Eleonora Duse

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Eleonora Duse, 1896.

Eleonora Duse (1858 – 1924), attrice teatrale italiana.

Citazioni di Eleonora Duse[modifica]

  • Dare Cavalleria in prosa dopo il trionfo dell'opera di Mascagni? È un rischio troppo grosso, che si può evitare di correre.[1]
  • Il fatto è che mentre tutti diffidano delle donne, io me la intendo benissimo con loro! Io non guardo se hanno mentito, se hanno tradito, se hanno peccato – o se nacquero perverse – perché io sento che hanno pianto – hanno sofferto per sentire o per tradire o per amare... io mi metto con loro e per loro e le frugo, frugo non per mania di sofferenza, ma perché il mio compianto femminile è più grande e più dettagliato, è più dolce e più completo che non il compianto che mi accordano gli uomini.[2]
  • No, cara,
    non vale se a trenta – o 40 – o 50 anni
    Non importa a quale ora, ma se cercate, perdete.
    Scioglietevi dall'illusione, è la sola nemica.
    (E la gioia dell'anima esiste).
    Certo no, certo no la «celebrità» ma l'isolamento e la possessione di voi stessa.
    Il Libro fatto per Voi, non per la stampa.
    Cara, se non guadagnate la forza di essere sola, non troverete consolazione.
    Se vi ritrovate, non soffrirete più, o almeno, l'ansia di cui parlate, non vi attaccherà più.
    Cara, so bene che nessuno può aiutare.
    Ma se osai, io a Voi parlare di Lavoro fu perché altro aiuto, all'anima, non c'è.
    Inutile dire di più.[3]

Citazioni su Eleonora Duse[modifica]

