Sulpicia

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Sulpicia (... – I secolo a. C), poetessa latina.

Citazioni di Sulpicia[modifica]

  • Alfine è venuto l'amore, tale che tenerlo nascosto più nuocerebbe alla mia fama che averlo rivelato ad alcuno. Scongiurata dalle mie muse Citerea a me l'ha condotto e l'ha posto fra le mie braccia. Venere ha mantenuto la promessa: racconti i miei diletti quello di cui si dirà che non ne ha avuti di suoi. Nulla io vorrei confidare a tavolette sigillate, perché nessuno le legga prima che lo sappia il mio amato. Ma aver peccato mi piace; atteggiare il volto per aver buona fama mi ripugna: si dirà che con uno degno di me io, degna di lui, sono stata.[1]
Tandem venit amor, qualem texisse pudori | quam nudasse alicui sit mihi fama magis. | Exorata meis illum Cytherea Camenis | adtulit in nostrum deposuitque sinum. | Exsolvit promissa Venus: mea gaudia narret, | dicetur siquis non habuisse sua. | Non ego signatis quicquam mandare tabellis, | ne legat id nemo quam meus ante, velim, | sed peccasse iuvat, vultus componere famae | taedet: cum digno digna fuisse ferar.[2]

Note[modifica]

  1. In Italo Lana e Armando Fellin, Civiltà letteraria di Roma antica, Casa Editrice G. D'Anna, Messina-Firenze, 1973, volume III, pp. 514-515.
  2. Corpus Tibullianum, III, 13. In Italo Lana e Armando Fellin, Civiltà letteraria di Roma antica, vol. III, p. 514.

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