Steven Levy
Steven Levy (1951 − vivente), giornalista statunitense.
Citazioni di Steven Levy
[modifica]- Il telegrafo, il telefono, la radio e soprattutto il computer hanno fatto sì che chiunque, in qualsiasi parte del mondo, si trovi ora nella condizione di essere a portata d'orecchio. Purtroppo, il prezzo da pagare per questo è la perdita di privacy. (da Crypto. I ribelli del codice in difesa della privacy)
Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica
[modifica]Il vero motivo per cui Peter Samson, nel cuore della notte, stava vagabondando nel palazzo 26 è una faccenda che lui stesso avrebbe trovato difficile da spiegare. Di certe cose non si parla. Se foste come quelli con cui Peter era sul punto di far conoscenza e di cui sarebbe diventato amico, in quel suo anno da matricola al Massachusetts Institute of Technology, nell'inverno del 1958-59, non ci sarebbe stato bisogno di alcuna spiegazione. Vagabondare per il labirinto nelle stanze piene di apparecchiature, seguendo sentieri di fili o di relè nei condotti sotterranei dell'aria condizionata, per qualcuno era un comportamento normale, e non c'era bisogno di giustificare l'impulso di aprire una porta senza permesso, se dietro quella porta si fosse percepito un rumore sospetto irresistibilmente attraente.
Citazioni
[modifica]- La ragione per cui ho cominciato a scrivere degli hacker, quei programmatori e progettisti di computer che considerano l'informatica come la cosa più importante al mondo, era che si trattava di gente affascinante. (da Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica)
- Come ingegnere, Jobs non era niente di speciale; la sua forza stava nell'essere un planner, uno che sapeva vedere come i computer potessero estendere le loro applicazioni molto oltre al punto sognato da hacker pure come Steve Wozniak. (da Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica)
- L'hacker pratica l'esplorazione intellettuale a ruota libera delle più alte e profonde potenzialità dei sistemi di computer, o la decisione di rendere l'accesso alle informazioni quanto più libero e aperto possibile. Ciò implica la sentita convinzione che nei computer si possa ritrovare la bellezza, che la forma estetica di un programma perfetto possa liberare mente e spirito. (da Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica)
Mary Fischer detestò Whitfield Diffie al primo sguardo. Quello era un tipo che lei conosceva fin troppo bene, un cervellone del Massachusetts Institute of Technology (Mit) la cui arroganza era solo una cortina di fumo per nascondere un serio disturbo della personalità. L'anno del loro incontro era il 1969; il luogo era Cambridge in Massachusetts, in un negozio di hardware vicino a Central Square.
Bibliografia
[modifica]- Steven Levy, Hackers. Gli eroi della rivoluzione informatica, traduzione di Ermanno Guarnieri e Luca Piercecchi, Edizioni Shake, 1996. ISBN 88-86926-97-9
- Steven Levy, Crypto. I ribelli del codice in difesa della privacy, traduzione di Sergio Cicconi e Giancarlo Carlotti, Edizioni Shake, 2002. ISBN 88-86926-81-2
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