Vincenzo da Filicaja

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Busto di Vincenzo Da Filicaja, Palazzo Da Filicaja, Firenze

Vincenzo da Filicaja (1642 – 1707), poeta italiano; il suo nome arcadico era Polibo Emonio.

Incipit di Lettere inedite a Lorenzo Magalotti[modifica]

... 1690.
Sig. Conte Lorenzo Magalotti, Firenze.

Domattina darò principio a servirvi, e lo farò con amor grande, ma con poca o niuna abilità. Se questa volta non divento ricco, mio danno. Ho da maneggiare e stropicciare tant'oro, che non ne ha tanto il Perù. — E voi dovete contentarvene, perché

Sì ricca penna dev'esser contenta,
S'altri toglie del suo, ch'ella il consenta.

Mi messi in tasca senza avvedermene il mio viglietto, che ora vi rimando, perché non restiate privo di sì bella cosa. — E mandovi anche il mio parere intorno al sonetto del Sig. Falconieri.
Quanto poi al mio, in tre altri modi ho mutato il quarto verso del primo quadernario:

Ambo t'odian che furo ambo tuoi servi.
Ambo t'odian perch'ambo a te fur servi.
T'odian perché giù furo ambo tuoi servi.

Citazioni su Vincenzo da Filicaja[modifica]

  • Il Filicaja venne a tempi ancora più disavventurati, e quando più non era possibile discoprire ne' suoi Fiorentini un segno e un vestigio pure dell'antica fierezza repubblicana. Ma il senso del bene morale e la pietà religiosa fervevano così profondi nell'animo suo che bastarono a farlo poeta. (Terenzio Mamiani)
  • Mai né in questa nostra patria, né fuori sonosi udite canzoni così ben temperate di splendore pindarico e di maestà scritturale come quelle del Filicaja. (Terenzio Mamiani)

Bibliografia[modifica]

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