Tassa sul macinato
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Citazioni sulla tassa sul macinato.
- Il macinato era insopportabile dai piccoli contadini che consumavano il poco grano prodotto da loro stessi; e la tassa sul macinato era causa di svendite per procurarsi il denaro e occasione di pratiche usuraie pesantissime; bisogna collocare la tassa nel suo tempo, con una economia famigliare molto più diffusa di ora: per il mercato producevano i grandi e medi proprietari; il piccolo contadino (piccolo proprietario o colono parziario) produceva per il proprio consumo e non aveva mai numerario; tutte le imposte erano per lui un dramma catastrofico; per il macinato si aggiungeva l'odiosità immediata. Le rivolte contro la tassa sul macinato, le uccisioni e le bastonature agli esattori non erano certo inspirate dalle agitazioni politiche: erano spontanee. (Antonio Gramsci)
- La legge sul macinato stabiliva a partire dal 1º gennaio 1869 una tassa sulla macinazione dei cereali nella misura di 2 lire al quintale per il grano, 0,80 per il granturco e la segala, 1,20 per l'avena, 0,50 per gli altri cereali, la veccia e le castagne. Il pagamento doveva avvenire nelle mani dei mugnai prima del ritiro delle farine. La tassa era assai più gravosa per le popolazioni rurali che per quelle urbane, sebbene si sia calcolato che essa sottraesse in media dieci giornate lavorative all'anno all'operaio delle città settentrionali.[1] (Giorgio Candeloro)
- La tassa sulla macinazione dei cereali, approvata nel 1868, era apparsa, soprattutto, come una tassa che mirava a colpire il popolo, per il quale tassa sul macinato significò senz'altro tassa sulla fame. E ne nacquero incidenti, violenze e tumulti, ai quali il governo non seppe opporre che provvedimenti di polizia e azioni di forza. (Alberto Maria Ghisalberti)
Note
[modifica]- ↑ G. Alessio, Saggio sul sistema tributario italiano e sui suoi effetti economici e sociali, Torino, 1883, vol. II, p. 327. [N.d.A.]
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