Ugo Spirito

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Ugo Spirito (1896 – 1979), filosofo italiano.

Citazioni di Ugo Spirito[modifica]

  • Il nucleo principale intorno al quale si svolge il pensiero del Boutroux è costituito dal problema della scienza e del significato delle leggi naturali. Dal 1874, anno della sua tesi: De la Contingence des lois de la Nature, sino alla sua morte, e cioè per pochi anni meno di mezzo secolo, il Boutroux ha sviluppato ed elaborato la sua critica della scienza insistendo sempre in essa, e su di essa fondando le sue teorie sulla libertà e sulla religione, che formano, si può dire, la parte positiva della sua filosofia. (da Il pragmatismo nella filosofia contemporanea, Vallecchi Editore, Firenze, 1921, cap. II, p. 142)
  • Nel continuo sviluppo della natura e dello spirito, per il Boutroux è impossibile fissare qualche cosa di definitivo che abbia valore eterno. L'uomo, quindi, che è il maggiore esponente del progresso non sa verso che cosa tendi il suo progredire; non sa perciò, propriamente, se il suo sia vero progresso. Tutto scompare nell'indeterminato, nel confuso, e la conclusione scettica si presenta incalzante. Ma invece no: il Boutroux, come già il James, giunto a questo punto non si perde nella negazione e vuole salvarsi dallo scetticismo. E allora la negazione stessa si muta in affermazione. Proprio l'indistinto, il confuso ha in sé la ragione della vita: in esso è l'amore, la fede, l'ideale: in esso è quel potente impulso che fa muovere il poeta, l'artista, lo stesso scienziato, ché la scienza non sarebbe senza una fede. Ma la religione così raggiunta è una religione vuota, e l'ideale così posto è un ideale che sfuma nel nulla. (da Il pragmatismo nella filosofia contemporanea, Vallecchi Editore, Firenze, 1921, cap. II pp. 150-151)
  • [...], se in economia il socialismo astratto vuol dire Stato capitalista che si differenzia dalla Nazione, e se liberalismo vuol dire individuo capitalista i cui interessi si differenziano anch'essi da quelli della Nazione, fascismo o corporativismo vorrà dire negazione di ogni capitalismo statale e individuale e coincidenza di Stato e Nazione attraverso la corporazione. (da Capitalismo e corporativismo, terza edizione riveduta ed ampliata, G. C. Sansoni Editore, Firenze, 1934, p. 21)

L'avvenire dei giovani[modifica]

  • La rivoluzione sociale che si sta ora realizzando sul terreno internazionale consiste appunto nel passaggio a una soluzione scientifica e tecnica dei problemi comuni. La politica si sposta nello sfondo come residuo di una tradizione da superare. (da Introduzione, p. 32)
  • Il mondo della politica finisce perché non c'è più nessuno che possa avere la velleità di formulare e di realizzare programmi ispirati a un ideale preciso e raggiungibile.
    Il mondo si stacca dalla utopia ed è guidato da forze il cui componimento nessuno può anticipare scientificamente. La storia del venticinquennio [a partire dal secondo dopoguerra] è la dimostrazione ad oculos dell'impossibilità di continuare a determinare miraggi messianici, che nessuno può ulteriormente fantasticare e tantomeno tradurre in realtà. (da Introduzione, p. 37)
  • Attraverso il processo di unificazione tutto ciò che ha carattere particolare deve tendere necessariamente ad affievolirsi e scomparire. Soltanto ciò che ha valore comune è destinato ad accentuarsi e a divenire oggetto di fede.
    Ora è proprio questo dato di fatto che vale a chiarire l'attuale contrasto delle generazioni. I valori nei quali credono i padri sono ancora quelli regionali, e i valori ai quali vanno accostandosi i figli sono quelli del mondo in via di unificazione.
    Un'analisi approfondita di ciò che caratterizza l'attuale vita comune dei popoli permette di comprendere l'avvio verso una concezione e una prassi sempre meno differenziate. Ciò che è destinato ad affermarsi è ciò che è riconosciuto valido da tutti, e tutto ciò, invece, che corrisponde a tradizioni particolari può salvarsi unicamente se riesce a inserirsi come elemento accetto nel discorso comune. (da La protesta dei giovani, pp. 81 – 82)
  • Basta seguire le manifestazioni abituali della classe dirigente, le espressioni oratorie degli uomini più rappresentativi, gli appelli delle massime autorità costituite, per accorgersi della vacuità delle loro parole e della freddezza della loro anima. C'è ancora chi è capace di una fede massiccia nei valori ai quali è stato educato, ma i più sono già lontani da essi e continuano a esaltarli per incapacità di comunque sostituirli. Allora l'iato che divide le generazioni non è attenuato neppure dalla stima e dall'affetto per chi crede sul serio; e il distacco dei giovani si concreta in un giudizio di esplicita condanna. (da La protesta dei giovani, p. 85)
  • Forse l'estremismo massimo che raggiunge la protesta dei giovani è quello muto del silenzio. È la protesta di chi non accetta nulla ma non scarta neppure nulla, perché non pretende di avere il criterio per scartare e non riesce a determinare con precisione l'oggetto del suo rifiuto, sì che resta perplesso in modo radicale. La negatività è totale ma è insieme cosciente di non potersi esprimere senza contraddirsi.[...] Non si accetta nulla e si cerca. Si cerca con la coscienza del proprio completo disorientamento: un disorientamento tale da non consentire neppure una sua espressione esplicita. [...] È la metafisica del vuoto che si converte nella metafisica della ricerca, che è sempre più alimentata dallo stesso ricercare, illuminato da tutte le luci di un'esperienza particolarmente ampia e profonda. Ed è una metafisica che giunge al livello di un'esigenza radicale, tale da investire tutta la realtà di oggi e da tendere a quella risposta esaustiva che ogni consapevole metafisica si propone. (da La protesta dei giovani, pp. 92-93)
  • Se la crisi della società di oggi è crisi metafisica, la sua soluzione deve avere carattere metafisico, e il silenzio può oggi esprimere davvero la coscienza del problema come problema del tutto. (da La protesta dei giovani, p. 93)

Citazioni su Ugo Spirito[modifica]

  • Spirito [nel Convegno di studi corporativi di Ferrara del 1932] parlò di «Individuo e Stato nella concezione corporativa» sostenendo che il corporativismo doveva segnare la fine della lotta di classe, ma nel senso che capitale e lavoro si sarebbero fusi, e che si sarebbe dovuto arrivare alla «corporazione proprietaria». Coerentemente con questa impostazione, che faceva del corporativismo «il liberalismo assoluto e il comunismo assoluto», Spirito proponeva che, come primi provvedimenti, dovesse essere inserito un rappresentante dello Stato nei consigli di amministrazione delle maggiori aziende, e dovesse inoltre essere assicurata una cointeressenza, oltre al salario, ai dipendenti. Quasi non bastasse, il filosofo disse che fascismo e comunismo non dovevano essere contrapposti in maniera antitetica. (Indro Montanelli e Mario Cervi)

Bibliografia[modifica]

  • Ugo Spirito, L'avvenire dei giovani, seconda edizione, Sansoni, Firenze, 1973.

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