Stella Egitto

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Stella Egitto (1987 – vivente), attrice italiana.

Citazioni di Stella Egitto[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Essere un'attrice oggi significa mettersi in discussione su ogni fronte: significa rischiare, significa viaggiare, logisticamente e non solo. Significa palpitare per ogni traguardo raggiunto e non lasciarsi scoraggiare dalle delusioni e dagli ostacoli al percorso. Significa aggiornarsi per stare al passo col mercato: allenare l'inglese per le nuove produzioni internazionali, significa prendersi cura di se più che mai perché il primo strumento del mestiere sei tu, e tu sei fatto di cuore, anima e corpo da coccolare e rendere felice.[1]
  • Una delle cose che più mi fa paura nella vita è la noia. Mi piace rinnovare e rinnovarmi costantemente.[1]
  • Non mi emoziona rivedere me, ma chi nella storia mi presto a diventare tutte le volte che interpreto un personaggio. Se è il pubblico ad emozionarsi perché ho creato empatia, là sento di avere vinto.[2]
  • La vita me la mangio a mozzichi. La morte di mio padre mi ha portato a confrontarmi con la vita e a farmi certe domande prima di quando avrei voluto. Mi ha fatto rendere conto che oggi c'è una cosa e domani no. Ma mi ha anche portato a vivere ogni giorno appieno. Se mi guardo indietro, non ho nessun rimpianto, faccio esattamente quello che desidero tutti i giorni, sono completamente libera.[3]
  • [«Quanto l'ha aiutata la bellezza?»] Molto. La bellezza aiuta in generale, lo noti anche quando vai a comprare il pane e qualcuno ti sorride. Però è pieno di gente bella in giro, ciascuno di noi ha un più bello di sé da qualche parte. Me ne prendo cura finché posso ma non punto di certo su quello.[3]
  • [«Descriviti con tre aggettivi»] Libera, libera di scegliere. Curiosa. Empatica.[4]
  • È stato così sconcertante e non preventivato, una bambina di 11 anni non pensa che potrebbe perdere il proprio papà e quindi oggi ti puoi chiedere solo come sarebbe stato se lui non fosse venuto a mancare. Mia mamma mi racconta spesso un ricordo di papà che non dimenticherò mai: lui desiderava tanto una figlia femmina e quando sono nata io, in ospedale, non si è mai allontanato dall'incubatrice per paura che mi scambiassero. Diceva che ero troppo bella. Mamma mi racconta di queste notti dove lui è rimasto attaccato a quel vetro per tantissimo tempo. È un bel ricordo ma ora siamo qui. Forza e coraggio.[4]
  • Non ho mai ricevuto imposizioni dalla mia famiglia, dunque ho avuto la fortuna di crescere con la facoltà di prendere le decisioni più opportune per me stessa. Sono del parere che una parte fondamentale dell'educazione consista proprio nel guidare qualcuno verso scelte consapevoli e non condizionate. E ciò riguarda soprattutto la mia professione, un apparente salto nel vuoto se confrontata con altre vie più convenzionali.[5]
  • [...] mi piacerebbe lavorare su un personaggio affetto da un disturbo psichiatrico. Studiando e sviscerando le caratteristiche ritenute dall'esterno apparentemente negative, sarebbe possibile comprenderle e, talvolta, addirittura difenderle per immedesimarsi al meglio. Dopotutto, l'aspetto più divertente di questo mestiere [la recitazione] sta nello sforzo di calarsi in qualcosa di completamente distante dalla mia personalità e dal mio mondo interiore.[5]

La recitazione e le sue mille vite

Intervista di Silvana De Dominicis, lagazzettadellospettacolo.it, 1º aprile 2019.

  • [Sulla sua prima esibizione] Mi sono innamorata di questa possibilità al Liceo, e di fatto credo che proprio al Liceo ci sia stata la mia prima esibizione voluta, la mia prima volta da consapevole. All’asilo ho avuto una maestra che era in fissa con le recite, io però soffrivo tantissimo: quando mia madre mi mostrava le fotografie io ero l’unica tra tanti bambini sempre seria, messa in disparte, non mi piaceva ma non avevo scelta. Quindi la prima volta consapevole risale al mio primo saggio con il laboratorio teatrale di scuola, diciamo secondo/terzo anno delle superiori... ero giovanissima.
  • [Alla domanda su cosa significhi per lei recitare] Non morire mai, quindi avere la possibilità di vivere mille vite, vivere in eterno, come spera chiunque abbia paura della morte, ed io sono una di queste, sono terrorizzata... quindi forse è come se me lo fossi scelto di proposito questo lavoro, un lavoro che ti permette di vivere tante esistenze, una vita è davvero poca... e poi la vita dei personaggi che si interpretano sono sempre più interessanti rispetto alla propria. Il concetto, la motivazione è questa.
  • Spero che il mio lavoro mi porti lontano, lontano, lontano. Se dovessi andare a lavorare in America, piuttosto che a Londra partirei senza battere ciglio, mi sposto piuttosto facilmente, sarei felice se mi dicessero che devo andar fuori un anno. Sono un po' nomade e vagabonda sotto questo aspetto, zingara nell’anima.

