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Trisha Brown

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Trisha Brown (1936 – 2017), ballerina e coreografa statunitense. 

Citazioni su Trisha Brown

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  • Spesso quello che vediamo non è una verità ma un'interpretazione. Prendiamo, per esempio, la signora davanti a me. Potrei certamente dire che vedo una vecchia coi capelli grigiastri, i lineamenti aguzzi, lo sguardo incavato e smarrito – forse rivolto a ricordi confusi e a pensieri appannati. Potrei persino lamentarmi perché ho perso tempo: che senso ha andare fino a New York per incontrare una persona che quasi non comunica, per via di qualche malattia senile che le ha tolto la parola e forse anche il pensiero? Ora invece cambiamo interpretazione: potrei dire che la donna di 74 anni in piedi accanto a me è guizzante come una ragazza e che, anziché esprimersi con le parole, tende a farlo col corpo, tra l'altro spiegandosi benissimo. Potrei aggiungere che commuove la tenerezza con cui si stringe al bellissimo uomo che le è accanto, anche perché lui la cerca continuamente con lo sguardo e, accidenti, ditemi voi se non vorreste essere lei, Trisha Brown, la ballerina e coreografa che ha rivoluzionato il mondo della danza contemporanea, mano nella mano col suo allievo Lee Serle, giovane ballerino e coreografo australiano dallo sguardo sognante, uno che mentre balla (l'ho visto da meno di un metro) riesce a far guizzare ogni muscolo, persino quelli del collo e del viso.
  • Ditemi voi se alla sua età non vorreste avere un corpo come il suo, che ballando è in grado di volteggiare e slungarsi e arricciarsi e snodarsi, anche se per camminare in una stanza, tra tanta gente che è lì per onorarla, ha bisogno di essere tenuta per mano. Dev'essere qualcosa di simile a quello che capita ai balbuzienti: appena si tratta di cantare si sciolgono e per miracolo gli fluiscono le parole senza inceppature.
  • Trisha Brown è tra i grandi coreografi del '900 quella che più ha reso estreme le possibilità del corpo, rivoluzionando la concezione di spazio, gravità, fluidità. "Sto cercando di raggiungere la danza perfetta, è questo che mi spinge a innovare", ha dichiarato per spiegare la continua evoluzione del suo percorso coreografico. Arrivata a New York nel '61, ha iniziato sguinzagliando la propria immaginazione con improvvisazioni, teatro d'avanguardia, pittura astratta, studio delle danze afro-americane. Erano anni di gran fervore avanguardistico, tra il Greenwich Village e SoHo, e la Brown diede il suo contributo portando la danza fuori dai teatri, sui tetti, nei giardini, nelle zone postindustriali di Manhattan. Coreografie astratte, antinarrative, spesso in assenza di musica, per le quali è stata coniata la definizione di postmodern dance. 

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