!

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