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Adelio Ferrero

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Adelio Ferrero (1935 – 1977), critico cinematografico e storico del cinema italiano.

Citazioni di Adelio Ferrero

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  • Arrivano, se pure in ritardo, le appendici e i surrogati de I pugni in tasca. Era scontato e, in fondo, c'è solo da stupirsi che abbiano tardato tanto a venire. Eppure, se c'è un film irripetibile, nella novità come nei limiti, è proprio quello di Bellocchio. E infatti l'esito di Escalation e, soprattutto, di Grazie, zia lo conferma puntualmente. Samperi rifà il verso a Bellocchio (e non solo a lui, beninteso) con puntiglio persino patetico. La provincia piacentina diventa la torbida e sonnolenta campagna veneta, la famiglia "impossibile" di Alessandro si trasforma in quella disincantata e distratta dei genitori "neocapitalisti" di Alvise, all'emblematica epilessia dell'uno si sostituisce la paralisi parziale, e in certo senso simulata e protettiva, dell'altro.[1]
  • Ford continua, sempre più stancamente, a coniugare il passato: del robusto senso dello spettacolo dei tempi d'oro gli sono rimasti soltanto il gusto delle vaste composizioni e la ricca tastiera dei personaggi minori e delle situazioni collaterali, che ora ingenerano purtroppo un'impressione invincibile di fatica e di noia. Anche Il grande sentiero, come Soldati a cavallo, è un film "retrospettivo", dell'autore e del western in generale: si veda la riesumazione di personaggi, cari a tutta una mitologia, quali Wyatt Earp e Doc Holliday (sia pure un po' invecchiati e in apparenza più rispettabili) nella sequenza della partita a carte, in verità piuttosto scolorita e prevedibile (ma nella quale i fordiani di stretta osservanza proveranno l'emozione di ritrovare, in veste di maggiore in pensione e di baro incallito, il John Carradine di Ombre rosse).[2]
  • Il grande paese di Wyler non è soltanto una grossa impresa spettacolare sorretta da un robusto e a volte felice piglio narrativo, come potrebbe sembrare a prima vista: sviluppa certi temi e motivi, scopre interessi morali e soste riflessive che implicano il riferimento a tutto un recente filone della narrativa cinematografica americana d'avventure. Il richiamo a Il gigante di Stevens sorge spontaneo, ma è soltanto apparente, di natura esterna, rimanda a una comune e generica idea ispiratrice, alla struttura e al respiro dell'impianto.[3]

Note

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  1. Da Grazie, zia - Escalation, Cinema Nuovo; citato in Grazie zia - Rassegna stampa, mymovies.it.
  2. Da Cinema Nuovo; citato in Il grande sentiero - Rassegna stampa, mymovies.it.
  3. Da Cinema Nuovo, 1958; citato in Il grande paese - Rassegna stampa, mymovies.it.

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