«La felicità non è la perfezione, sarebbe una noia mortale»

Intervista di Anna Chiara Delle Donne, wondernetmag.com, 10 dicembre 2020.

  • La nostra quotidianità non è sempre semplice. Quotidianamente, le persone perdono cose importanti. L'obiettivo di una vita intera è quello di mettere in ordine tutto. Ognuno di noi cerca un equilibrio tra le sfere della vita. Tutti noi siamo soggetti ad inciampare su noi stessi, sugli ostacoli esterni che arrivano. Se penso alla felicità, penso al raggiungimento dell'equilibrio in tutti gli ambiti della vita. L'obiettivo è quello di saltare oltre l'ostacolo, raddrizzare il tiro quando stiamo per cadere, rialzarsi da terra quando siamo caduti. Si può ed è possibile mettere in ordine tutto, giorno dopo giorno. Non penso che esistano persone che abbiano tutti i pianeti allineati. Non ci credo e poi, sarebbe una noia mortale! Ci definiamo nel come scegliamo di riordinare. Io sono la persona che sono per come scelgo, e per come mi approccio alle cose che capisco che debbano essere considerate delle priorità.
  • Continuo a scegliere molto più spesso opere prime. Non vedo l'ora di approcciarmi a questo tipo di progetti. Mi sento allineata con quell'entusiasmo e con quell'urgenza che hanno i giovani registi, gli sceneggiatori che lavorano da anni per raccontare un’opera nuova. Preferisco questo entusiasmo, piuttosto che scegliere le classiche operazioni strutturate e sostenute.
  • Spesso guardo i film per vedere in che modo un'attrice si risolva emotivamente e tecnicamente all'interno di una storia. Tante volte, vado al cinema per vedere Natalie Portman. Mi piace osservare il modo in cui lei costruisce i personaggi che incontra. Mi intriga vedere il lavoro che fa, le note che vibrano quando si relaziona ad un determinato personaggio.
  • Sono una persona che ha capito che in questo mestiere difficile, non puoi mai abbassare la soglia d'attenzione. Non puoi farti trovare mai impreparata. Devi essere in costante aggiornamento e in connessione con tutto ciò che hai la possibilità di osservare. Noi attori siamo dei ladri di vita, rubiamo quello che vediamo vivere. Rubiamo le cose che vediamo nelle storie e afferriamo il modo in cui qualcuno costruisce un ruolo. In questo mestiere, devi essere in connessione con le cose che arrivano continuamente. Allo stesso tempo, devi avere una grande sincerità con te stessa.

«Nata libera»

Intervista di Mario Manca, vanityfair.it, 5 maggio 2021.

  • [«Quando ha scoperto lo yoga?»] Ero appena uscita da una storia molto importante e sentivo il bisogno di disciplinare le energie che avevo dentro di me. Sono sempre stata una carica a pallettoni, qualcuno non da tirare su, ma da placare. Un giorno un'amica del teatro mi parlò di questa pratica e da lì è cambiato tutto: imparare a reggere il dolore, a mantenere una determinata posizione e agire sul controllo è stato illuminante.
  • Adoro interpretare storie che non si distaccano dall'imperfezione dei casini di tutti noi: ho sempre creduto poco alle cose lineari e alla famiglia del Mulino Bianco.
  • Avendo perso mio padre a 11 anni ho iniziato a farmi subito delle domande: è un'età di passaggio in cui il corpo cambia, ti iniziano a guardare e cerchi di trovata una quadra. Sono stata una bambina molto amata, mamma è una donna libera che ha fatto i suoi errori ma che, quando le ho detto che avrei voluto fare l'attrice, mi ha subito incoraggiata consigliandomi di studiare e di prepararmi. [«La passione quando arriva?»] La perdita di mio padre ha toccato delle corde particolari che mi hanno fatto capire che, se non vedi più il cielo azzurro, è importante andare a rincorrerlo. Grazie a un professore molto bravo mi sono innamorata della drammaturgia: leggere i testi teatrali mi permetteva di vivere delle vite diverse dalla mia, potenzialmente infinite.

Note[modifica]

  1. a b Da Intervista con l'attrice. Stella Egitto, vocespettacolo.com, 8 novembre 2016.
  2. Dall'intervista di Giacomo Aricò, Stella Egitto: "Bella e poetica, in Camilleri c'è la mia amata Sicilia. Come attrice vinco solo se vi emoziono", cameralook.it, 15 febbraio 2018.
  3. a b Dall'intervista di Margherita Corsi, Il Commissario Montalbano, Stella Egitto: «Voglio farmi brutta», vanityfair.it, 19 febbraio 2018.
  4. a b Dall'intervista di Serena Liso, Stella Egitto: «La vita va presa a morsi», mowmag.com, 26 aprile 2021.
  5. a b Dall'intervista di Gustavo Marco Cipolla, Stella Egitto: «La mia Sicilia ne "I racconti" di Giovanni Virgilio», ilgiornaleoff.it, 21 novembre 2022.

Filmografia[modifica]

Altri progetti[modifica]