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Transverberazione di santa Teresa d'Avila

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Transverberazione di santa Teresa d'Avila (G. L. Bernini, 1647-1652)

Citazioni sulla Transverberazione di santa Teresa d'Avila, scultura realizzata da Gian Lorenzo Bernini tra il 1647 e il 1652.

  • Emozionatissimo, cercò di restare con i piedi per terra: se ben ricordava, quella statua non aveva niente a che vedere con il fuoco. E tantomeno con la scienza. L'Estasi di santa Teresa può essere definita "pornografica", forse, ma certamente non scientifica. Una volta un critico inglese l'aveva stroncata definendola "l'opera d'arte più inadatta a una chiesa cristiana". Langdon ne capiva benissimo il motivo: la statua ritraeva santa Teresa con la testa reclinata all'indietro, in preda a un orgasmo travolgente. Per quanto resa in modo artisticamente ineccepibile, non era certo una scena da esporre in Vaticano. (Dan Brown)
  • Il fascino singolarissimo che emana dalla Santa Teresa del Bernini è nel contrasto fra la grazia squisita dei particolari (chi, dopo aver veduto, non ricorda il supremo abbandono di quella mano e di quel piede femminili modellati con delicatezza di paradiso?) e la prepotenza dell’ingegno e del polso dell'artefice nella concezione e nella esecuzione generale dell'opera. (Pio Viazzi)
  • Quel volto che non offre problemi è in realtà sconvolgente di problemi; in quel viso dimora la morte, ma non è letale; essa ha solo il compito di «uccidere» il volto: cioè di lasciarlo identico ad un volto umano, e tuttavia togliergli ogni qualità antropomorfica; giacché quel volto ha catturato, è stato colto dall'assenza, è stato penetrato e trasformato da ciò che, per noi, è pensabile solo come un luminoso, abbagliante nulla. Quel volto è la perdita dell'io, del nome, del dialogo: non si difende, ed è imprendibile; non resiste, e la sua forza è incalcolabile; si astiene, ed è ossessionante; come acqua e luce è privo di forma, ed occupa ogni luogo, ogni occhio che osi guardarlo; la sua lontananza è insondabile, e tuttavia abita, tormentosa e distratta, nel profondo di noi. (Giorgio Manganelli)
  • Questa suprema cerimonia è anche teatro, è spettacolo, è recitazione. No, non ho sbagliato parola. Non è forse la recitazione un minuscolo rito che consente una sospensione dell'io? E non sono gli spettatori coinvolti in questa cerimonia della assenza provvisoria? Ero giunto a queste considerazioni, quando mi sono accorto che gli spettatori c'erano da sempre.
    Ai due lati della figurazione, immerse nell'ombra stanno, quasi in un palco, alcune figure; furono della illustre famiglia Cornaro; e da secoli si affacciano ai loro posti di teatro e piamente contemplano: una figura ha nelle mani un libro – un testo sacro o uno spartito? Immersi nell'ombra, di rado riprodotti assieme alla figura centrale, essi sono esclusi dalla trasformazione e ne sono consapevoli; come lo spettatore, essi non possono che indirettamente partecipare ad un evento edificante e mostruoso; ma se ignoriamo la loro mondana e lussuosamente umiliata presenza, dimentichiamo che l'impresa della Donna che sogna è temeraria ed estrema; e non avvertiamo che in quel moto immoto delle membra danzanti vi è un occulto presentimento di musica, forse il silenzio sospeso che precede la scoperta del canto. (Giorgio Manganelli)

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