Étienne Bonnot de Condillac

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Étienne Bonnot de Condillac

Étienne Bonnot de Condillac (1715 – 1780), filosofo, enciclopedista ed economista francese.

Citazioni di Étienne Bonnot de Condillac[modifica]

  • È provato che la facoltà della riflessione compare non appena i nostri sensi cominciano a svilupparsi; e altrettanto vero è che noi abbiamo l'uso dei sensi fin dalla più tenera età, solo perché in tenera età abbiamo cominciato a riflettere.[1]
  • [Le massime] Piacciono al lettore perché lo fanno pensare: è una luce che illumina di colpo un grande spazio.
Elles plaisent au lecteur parce qu'elles le font penser: c'est une lumière qui éclaire tout-à-coup un grand espace.[2]
  • Noi giudichiamo gli oggetti al tatto soltanto perché abbiamo imparato a giudicare. In effetti, se consideriamo la dimensione di un oggetto, vediamo che essa è relativa a quella di altri oggetti; quindi dobbiamo paragonarlo con questi e giudicare in che misura differisca da loro, se vogliamo farci un'idea della sua grandezza; e così per le idee di sostanza, di forma e di peso. In altri termini, tutte le idee che giungono dal tatto presuppongono il paragone ed il giudizio.[3]

Trattato sugli animali[modifica]

  • Concludiamo che, se le bestie sentono, sentono come noi.
  • Un animale non può obbedire ai propri bisogni a meno che non si abitui presto a osservare gli oggetti che è necessario conoscere. Mette alla prova i propri organi su ognuno di essi, i suoi primi momenti sono dedicati allo studio e, quando lo crediamo completamente occupato a giocare, è la natura, in verità, che gioca con l'animale, per istruirlo.
  • Ora, le bestie, imparano a toccare, a vedere, a camminare, a nutrirsi, a difendersi, a vegliare sulla propria conservazione. Fanno dunque scoperte, ma ne fanno solo perché confrontano: inventano dunque. Perfezionano anche: infatti, agli inizi, non sanno tutte queste cose come le sanno quando hanno maggiore esperienza.
  • Le bestie che hanno cinque sensi partecipano più delle altre al nostro fondo comune di idee; ma poiché sono, sotto molti aspetti, organizzate in modo differente, hanno anche bisogni completamente differenti. Ogni specie ha rapporti particolari con ciò che la circonda: ciò che è utile a una è inutile o persino dannoso all'altra. Sono negli stessi luoghi senza trovarsi nelle stesse circostanze.
    Così, sebbene le principali idee, che si acquistano col tatto, siano comuni a tutti gli animali, le specie si formano, ognuna a parte, un sistema di conoscenze.
  • Tuttavia, quando si fanno vedere i rapporti che intercorrono tra le nostre operazioni e quelle delle bestie, ci sono uomini che si spaventano. Credono che si confondano gli uomini con le bestie; e alle bestie rifiutano il sentimento e l'intelligenza, sebbene non possano rifiutare né gli organi che ne sono il principio meccanico, né le azioni che ne sono gli effetti. Si potrebbe credere che dipenda da essi fissare l'essenza di ogni essere. In balia dei propri pregiudizi, hanno paura di vedere la natura come è. Sono bambini che, nelle tenebre, si spaventano dei fantasmi che l'immaginazione presenta.
  • Avendo pochi bisogni, gli animali contraggono solo un piccolo numero di abitudini, facendo sempre le stesse cose, le fanno meglio.
  • [...] la curiosità, questo bisogno insaziabile di conoscenze [...].

Citazioni su Étienne Bonnot de Condillac[modifica]

  • Il Codillac scopre, con l'aiuto di un suggerimento tratto dal Saggio di Locke, che la capacità di servirsi dei sensi non viene dalla natura, ma che è necessario imparare a vedere, udire, gustare, odorare e toccare. (William Boyd)

Note[modifica]

  1. Citato in Boyd 1966.
  2. (FR) Da De l'art d'écrire, cap. IX, in Course d'étude pour l'instruction du prince de Parme, vol. II, Imprimerie royale, Parma, 1775, p. 217.
  3. Da Traité des sensations, I; citato in Boyd 1966.

Bibliografia[modifica]

  • William Boyd, Storia dell'educazione occidentale (The History of western educations), traduzione di Luciana Picone e Trieste Valdi, Armando Editore, Roma, 1966.
  • Étienne Bonnot de Condillac, Trattato sugli animali, in Opere, traduzione di Giorgia Viano, UTET, Torino, 1976.

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