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Wilhelm Heinse

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Wilhelm Heinse

Wilhelm Johann Jakob Heinse (1749 – 1803), scrittore tedesco.

Ardinghello e le Isole Felici

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  • [...] Colombo, l'eroe di cui Genova non fu degna [...] (p. 10)
  • «Oh, voi Veneziani e voi Genovesi avete un bel dire!», gridò, «nessuna casata vi ha mandati in rovina in modo così infame come noi la Medicea, e splendete trionfalmente in Oriente e in Occidente d'Italia come la costellazione dei Gemelli in cielo; la Toscana, antica gloria d'Italia, giace nel fango e in gramaglie, oppressa di catene dai suoi stessi figli.» (p. 51)
  • Come fu giorno, feci una passeggiata sul colle e osservai la posizione di Genova: un incantevole teatro che ha spinto da sempre i suoi abitanti a dominare il mare e dal quale sono venuti i più grandi eroi. O divino Colombo e tu, Andrea Doria, che passeggiate ora in coppia con i Temistocli e gli Scipioni, io vi adoro nella polvere, semidei fra gli uomini! Se anche a me fosse concessa una simile sorte! Volgevo lo sguardo verso l'immensa sfera di acqua e la sua infinita maestà voleva spezzarmi il petto; il mio spirito si librava lontano, sopra il cuore degli abissi, e ne percepiva con indicibile delizia tutta la immensità. (p. 78)
  • Descrissi poi la regione di Genova e i suoi abitanti, ne elogiai l'eroismo a partire dai tempi più remoti e aggiunsi che la città era situata meglio ancora dell'antica Roma a dominare le isole del Mar Tirreno e le coste dell'Africa. (p. 82)
  • Il mare qui è qualcosa di ben diverso che nelle vostre paludi del Brenta! Le burrasche mi offrono ogni giorno un nuovo spettacolo ed ora comprendo come a Colombo sia nato — e cresciuto in cuore — il coraggio d'avventurarsi con una banda di vagabondi nell'Oceano deserto, simile a un Dio che conosce i diluvi e gli uragani e sa adattarsi al loro gioco crudele e selvaggio, più ardito di Ercole e di tutti gli eroi del passato.
    Quando le onde irrompono violentemente nel porto, rotolando su per i suoi alti bastioni fin sopra i tetti delle case, e schiuma e mare precipitano di nuovo in basso come un nubifragio, schiantandosi scrosciando in un vortice pulviscolare contro la nuova furia che sale, come vive la natura nell'animo mio, conquistando con la sua musica tutto il mio essere! (p. 90)
  • E ora, in mare! Come mi batte il cuore! Oh, patria, patria! vederti in ceppi e catene e dovermi separare da te! Addio, bella Italia, addio, Venezia, Genova e Roma! Oh, superbo Paese, eri degno più di qualsiasi altro di dominare il mondo! (p. 322)
  • La vera felicità (non quella solo immaginata o sognata) consiste sempre in tre cose indivisibili: forza di godere, oggetto e godimento. Governo e educazione devono provvedere a rafforzarle e abbellirle. (p. 334)

Bibliografia

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  • Wilhelm Heinse, Ardinghello e le Isole Felici, traduzione di Lorenzo Gabetti, De Donato editore, Bari, 1969

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