Sarah Bernhardt
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Sarah Bernhardt, pseudonimo di Rosine Bernardt (1844 – 1923), attrice teatrale francese.
Citazioni su Sarah Bernardt
[modifica]- Morir bene! Ecco uno dei tormenti degli artisti. E Sarah Bernhardt ci riesce, con effetti nuovi, specialmente nelle parti romantiche e patologiche come in quelle della Dame aux camèlias. Il suo corpo alto, magro, spettrale, con quelle braccia lunghe lunghe che, quand'ella le allarga paiono le braccia d'una martire crocefissa; il viso ossuto, gli occhi resi più cavernosi dal nerofumo applicato coll'abilità di pittrice che la segnala; quell'insieme di sofferente, di malata, che è in tutta la persona, si prestano molto alle agonie simulate e alle morti sulla scena. (Raffaello Barbiera)
- Nulla e nessuno avrebbero mai potuto fermare Sarah [dalla recitazione]. Né la gloria della Duse, né l'amputazione di una gamba, né la tubercolosi: e visse fino alla soglia degli ottanta, e recitò con una gamba sola, e piantò il marito – il solito greco di turno – che era bellissimo, ma che a lei non piaceva più. (Pietro Masserano Taricco)
- L'arte, per lei, non è nel metodo o nel contenuto di questa o di quella scuola: l'arte per lei, è nella poesia. Ed è poesia tutta la forza che accresce ed illumina gli atti, le parole, i sentimenti della vita umana.
- Come un generale che nelle ore decisive raccoglie nel suo pugno tutto il nerbo delle forze, poi le lancia nel campo per ottenere con la massima rapidità possibile il massimo possibile di azione: cosi pare che Sarah Bernhardt raccolga ormai, sera per sera, nel piccolo campo del palcoscenico, tutte le sue forze fisiche e intellettuali tutto il calore del suo sentimento e tutta l'energia del suo sistema nervoso, per dare nell'attimo fuggente il massimo grado di espressione e di significazione alla parola, al gesto, all'atteggiamento, che devono concorrere a creare e a dare l'illusione della vita nel personaggio di cui s'investe.
- Ogni momento della recitazione di Sarah Bernhardt è un momento poetico; ogni movimento contiene una linea di bellezza, un'anima d'arte, che lo rende utile, e quasi vorrei dire esteticamente inevitabile. Ella parte, evidentemente, da questo principio fondamentale, che la figura umana deve sempre e tutta comparire sul palcoscenico, come la statua sul plinto; che la figura umana deve sempre e tutta significare agli occhi del pubblico, finché non sparisce nella morte, o dietro il sipario, la vita del personaggio; quindi ella è sempre in piedi sulla scena, e difficilmente, e solo quando l'assoluta necessità della parte lo impone, sta seduta, ma per poco.
- È riuscita a tutto: anche a ciò che pareva inverosimile – ad ingrassare.
La sua magrezza era leggendaria, leggendaria la linea serpentina della sua persona flessuosa...
Si diceva che una volta era entrata nella fodera di un ombrello e si era messa ferma in un cantuccio, mentre un importuno, ch'essa non volea vedere, la cercava per casa. Un'altra volta allo stesso scopo si trasformava in cordone di campanello!
Quando era presente, bisognava andar cauti nel soffiar su una candela per timore ch'ella cadesse...
- Sarah Bernhardt è stata accusata (veramente la parola è poco propria; o almeno l'accusa è piena di circostanze attenuanti) di aver avuto troppi amori!... Dicono che ha il cuore facile. E non è vero. Come tutte le donne intelligenti, essa è appassionata, ha una profonda sensibilità. Ma come in tutte le donne, che non sono volgari, e che anzi hanno alte qualità, l'amore le ha procurato i più serii turbamenti. E stata indifferente, e questo è naturale, agli omaggi clamorosi, alle persecuzioni idiote e fanatiche, allo sciame di pusilli, che ogni donna leggiadra vede svolazzare ubriachi intorno al fiore della sua bellezza, ma immaginatevi la passione seria, sincera in un cuore come quello!...
- Sarah Bernhardt, l'ho detto, è scultrice, pittrice, intrepida schermitrice, ha scritto ne' giornali riviste di belle arti, ha dettato un libro su una sua ascensione aereostatica. Per mesi interi recita ogni sera, ora in uno, ora in un altro paese d'Europa, o d'America. E di continuo in viaggio da un emisfero all'altro.
Essa appartiene al sesso debole: ma è di una debolezza erculea...
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