Adolfo Omodeo

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Adolfo Omodeo (prima del 1946)

Adolfo Omodeo (1889 – 1946), storico italiano.

Citazioni di Adolfo Omodeo[modifica]

  • La diplomazia è disposta a violare lo spirito fondamentale dei patti, non appena non sia in giuoco non dico l'interesse legittimo (perché nessun patto deve poggiare sul sacrificio senza contropartita dei contraenti) ma il comodo e le ambizioni segrete delle diverse nazioni.[1]
  • Noi trepidiamo per la pace. Certo non osiamo sperare che la pace possa essere eterna, perché nulla di eterno esce dalle mani dell'uomo. Ma vorremmo che essa potesse essere la più duratura possibile, vorremmo che la prova orrenda che ha travagliato e noi e i nostri figli non si riproducesse ad ogni generazione, vorremmo che l'Europa risorgesse alla sua funzione di creatrice delle forme più alte di civiltà.[2]
  • [...] il sistema delle società di stati è inefficiente perché la custodia degli interessi supremi delle cività mondiale viene affidata alla diplomazia, cioè l'elemento che per professione deve custodire gli interessi egoistici delle varie nazioni. [3]

Religione e civiltà[modifica]

  • Il mito narrava della sua nascita miracolosa da una roccia in una grotta e della sua adorazione da parte dei pastori in forma simile alla natività cristiana. Anche la festa della natività di Mitra (natalis solis invicti) ricorreva verso il solstizio d'inverno, il 25 dicembre. Il mito centrale era la tauroctonia. Al principio dei tempi esisteva un toro sovrannaturale miracoloso, e dalla sua uccisione Mitra fece scaturire tutta la creazione. Alla fine dei tempi il toro miracoloso ritornerà e avrà inizio la vita eterna per coloro che Mitra avrà redento. Su questa speranza e sul mito che deriva da antiche cosmogonie, e da costumi d'antichi cacciatori, si fondano i misteri mitraici, che a differenza degli altri misteri, iniziano solo gli uomini. I fedeli si dividevano in sette gradi: corvo, occulto (cryphius), milite, leone, persiano, corriere del Sole, padre. I primi due gradi pare fossero riservati agli iniziandi: col grado di milite, l'iniziazione prima era completa e il convertito diventava soldato del Dio. (p. 101)
  • Poco sappiamo della teologia e dei riti mitraici, per la scomparsa dei documenti scritti. Solo ci son note le somiglianze con i riti cristiani che Tertulliano attribuisce alla malizia del diavolo. Giorno sacro è, per i seguaci di Mitra, il giorno prima della settimana, il giorno del sole (la domenica); l'iniziazione si compie con un battesimo e con un marchio a fuoco che consacra il milite di Mitra (anche per i cristiani il battesimo è il sigillo del soldato di Cristo): il mitraismo aveva anch'esso un banchetto sacro di comunione, forse mistica comunione col sacro toro principio di ogni vita, e pare che i pani del banchetto fossero segnati dalla croce uncinata. Anche il carattere morale della religione è spiccatissimo. (p. 102)
  • Jahvè era il dio nazionale delle tribù israelitiche e le aveva accompagnate nella conquista della terra di Canaan. Era un dio del deserto, di tribù nomadi. La concezione sua, nelle forme più antiche, era ricca più di determinazioni e di caratteri morali che di caratteri fisici. Concepito nel deserto, mancava di molte di quelle caratteristiche proprie delle divinità della natura. Era sì concepito come una personalità completa, con caratteri antropomorfici. Ma la sfera della sua azione era principalmente nei rapporti col suo popolo. Era il patriarca delle tribù israelitiche, collerico, ma insieme giusto, vindice tremendo delle iniquità che si commettevano: custode di quella relativa eguaglianza e di quella semplicità rozza e magnanima che fioriva sotto le tende dei nomadi del deserto. Dio della guerra accompagnava nelle guerre e nelle conquiste le sue tribù: concedeva ad esse il territorio conquistato, ed esigeva una parte del bottino, che rimaneva consacrato a lui, e colpito da interdetto. La lotta del suo popolo contro le altre stirpi era la lotta di Jahvè contro gli dei degli altri popoli ancora concepiti come esseri reali. (pp. 108-109)
  • Condannato Nestorio, apparve non meno eretica la tesi contraria d'Eutiche – o monofisismo – che sosteneva approssimativamente un assorbimento della natura umana da parte della natura divina in Cristo. (p. 155)
  • Il monofisismo trovò molti seguaci in Oriente, perché a quelle popolazioni, che si andavano a poco a poco spogliando della cultura ellenistica, la religione cristiana come culto del Dio Cristo umanizzato riusciva più semplice. (p. 156)
  • Per quanto disprezzati dalle tribù nomadi perché divenuti sedentari, i Coresciti avevano saputo fare della loro città uno dei principali centri dell'Arabia sia per il traffico carovaniero sia per un santuario venerato da tutte le tribù arabe, la cosidetta Caaba, o casa quadrata, ove, con altri feticci, si adorava una pietra nera, forse un aerolito, incastrata in un muro. La Mecca era perciò divenuta per l'Arabia ciò che era p. es. Olimpia per i Greci. (p. 167)
  • Maometto non aveva dato nessuna disposizione in vista della sua morte. Del resto neppure in vita s'era mai proposto di dare una legge perenne e definitiva. Le sue norme avevano sempre il carattere occasionale delle particolari circostanze della sua vita e della sua politica. (p. 173)

Note[modifica]

  1. Dal discorso di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Napoli, 11 novembre 1944; in I problemi della pace, L'Acropoli, Anno I, n. 2, febbraio 1945, p. 83.
  2. Dal discorso di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Napoli, 11 novembre 1944; in I problemi della pace, L'Acropoli, Anno I, n. 2, febbraio 1945, p. 82.
  3. Dal discorso di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Napoli, 11 novembre 1944; in I problemi della pace, L'Acropoli, Anno I, n. 2, febbraio 1945, p. 83.

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]