  • Credo pertanto che uno spettacolo che parli di lei, che parta dal suo diario, sia assolutamente appropriato se strutturato in relazione ai suoi pezzi dell’anima, che l’hanno accompagnata tutta la vita, da Rossini dell’infanzia, a Beethoven di cui si portava sempre un busto nelle camere d’albergo, a Chopin, a Boito che è stato il suo amante e Wagner che ha conosciuto – per finire proprio con autori assolutamente più contemporanei come Gershwin e Cage, cosa che dimostra quanto Eleonora sia stata una donna con una visione volta sempre verso il futuro. (Pamela Villoresi)
  • Ebbe, la Duse, la curiosità propria degli artisti, di tutto vedere, di tutto sapere, di tutto conoscere: senza aver mai potuto far studi regolari, s'era formata da sé una ricca cultura: amava molto leggere; e le sue preferenze per qualche poeta e qualche scrittore di grande ingegno, denotano il suo fine buon gusto. Conosceva vari lingue, e parlava il francese alla perfezione. In ogni città dell'Italia e dell'estero, dove la portavano le sue tournées, ella amava indugiarsi nei musei, nelle chiese, e visitare le curiosità più interessanti. (Cesare Levi)
  • Eleonora è stata una grandissima apripista, tutte noi donne le dobbiamo molto, noi attrici in particolare. Innanzitutto, ad esempio, ha pagato sulla propria pelle la sua libertà: ha partorito fuori dal matrimonio e ha dovuto abbandonare suo figlio alla balia, in un’epoca in cui c’erano addirittura le frustate in piazza per le madri nubili. [...] Forse malnutrito dalla balia, dopo poche settimane il suo bambino morì, evento che devastò la sua vita. Ma andò avanti e fu capocomica per la sua compagnia, regista e prima attrice, riuscendo a sfondare sui mercati mondiali. (Pamela Villoresi)
  • Eleonora Duse. La sua recitazione, anche quella delle mani, è favolosamente fine, sensibile e trascinante; la sua meravigliosa voce è capace di ogni sfumatura e riesce ad essere commoventemente infantile o far gelare il sangue nelle vene. La sua presenza sul palcoscenico è serrata, flessibile e, in ogni istante, di grande effetto plastico. (Hermann Hesse)
  • La Duse è la modernità. Ella dell'arte non ha assunto e riprodotto che una sola fisonomia ed una sola nota: la fisonomia e la nota patologica personale, la fisonomia malata del secolo che muore. (Antonio Cervi (giornalista))
  • La figura della donna, fine ed elegante: il volto pallido e dolente, a cui il candido sorriso irregolare accresce tormento più che non dia letizie; la parola acuta, tagliente, mordente, che basta da se sola a rendere il significato delle cose; tutta la sua persona e tutta la sua intelligenza rivelano la donna moderna, la donna capace di sentire la realtà e di darle l'espressione artistica più immediata e più vera. Eppure, ella ha, da qualche tempo, la nostalgia dell'antico: ella si tortura nel pensiero di far qualcosa di diverso di quello che ha fatto fino ad ora: ella si sforza, quasi, di uscire da se stessa, di rifarsi un nuovo carattere, un nuovo metodo, un nuovo sistema d'arte: di distruggersi insomma, per ricrearsi in una forma, che non sia più del nostro tempo, e neppure della nostra letteratura. Ella sogna la tragedia; ella, delicata e tormentata anima cresciuta nelle intime lotte e nelle complicate tristezze del nostro tempo, sogna le gravi istorie e le gravi fortune create dai fati, indipendentemente dalla forza e dalla volontà individuale. (Vincenzo Morello)
  • La grandezza è rara. Negli ultimi cinquant'anni ho visto quasi tutte le attrici che si sono fatte un nome. Ne ho viste molte eminentemente dotate, molte eccellenti in un ambito loro proprio, molte ricche di fascino, bellezza e intelligenza; ma a una soltanto potrei, senza esitazione, attribuire grandezza: Eleonora Duse. (William Somerset Maugham)
  • Non paragonabile a nessun'altra attrice neppure alla stessa Bernhardt, dalla quale ebbe forse i primi alimenti artistici, perché quanto era nell'attrice francese artificio diventava nell'italiana semplicità, naturalezza, umanità – quando recitava Eleonora Duse era tutt'altra cosa: essa dava un'impressione di freschezza, di luminosità, come se le creature che ella foggiava alla scena fossero in un'atmosfera lirica, di un'umanità poetizzata: quasi una sintesi della femminilità nel suoi più varî, disparati aspetti: dalla frivolezza alla passione, dall'amore all'odio, dalla gelosia alla rinuncia. (Cesare Levi)
  • Quando la Duse venne a Los Angeles, nemmeno l'età e la fine incombente poterono oscurare il fulgore del suo genio.
    L'attrice era accompagnata da un'eccellente compagnia italiana. Prima della sua entrata in scena un giovane e bell'attore fornì una prestazione superba, tenendo magnificamente il palcoscenico. Come avrebbe fatto la Duse a superare la straordinaria prestazione di questo giovanotto?
    Poi, dal fondo del palcoscenico, all'estrema sinistra, la Duse entrò in scena sbucando da un archivolto, piano piano, quasi senza farsi notare. Si fermò dietro un cestello di crisantemi bianchi che troneggiava su un pianoforte a coda e, silenziosamente, cominciò a rimetterli a posto. Un mormorio percorse la platea, e la mia attenzione lasciò immediatamente il giovane attore per concentrarsi sulla Duse. Ella non guardò né il collega né alcuno degli altri personaggi, ma continuò silenziosamente a disporre i fiori nel cestello e ad aggiungerne altri che aveva portato con sé. Quand'ebbe finito attraversò diagonalmente il palcoscenico, sedette in una poltrona accanto al caminetto e guardò il fuoco. Solo una volta fissò il giovanotto, e quell'occhiata racchiudeva tutta la saggezza e il dolore dell'umanità. Poi continuò ad ascoltare e a scaldarsi le mani: quelle mani così belle, così sensibili.
    Dopo il veemente discorso di lui, ella parlò pacatamente guardando il fuoco. Non c'era traccia di istrionismo; la sua voce veniva dalle ceneri di una tragica passione. Non compresi una parola, ma mi resi conto di essere alla presenza della più grande attrice che avessi mai visto. (Charlie Chaplin)
  • Strane vibrazioni, strani scoppi nervosi, nella parola, nello sguardo, nel gesto: e in mezzo a tutto questo una dolce nota d'amore, che zampilla fresca e lucente come un sorriso infantile, e fa sognare: ecco l'arte di Eleonora Duse. (Vincenzo Morello)

Ofelia Mazzoni[modifica]

  • Chi la conobbe da vicino credo si troverà concorde meco nel ricordarla con sulle labbra queste frequenti parole di saggezza; saggezza acquistata dalla tempestosa esperienza e consolidata, specie negli ultimi tempi, dalle nobili letture.
    Oggettiva comprensiva e indulgente quasi sempre, cercava giustificazioni anche per le cose e per le persone che disapprovava e che l'allontanavano turbata.
    Non esitava a dolersi – se il caso era – di un giudizio avventato, un'impressione erronea, precipitosa, ricevuta in un momento avverso.
  • La maschera comica si confaceva quanto la tragica al suo viso bene scalpellato, dai muscoli fattisi elastici e sodi nell'esercizio dell'arte, dalla fronte virile, dagli occhi vasti e balenanti, dai denti forti, ben piantati, luminosi, intatti, com'è raro vedere nella maturanza dell'età.
  • Non mai la udii evocare successi e glorie, soltanto le lotte lottate e, anche nel periodo dell'eccellenza, le delusioni e i fischi accettati con umile sopportazione dal pubblico – riconosciuto sovrano – che non sempre apprezzò le innovazioni del suo repertorio.

Note[modifica]

  1. Citato in Mario Morini, I cento anni di «Cavalleria rusticana».
  2. Dalle Lettere, 1885; citato in Corriere della sera, 20 marzo 2011.
  3. Dalla lettera ad Ada Negri, gennaio 1914; citato in Olga Resnevič Signorelli, Lettere di Eleonora Duse, Nuova Antologia, n. 405, Roma, settembre-ottobre 1939, pp. 357-358.

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